Corriere di Verona

La «sergente di Hitler»: «Solo piscine nei lager, nessuna camera a gas»

La «mamma nazista»: «Spiegherò tutto a mio figlio»

- di Andrea Priante

All’alba di ieri, quando la Digos di Padova ha bussato alla porta della villetta in cui abita Antonella Pavin, gli agenti avevano un mandato ben preciso: «Appare probabile - si legge nell’avviso di garanzia - che l’indagata possa detenere presso la propria abitazione, armi da fuoco, strumenti atti a offendere o esplosivi».

«Ma non hanno trovato nulla di tutto questo», allarga le braccia questa impiegata di 48 anni. In compenso, i poliziotti hanno trovato le prove della fede assoluta che nutre nei confronti della «causa» nazista: volantini con l’immagine del Führer, bandiere del fantomatic­o «Partito nazionalso­cialista italiano», e tutto il corredo di sciarpe e striscioni nostalgici. Cosa se ne fa di quella roba?

«Sono una fan di Adolf Hitler, che c’è di male? Avevo del materiale ma mica andavo a sventolare la svastica in pubblico. Sono affari miei ciò che penso in ambito politico».

Sul social network VKontakte scriveva di sperare che qualche «spasimante» uccidesse in diretta Tv l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, per mostrare «in mondovisio­ne come muore un’ebrea». In altri post annuncia la volontà di dare fuoco ai nomadi...

«Non ho mai fatto del male a qualcuno: non sono una sovversiva, mica faccio le stragi. Quelle sono soltanto frasi scritte su un social network, e se mi va di scrivere qualcosa sono libera di farlo proprio perché nessuno si fa male».

Sui VKontakte si firmava «La sergente maggiore di Hitler»... «Lo dice chi mi accusa. Non è vero».

Ma prima ha detto di essere una fan del Führer, che significa?

«Non credo all’Olocausto, se è questo che vuole sapere. Non esistevano le camere a gas ad Auschwitz o in altri posti del genere. E nei campi di concentram­ento non si stava così male: c’erano perfino le piscine. Ci sono le prove di quel che dico... E poi... Prendiamo il Diario di Anna Frank: lo sanno tutti che è un falso. Fu scritto dopo la fine della guerra dal papà di quella ragazza, che era un banchiere ebreo che aveva mandato in rovina moltissime persone». Dice un mare di falsità...

«È tutto vero. Come è vero che oggigiorno le banche sono gestite da ebrei e che la lobby sionista governa il fenomeno dell’immigrazio­ne».

Dicono che suo marito fosse all’oscuro di questa sua «passione», e che l’abbia scoperto con l’arrivo della Digos. Com’è andata?

«Mio marito è leghista ma di certo non gli ho mai nascosto la mia passione politica. Le bandiere, le riviste con la faccia di Hitler... come si può pensare che non abbia mai visto quelle cose? Però si è molto arrabbiato quando gli hanno spiegato che io avrei costituito un partito nazista e che usavo i social per reclutare delle persone con il mio stesso orientamen­to politico. Ho dovuto spiegargli che erano accuse infondate». È ciò che dirà anche a suo figlio adolescent­e?

«Sì. Quando ha visto arrivare la polizia, s’è spaventato. Ma gli spiegherò come stanno le cose e lui mi crederà» Quindi le accuse sarebbero false?

«Ma certo. Sono stata tirata in ballo da altri indagati che, in questo modo, cercano di scaricare le loro colpe. Ad esempio dicono che io sarei stata la presidente del Partito nazionalso­cialista italiano. Li sfido a trovare la mia firma in calce a un documento». Ma lei di quel partito ne faceva parte?

«È nato a fine 2016 e ci sono entrata a febbraio 2017, rimanendoc­i fino all’anno successivo. Ma mica era un partito vero: era una cosa senza alcuna forza politica, nata su internet. Alla fine ci siamo ritrovati in cinque e non aveva alcun senso continuare... Ma dietro c’erano altre persone, che non conosco ma che tenevano le fila di tutto. Sono loro ad avermi inguaiato».

C’era un partito e c’era anche un logo, che compare nelle bandiere che la Digos le ha trovato in casa. «Le feci fare io, ordinandol­e da un sito web».

Quanto le è costato dare una bandiera al partito nazista italiano? «Poco: dieci euro».

Il Diario di Anna Frank? Lo sanno tutti che è un falso. Fu scritto dopo la fine della guerra dal papà della ragazza

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Antonella Pavin, di Curtarolo, indagata per la costituzio­ne del partito nazista italiano
Mamma nazi Antonella Pavin, di Curtarolo, indagata per la costituzio­ne del partito nazista italiano

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