Parco della Lessinia, così la legge contestata è arrivata al capolinea
Ridefinizione del parco: il testo verso il ritiro, spunta una proposta di mediazione
«Stiamo valutando in queste ore il da farsi», confidava ieri in serata il consigliere regionale Valdegamberi, firmatario del progetto di legge 451 per la modifica del parco della Lessinia. Quella legge, così come è nata, non vedrà più la luce.
«Stiamo valutando in queste ore il da farsi, ci sono due strade possibili», confidava ieri in serata il consigliere regionale della lista Zaia Stefano Valdegamberi, firmatario - assieme ai colleghi leghisti Alessandro Montagnoli ed Enrico Corsi - del progetto di legge 451 per la modifica del parco della Lessinia, istituto nel 1990.
Quella legge, così come è nata, non vedrà più la luce. A Venezia, una maggioranza che la sostiene non c’è più, soprattutto dopo che è filtrata l’ira del governatore Luca Zaia per un provvedimento che, pur condiviso dai sindaci del territorio, si è rivelato una piccola bomba politica. Lo spettro di una ridefinizione dei confini del parco, con l’introduzione di «aree contigue» con meno vincoli, ha allarmato il governo (con il ministro all’Ambiente Costa a dirsi «preoccupato» per i suoi effetti) e mobilitato migliaia di persone per una coreografica marcia domenicale tra le nevi della Lessinia. Uno spettacolo di cui il governatore avrebbe fatto volentieri a meno, a pochi mesi dal voto regionale.
Le due strade cui allude Valdegamberi, che pure ha avuto un faccia a faccia con Zaia lunedì dove ha tentato di convincerlo che la riduzione del perimetro del parco non è altro che una «fake news, manipolata ad arte e enfatizzata dai media», portano entrambe al capolinea per la legge 451. La prima strada è quella più drastica e prevede il ritiro tout court del provvedimento, messo a punto l’estate scorsa ma in gestazione da anni.
La seconda è invece una proposta di mediazione, seguita in prima persona dal presidente della Seconda Commissione Francesco Calzavara, che punta almeno a salvare la faccia di chi si è speso in prima persona per perorare la causa. In sostanza, si approverebbe la nuova mappa cartografica del parco, frutto di un certosino lavoro di georeferenziazione, ma si demanderebbe ad un futuro piano ambientale - da realizzare a cura dello stesso Ente Parco e d’intesa con la Regione Veneto - la definizione puntuale di cosa vi si può e non si può fare dentro, a partire dalle tanto discusse «aree contigue». In sostanza, del progetto di legge rimarrebbe la cornice e non più il quadro; la buccia, senza più la polpa. Intanto, Calzavara ha preso tempo chiedendo un parere alla Comunità del Parco che, a differenza del direttorio e del consiglio, vede sedere anche rappresentanti del mondo ambientalista.
Rimangono alcuni nodi tecnici da sciogliere, ma la questione è adesso tutta politica. «Zaia, non ti fidare- esortava ieri il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Manuel Brusco - Non farti prendere in giro con giochi di parole. Le “aree contigue” sono semplicemente territori dove si potrà liberamente cacciare e costruire, al di fuori di ogni tutela». Il governatore la sua scelta pare l’abbia già fatta. La decisione finale spetterà però ai tre consiglieri veronesi, ed è attesa per oggi.