Cangrande, il mistero sarà svelato dal Dna
Il paziente eccellente sotto la lente degli esperti dell’università
Per la prima volta verrà effettuato uno studio completo del Dna di Cangrande della Scala, grazie a dei reperti di tessuto osseo e di tessuto epatico.
Questa volta il «paziente» è una persona davvero famosa, una celebrity che ha occupato una posizione di assoluto potere e prestigio. Dettaglio particolare: ha 691 anni. Ma per le macchine dell’università di Verona, tra cui il sequenziatore da 600 mila euro, sarà simile a tutti gli altri utenti vivi e vegeti. Si guarderà nel suo codice genetico per capire, prima di tutto, quali sono le sue condizioni di salute e se è esposto a qualche possibile malattia ereditaria. Aspettando che quel tesoro immenso di informazioni che è il Dna «si metta a parlare», raccontando la sua storia familiare, storia che parla di un’intera città, Verona, all’apice della sua gloria. La falange di un piede, un pezzo di fegato, altri tessuti prelevati dalle ossa e dai tendini di Cangrande della Scala sono finiti ieri mattina in una serie di provette che saranno a disposizione dei ricercatori per cinque mesi. Il progetto è solo uno dei tre che vedrà la partnership tra Comune e Ateneo nei prossimi mesi. E in vista dell’anno «dantesco», giusto iniziare dal mecenate del Sommo Poeta. Anche solo per completare il lavoro del 2004: allora, la «mummia» di Cangrande venne estratta dal sarcofago dell’arca scaligera, per un’autopsia moderna. Ma sedici anni fa il Progetto Genoma era appena stato completato e l’analisi selettiva del Dna non era ancora disposizione dei centri di ricerca. Chissà, ora, se questa tecnologia, sarà in grado di dare una parola definitiva sulla morte del condottiero scaligero. Già, perché nel 2004, la tomografia computerizzata eseguita all’ospedale di Borgo Roma, evidenziò la presenza di resti di digitale purpurea, specie altamente tossica, all’interno dell’esofago e del fegato. Spietato omicidio medioevale? Il rettore Pier Francesco Nocini che, all’epoca, da chirurgo maxillo-facciale, ricostruì il teschio di Cangrande preferisce parlare di «caso di malasanità». Le foglie della pianta, forse con una tisana, gli vennero somministrate per curare una malattia, con lo scopo di avere un effetto cardiotonico. Una tesi sostenuta anche da Ettore Napione, conservatore del Museo di Castelvecchio. «Una fonte del 1.400 — afferma — sostiene che il medico di Cangrande, in seguito giustiziato, ammise di aver commesso un errore». Ecco perché scoprire di cosa poteva soffrire il signore di Verona («una delle persone più importanti d’Europa — ricorda Napione — era imparentato con Federico II di Svevia») potrebbe aiutare a risolvere il mistero. Massimo Delledonne, il professore di genetica dell’università, che da sempre segue questi progetti per l’ateneo parla di «scommessa scientifica» e assicura che la ricerca «sarà in grado di tracciare un’approfondita analisi sullo stato di salute di Cangrande». Ma sarà solo l’inizio, perché una volta che i dati saranno messi a disposizione della comunità scientifica potranno arrivare anche altri dettagli, come l’origine della famiglia e la descrizione fisica del condottiero, uomo dalla stazza, per l’epoca, davvero imponente.
La leggenda, alimentata dagli stessi Scaligeri per legittimare il loro potere, li vuole discendenti dei longobardi (Dante chiama il proprio protettore «Gran Lombardo»), e chissà se c’è un briciolo di verità.A presentare l’iniziativa, ieri al Museo di Storia Naturale (dove si trovano i campioni biologici di Cangrande), l’assessore alla Cultura Francesca Briani, con la direttrice dei Musei civici Francesca Rossi. «È un momento emozionante — dichiara la Briani— questa ricerca ci permetterà di avere delle informazioni del tutto inedite sulla nostra storia». Il progetto, cofinanziato da Comune e università, costerà circa 30 mila euro. In ballo c’è un’altra analisi genomica: quella della «Costa» sull’arco tra piazza Erbe e piazza Bra, che la tradizione vuole essere appartenuta a una balena. Spetterà all’analisi genomica confermare o smentire il risultato.
Analisi Si spera in una parola definitiva sulla morte del condottiero scaligero