Patti Smith: «Venezia mi ha spezzato il cuore»
La cantante Usa insignita dall’Università di Padova del riconoscimento ad honorem. Ieri la cerimonia al Bo: «È un giorno che non dimenticherò»
La cerimonia si conclude sulle note di My Blakean Year, e l’aula magna di Palazzo Bo ascolta il brano in religioso silenzio. A imbracciare la chitarra infatti è Patti Smith, la «sacerdotessa del rock» che ha appena ricevuto una laurea ad honorem in Lingue e letterature europee e americane dall’Università di Padova. L’omaggio a Blake non è un caso, dato che ieri ricorrevano i 262 anni dalla nascita del poeta inglese: «La sua visione poetica, l’attivismo politico e l’umanesimo fanno di lui un vero e proprio modello», ha spiegato Patti Smith.
E a proposito di umanesimo, l’autrice di Because the Night non ha nascosto il turbamento per l’acqua alta record che ha invaso Venezia nelle scorse settimane: «Ho il cuore infranto per quello che è successo a Venezia, ho dedicato una canzone ogni sera a questo problema e anche al terremoto dell’Albania, agli incendi dell’Australia e della California, perché tutto il mondo sta soffrendo il risultato dei cambiamenti climatici. Di fronte a questo problema umanitario dobbiamo unirci, ed è bello vedere giovani come Greta Thunberg che esortano milioni di persone ad alzarsi in piedi per sensibilizzare a chiedere azioni concrete».
La commozione lascia presto spazio all’esortazione: «La crisi climatica globale che stiamo vivendo - dice Patti Smith - ci deve spingere ad andare contro l’oppressione dei governi come un popolo unito, senza etichette politiche o nazionalistiche. Negli Stati Uniti le persone devono alzarsi in piedi e far sentire la loro voce al presidente Trump, che ha lasciato gli accordi di Parigi e non crede nei cambiamenti climatici». Parole energiche come la sua musica, che ha saputo unire più generazioni: «Non c’è niente che mi faccia più piacere dei giovani che vengono ai miei concerti e alle mie letture
di poesie - confessa Patti Smith -. Vederli interessati e coinvolti nel mio lavoro è un grande onore. I giovani mi piacciono così tanto che ho scritto gli appunti per il mio discorso su un quaderno di Pinocchio, uno dei più grandi testi della
letteratura di sempre».
Spiegando il motivo della laurea honoris causa, il rettore Rosario Rizzuto ha ricordato che Patti Smith ha interpretato l’arte «per cambiare il mondo, come un atto politico, contro le ingiustizie, in nome degli oppressi»; per Rizzuto la sua musica è un invito a uscire dalle righe, mischiare i codici, essere inclusivi e contraddittori, «e quanto c’è dell’Università di Padova in queste parole». Patti Smith è quasi commossa: «Sognavo di studiare in una grande università come questa, ma provenivo da una famiglia povera e non me lo potevo permettere. Inoltre avevo l’immaginazione e il desiderio di imparare, ma non certo l’attitudine. Ora entro a far parte di una comunità che sta per festeggiare 800 anni di storia, è una cosa bellissima. Queste aule sono state frequentate da Copernico, da William Harvey, da Elena Cornaro Piscopia e da Galileo: dopo la visita agli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, toccare la sua cattedra è stata la cosa più emozionante che ho fatto a Padova. È fatta in legno massiccio, più che la cattedra di un papa o di un principe sembra il tavolo di un agricoltore».
Oltre ai tanti artisti che l’hanno ispirata e accompagnata (da Burroughs a Mapplethorpe, da Rimbaud a Ginsberg), la dedica è al compianto marito Fred «Sonic» Smith, che «non ha vissuto abbastanza ma mi ha insegnato tanto». E alla fine Patti Smith si congeda con una promessa: «Ricorderò sempre questo giorno. Negli Stati Uniti la mia famiglia sta festeggiando il Ringraziamento, invece io dico grazie a tutti voi per questo regalo».