Notte in albergo e visita in città: dipendente sotto sorveglianza. Il sindaco: tutto sotto controllo In hotel a Verona i due cinesi col virus
Sotto sorveglianza un dipendente. Un altro caso in isolamento in ospedale. «No allarmismi»
I primi casi di Coronavirus diagnosticati in Italia sono marito e moglie cinesi che hanno pernottato a Verona. Sotto controllo dell’Usl un receptionist dell’hotel che li ha accolti. Un nuovo caso ricoverato a Borgo Trento. Il sindaco: situazione monitorata.
Hanno dormito a Verona e ci sono rimasti mezza giornata i due turisti cinesi mercoledì sera ricoverati all’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma e giovedì risultati positivi al Coronavirus. La coppia, 67 anni lui e 66 lei, proviene da Wuhan, la città nella quale in dicembre è esplosa l’infezione che ha già contagiato 10mila persone nel mondo, uccidendone 213. I turisti, che viaggiavano con una comitiva di altri 40 connazionali a loro volta portati allo «Spallanzani» (20 in osservazione), sono atterrati il 23 gennaio all’aeroporto di Malpensa e in serata il loro tour operator li ha trasferiti in pullman a Verona. Hanno pernottato in un hotel in zona Fiera e la mattina dopo sono stati accompagnati a visitare il centro storico della città: classico giro Arena, via Mazzini e Casa di Giulietta. Dopodiché sono ripartiti per Parma e martedì sono arrivati a Roma dove, il giorno dopo, hanno accusato i sintomi dell’infezione.
E’ scattato l’allarme, diramato anche alle Regioni in cui sono transitati, per l’immediata applicazione del protocollo nazionale indirizzato a contenere il rischio contagi. Ieri mattina, appena ricevuto l’alert dal ministero della Salute, la Direzione regionale di Prevenzione ha inviato gli specialisti dell’Ufficio d’Igiene dell’Usl 9 Scaligera in hotel, per ricostruire tutti gli spostamenti dei due turisti cinesi e risalire alle persone venute in contatto con loro. «L’indagine epidemiologica ha individuato un solo addetto dell’albergo
— recita una nota ufficiale di Palazzo Balbi —. La persona in questione, che ha avuto un contatto breve e a una certa distanza con la coppia, per precauzione è stata sottoposta alla sorveglianza attiva. Prevede la verifica costante delle condizioni di salute e della temperatura corporea. Nulla di anomalo è sinora emerso». Insomma l’operatore non è ricoverato, ma dovrà misurarsi la febbre e in caso di sintomi simili a quelli dell’influenza allertare l’Usl Scaligera che, insieme alla Regione, sta comunque continuando a lavorare per individuare eventuali altri contatti stretti dei due turisti e predisporre, se necessario, l’isolamento domiciliare.
In tutto il Veneto, inoltre, dopo i falsi allarmi a Venezia (un bimbo cinese il 23 gennaio portato all’ospedale con la febbre ma risultato negativo al Coronavirus), a Padova (un neonato di 8 mesi ricoverato e dimesso in giornata) e a Treviso (un giovane dimesso dal Ca’ Foncello e ora monitorato a casa), sono in corso accertamenti su persone rientrate dalla Cina e affette da problemi respiratori. Sottoposte a tampone negli ospedali di riferimento, sono in attesa dei risultati. Finora non c’è nessun caso confermato di Coronavirus, ma c’è un caso sospetto, ricoverato in isolamento nel reparto di Malattie
infettive dell’Azienda ospedaliera di Verona, in condizioni cliniche stabili. I centri Infettivi degli ospedali capoluogo (quello di Padova è riferimento regionale) hanno infatti predisposto stanze e personale dedicato all’emergenza.
Ieri intanto a Venezia si è tenuto un vertice tra la dottoressa Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione, e i direttori sanitari delle aziende sanitarie venete, per ricordare le procedure standard da mettere in atto nell’eventualità di casi sospetti. A tale scopo il direttore generale dell’Usl 5, Antonio Compostella, ha convocato la Conferenza dei sindaci.
Una delle stanze nei reparti di Malattie infettive dedicate all’emergenza Coronavirus
Tornando ai due turisti passati per Verona, dice il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani: «Sono in buone condizioni, il quadro clinico è quello di una normale influenza. Non c’è una terapia per questa infezione, si trattano i sintomi, soprattutto con antipiretici, e si tengono i pazienti isolati per qualche giorno, assistiti da personale dedicato. Le persone devono stare tranquille, il rischio reale di trasmissione si verifica con soggetti sintomatici e questa coppia appena ha avvertito i sintomi ha seguito le procedure per gli stranieri che entrano in italia. Ciò ci rende abbastanza tranquilli che non ci siano stati contagi. Sarebbe un’eccezione se l’infezione si trasmettesse durante l’incubazione». Teoria che non trova d’accordo i famosi virologi Ilaria Capua («il soggetto è infettivo già nel periodo di incubazione») e Roberto Burioni: «Il virus si trasmette anche da pazienti che non hanno ancora i sintomi. Sul Coronavirus servono informazioni esatte, non possiamo accettare che per tranquillizzare la gente passino notizie scorrette».
I primi due casi di Coronavirus diagnosticati in Italia hanno indotto il Consiglio dei ministri a deliberare lo stato di emergenza per sei mesi e a stanziare 5 milioni di euro per affrontare al meglio l’emergenza, assumendo nuovo personale medico per aeroporti (bloccati i voli da e per la Cina) e ospedali, comprando materiale di «biocontenimento» come mascherine, guanti e tute speciali. Sarà poi diramata un’ordinanza che consentirà alla Protezione civile di supportare i sanitari nell’opera di tracciabilità di percorsi e contatti delle eventuali nuove persone infette, potenziare il proprio organico, sequestrare strutture a rischio di contagio e coordinare le diverse amministrazioni, per rendere più rapidi gli interventi di emergenza.
L’alert Controlli in Veneto su soggetti rientrati dalla Cina con sintomi