L’analisi di Curti «Il Chievo può ancora stupire»
Trenta punti in ventuno giornate. Media, 1.42 a partita. Spalmata da qui al 38° turno, quella media apre uno scenario da zona Cesarini: il Chievo salirebbe sul treno dei playoff per un pelo, da ottavo, in ultima carrozza. La proiezione nasce spulciando nel trend degli ultimi cinque tornei di B: media-punti minima per strappare il pass, 1.43 punti. Il Chievo bolla la marcia di chi, fra 2015 e 2019, ha chiuso in ottava piazza: Perugia (2019 e 2018), Spezia (2017), Novara (2016), Livorno (2015). La stessa classifica odierna, del resto, assegna una posizione in rima o quasi: i gialloblù di Marcolini girano settimi, stessi punti di Perugia e Cittadella ma sopra di loro per la differenza reti. Nasce spontanea la domanda: è questa la vera dimensione del Chievo? Secondo Walter Curti, volto caro all’album di famiglia, centrocampista clivense dal 1987 al ‘94, «la proiezione è quella e la matematica attuale non si discute». Riflette però, Curti, che «potenzialmente il Chievo ha una squadra da primo, secondo posto». Il problema è che «i giocatori capaci di fare la differenza, cioè Giaccherini, Djordjevic, Obi, hanno avuto sempre problemi fisici e Marcolini non ha mai potuto trovare la quadratura». Ecco la chiave: «Se il Chievo va ai playoff con quei giocatori in buona condizione, io lo metto tra le favorite. Fin qui, tuttavia, i troppi ko sono storia della squadra». Ko temuti già in estate, va detto, visti età e pregresso degli stessi Giak, Djordjevic e Obi. «Il Chievo aveva provato a venderli, dato anche l’ingaggio alto — ricorda Curti — ma alla fine, gioco forza, si è trovato a puntarci sperando che stessero bene. Al di là del mercato, da cui non penso arriveranno profili determinanti, si tratta di provare a tenere la posizione sperando nella salute. Perché poi ai playoff tutto può succedere». Accennava al mercato, Curti. Il Chievo, in vista del gong di venerdì, ha ufficializzato il terzino sinistro Renzetti e aspetta ancora il sì di Crnigoj, mezzala slovena. Per il resto, il cuore della difesa pare rimanere così mentre l’attacco attende spiragli per Millico. A gestire quella materia prima, Marcolini. Su cui Curti ragiona: «Poco da dire sul suo lavoro. In B, peraltro, si gioca alla garibaldina e la tattica non è decisiva. Vedremo se la forma fisica dei giocatori decisivi lo assisterà…».