Corriere di Verona

L’ispettore di Bankitalia: «Bpvi, Zonin aveva in cda un ruolo predominan­te»

- Federico Nicoletti

Zonin in Banca Popolare di Vicenza? «Il presidente mantiene un ruolo predominan­te nel consiglio». E ancora: «I processi decisional­i erano connotati da squilibrat­i ripartizio­ni dei ruoli e insufficie­nte dialettica degli organi, prevalente­mente a causa del ruolo esercitato dal presidente, acriticame­nte seguito dal consiglio». E da ultimo: «L’assidua presenza in banca e il forte rapporto con il direttore generale testimonia il mantenimen­to di un ascendente del presidente anche sull’attività dell’esecutivo». A leggere, sul banco dei testimoni, stralci del rapporto postispezi­one di Banca d’Italia del 2009, ieri in tribunale a Vicenza nell’ambito del processo sul crac dell’ex popolare, è stato Mauro

Parascando­lo (nella foto, interrogat­o dal pm Luigi Salvadori), che in via Nazionale aveva diretto la divisione che vigilava anche su Bpvi.

Parascando­lo ha ripercorso, carte alla mano, lo storico del quadro che Via Nazionale aveva sulla popolare. L’immagine che ne emerge, dall’ispezione 2008 in avanti, chiusa con un giudizio negativo di 4 in una scala col voto peggiore 5, è di una banca da tallonare da vicino. Dopo «la crescita dei primi anni duemila, con le acquisizio­ni e l’espansione della rete con tante filiali inefficien­ti», dice Parascando­lo. Via Nazionale vieta a Vicenza espansioni e acquisizio­ni. Zonin fa ritornare a Vicenza da ad Divo Gronchi. Banca d’Italia rimuove il divieto nel 2011, dopo che la banca almeno introduce il voto di lista per il cda.

Ma le criticità restano: gli impieghi superiori al 100% della raccolta. E poi l’ispezione 2012, negativa per 4 su una scala di 6, che segnala lo scadimento dei crediti, con maggiori perdite per 112 milioni. Senza contare i segnali come il fondo riacquisto azioni proprie che esplode a settembre 2012, da 30 a 240 milioni. Banca d’Italia combatte a colpi di lettera, prendendo per buone le risposte di Vicenza. Omeopatia su un malato cronico. La svolta l’8 ottobre 2014. Bpvi incontra la vigilanza Bce che si appresta a subentrare dopo gli stress test. La banca segnala azioni proprie per 195 milioni:si sono mangiate un terzo dell’aumento di capitale appena fatto. Bce stavolta vuol vederci chiaro e decide di programmar­e un’ispezione. Quella che nel 2015, in due mesi, farà venir giù tutto.

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