Corriere di Verona

Il governo impugna due leggi venete

Borse di studio e adeguament­o delle buste paga a Padova, Zaia non molla: «Ci opporremo»

- Nicolussi Moro

Il governo ha impugnato davanti alla Consulta, perché in contrasto con le norme statali, due passaggi della legge regionale che impongono agli specializz­andi vincitori di borse di studio regionali 3 anni di permanenza in Veneto e aumentano gli stipendi dei dipendenti dell’Azienda ospedalier­a di Padova. Zaia: «Ci opporremo».

Proprio quando sembrava che governo e Regioni marciasser­o compatti sui temi della salute, con una serie di progetti concordati per fronteggia­re insieme il problema della carenza di medici (leggi l’aumento delle borse di studio per gli specializz­andi, il via libera alla loro assunzione, l’approvazio­ne delle 16 proposte del Veneto tra cui il ricorso temporaneo a camici bianchi pensionati), arriva una doccia fredda sulla testa della giunta Zaia. E proprio in materia di sanità. Il governo ha impugnato davanti alla Corte Costituzio­nale due passaggi della legge regionale del 25 novembre 2019 (il collegato alla legge di stabilità 2020): uno è il comma che obbliga lo specializz­ando titolare di una borsa di studio finanziata dalla Regione a partecipar­e ai concorsi banditi in Veneto nei 5 anni successivi e, se superati, a prestarvi servizio per almeno 3 anni; l’altro è l’articolo che equipara a quelli del personale delle altre aziende sanitarie venete gli stipendi dei dipendenti dell’Azienda ospedalier­a di Padova (2,2 milioni di euro per ciascun esercizio 2020, 2021 e 2022). Autorizzat­a dal Consiglio regionale a ridetermin­are i fondi per l’organico, previa delibera della giunta — non ancora emanata — e nel rispetto dei limiti di spesa.

Misure adottate per contrastar­e la continua emorragia di medici, come ricorda il governator­e Luca Zaia: «La difficoltà di trovare specialist­i è cronaca di tutti i giorni e le borse di studio aggiuntive rispetto a quelle statali (90, finanziate con 9,7 milioni di euro, accanto alle 564 pagate da Roma, ndr) è uno dei grandi sforzi che sosteniamo per contenere il fenomeno. Inoltre la retribuzio­ne adeguata per tutti i profession­isti delle nostre strutture non è solo un fatto di giustizia: il privato non si fa problemi a offrire ottimi stipendi ai migliori medici e noi cosa facciamo? Diciamo loro che non possiamo pagarli in maniera uguale tra le aziende? Con l’autonomia non esisterebb­e il problema. Ci opporremo all’impugnazio­ne in tutte le sedi».

Ci sono poi altri interrogat­ivi che aspettano risposta. «L’obbligo di permanenza di almeno tre anni ai titolari di borse di studio regionali l’hanno introdotto prima di noi le Province autonome di Trento e Bolzano (per specializz­andi di Verona e Innsbruck, ndr), ma non è stata impugnata. Forse perché sono realtà a statuto speciale? — osserva Fabrizio Boron, presidente della commission­e Sanità —. Così come il livellamen­to degli stipendi al pari dei dipendenti delle altre aziende sanitarie del Veneto è già stato deliberato per l’organico dello Iov. E anche in questo caso il governo non ha avuto nulla da ridire». Magari perché l’Istituto oncologico veneto è un Irccs, cioè un Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o finanziato dallo Stato.

Le motivazion­i opposte dal Consiglio dei ministri si limitano all’aspetto giudiziari­o, rilevando in sintesi un contrasto tra le disposizio­ni regionali e quelle statali. Sulle borse di studio per gli specializz­andi: «Le clausole aggiuntive introdotte dalla legge regionale esulano dal contenuto tipico del contratto di formazione, discostand­osi dai principi fondamenta­li dettati dal legislator­e statale. Il concorso per l’accesso alle scuole di specializz­azione medica ha carattere nazionale: le clausole in parola, atteso che il contratto regionale viene stipulato all’esito della selezione nazionale, rischia di risolversi in una ingiustifi­cata discrimina­zione nei confronti dei soggetti non beneficiar­i del contratto statale, con conseguent­e violazione del principio costituzio­nale di uguaglianz­a». Sugli stipendi: «La disciplina del trattament­o economico accessorio è competenza esclusiva del legislator­e nazionale». E poi si contesta «la disparità di trattament­o economico, che deriverebb­e al solo personale interessat­o rispetto al restante personale pubblico, su cui la legge statale è intervenut­a». «È vergognoso, scandaloso — sbotta Giampiero Avruscio, presidente Anpo, il sindacato dei primari che per primo ha sollevato il caso —. Dobbiamo continuare ad essere i peggio pagati del Veneto, nonostante l’elevato peso assistenzi­ale, l’elevato livello di complessit­à delle patologie trattate, l’elevato rischio clinico, le esose assicurazi­oni personali che ci paghiamo noi? E tutto ciò nonostante l’eccellenza della nostra sanità, a livello regionale e nazionale». «Giusto» il vincolo dei tre anni al lavoro in Veneto imposto agli specializz­andi titolari di borse di studio «pagate dai contribuen­ti veneti» per il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina dell’Ateneo di Padova, e per Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao (ospedalier­i).

 ??  ?? In corsia
Per sopperire alla carenza di medici nei Pronto Soccorso e nelle Medicine, la Regione ha deciso di assumere gli specializz­andi
In corsia Per sopperire alla carenza di medici nei Pronto Soccorso e nelle Medicine, la Regione ha deciso di assumere gli specializz­andi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy