Corriere di Verona

«Premeditò di uccidere il fratello»: resta in cella

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(la.ted.)Ferisce il fratello a colpi di cacciavite e ora, a due giorni dalla violentiss­ima lite familiare che lo ha fatto finire in carcere, si aggrava la posizione del muratore albanese 67enne di Torri del Benaco arrestato in flagranza martedì a Bovolone per tentato omicidio. A suo carico, infatti, gli inquirenti contestano anche la duplice aggravante della premeditaz­ione e del rapporto di parentela: per questo, ieri pomeriggio, il giudice per le indagini preliminar­i Giuliana Franciosi ha sciolto la riserva disponendo per l’aggressore la detenzione in carcere. Tutelato dall’avvocato Stefano Cuoghi, in mattinata il 67enne ha cercato di sostenere la tesi della legittima difesa, spiegando di aver reagito ai pugni con cui sarebbe stato colpito per primo dalla vittima, il fratello minore. Quest’ultimo, con cui i rapporti si erano deteriorat­i irrimediab­ilmente 17 anni fa pare per ragioni legate al lavoro, è stato a sua volta ferito con un cacciavite «la cui lama è lunga dieci centimetri» dal 67enne arrestato, che avrebbe infierito su di lui con quell’arma (che in realtà lui sostiene di aver detenuto in auto per ragioni legate al suo lavoro di muratore) «al volto, in zona addominale e al costato sinistro». Stando alla ricostruzi­one delineata dal pm Elisabetta Labate, l’accusato avrebbe «cercato di colpire il fratello più volte e mentre quest’ultimo cercava di difendersi proseguiva in tali condotte aggressive nonostante l’intervento di alcuni passanti che riuscivano a fatica a bloccarlo, così ponendo in essere atti idonei in modo non equivoco a uccidere il fratello, che riportava lesioni al volto e all’addome con prognosi di dieci giorni e che non riportava - si legge nel capo d’imputazion­e- ferite più gravi solo perché indossava una maglia che attutiva i colpi ricevuti e anche per il pronto intervento di terzi »(i passanti che hanno assistito alla scena, ndr) che riuscivano a impedire che le condotte aggressive proseguiss­ero».

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