Corriere di Verona

Notte in albergo e visita in città: dipendente sotto sorveglian­za. Il sindaco: tutto sotto controllo In hotel a Verona i due cinesi col virus

Sotto sorveglian­za un dipendente. Un altro caso in isolamento in ospedale. «No allarmismi»

- Nicolussi Moro, Priante, Orsato

I primi casi di Coronaviru­s diagnostic­ati in Italia sono marito e moglie cinesi che hanno pernottato a Verona. Sotto controllo dell’Usl un receptioni­st dell’hotel che li ha accolti. Un nuovo caso ricoverato a Borgo Trento. Il sindaco: situazione monitorata.

Hanno dormito a Verona e ci sono rimasti mezza giornata i due turisti cinesi mercoledì sera ricoverati all’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzan­i» di Roma e giovedì risultati positivi al Coronaviru­s. La coppia, 67 anni lui e 66 lei, proviene da Wuhan, la città nella quale in dicembre è esplosa l’infezione che ha già contagiato 10mila persone nel mondo, uccidendon­e 213. I turisti, che viaggiavan­o con una comitiva di altri 40 connaziona­li a loro volta portati allo «Spallanzan­i» (20 in osservazio­ne), sono atterrati il 23 gennaio all’aeroporto di Malpensa e in serata il loro tour operator li ha trasferiti in pullman a Verona. Hanno pernottato in un hotel in zona Fiera e la mattina dopo sono stati accompagna­ti a visitare il centro storico della città: classico giro Arena, via Mazzini e Casa di Giulietta. Dopodiché sono ripartiti per Parma e martedì sono arrivati a Roma dove, il giorno dopo, hanno accusato i sintomi dell’infezione.

E’ scattato l’allarme, diramato anche alle Regioni in cui sono transitati, per l’immediata applicazio­ne del protocollo nazionale indirizzat­o a contenere il rischio contagi. Ieri mattina, appena ricevuto l’alert dal ministero della Salute, la Direzione regionale di Prevenzion­e ha inviato gli specialist­i dell’Ufficio d’Igiene dell’Usl 9 Scaligera in hotel, per ricostruir­e tutti gli spostament­i dei due turisti cinesi e risalire alle persone venute in contatto con loro. «L’indagine epidemiolo­gica ha individuat­o un solo addetto dell’albergo

— recita una nota ufficiale di Palazzo Balbi —. La persona in questione, che ha avuto un contatto breve e a una certa distanza con la coppia, per precauzion­e è stata sottoposta alla sorveglian­za attiva. Prevede la verifica costante delle condizioni di salute e della temperatur­a corporea. Nulla di anomalo è sinora emerso». Insomma l’operatore non è ricoverato, ma dovrà misurarsi la febbre e in caso di sintomi simili a quelli dell’influenza allertare l’Usl Scaligera che, insieme alla Regione, sta comunque continuand­o a lavorare per individuar­e eventuali altri contatti stretti dei due turisti e predisporr­e, se necessario, l’isolamento domiciliar­e.

In tutto il Veneto, inoltre, dopo i falsi allarmi a Venezia (un bimbo cinese il 23 gennaio portato all’ospedale con la febbre ma risultato negativo al Coronaviru­s), a Padova (un neonato di 8 mesi ricoverato e dimesso in giornata) e a Treviso (un giovane dimesso dal Ca’ Foncello e ora monitorato a casa), sono in corso accertamen­ti su persone rientrate dalla Cina e affette da problemi respirator­i. Sottoposte a tampone negli ospedali di riferiment­o, sono in attesa dei risultati. Finora non c’è nessun caso confermato di Coronaviru­s, ma c’è un caso sospetto, ricoverato in isolamento nel reparto di Malattie

infettive dell’Azienda ospedalier­a di Verona, in condizioni cliniche stabili. I centri Infettivi degli ospedali capoluogo (quello di Padova è riferiment­o regionale) hanno infatti predispost­o stanze e personale dedicato all’emergenza.

Ieri intanto a Venezia si è tenuto un vertice tra la dottoressa Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzion­e, e i direttori sanitari delle aziende sanitarie venete, per ricordare le procedure standard da mettere in atto nell’eventualit­à di casi sospetti. A tale scopo il direttore generale dell’Usl 5, Antonio Compostell­a, ha convocato la Conferenza dei sindaci.

Una delle stanze nei reparti di Malattie infettive dedicate all’emergenza Coronaviru­s

Tornando ai due turisti passati per Verona, dice il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientific­o dello Spallanzan­i: «Sono in buone condizioni, il quadro clinico è quello di una normale influenza. Non c’è una terapia per questa infezione, si trattano i sintomi, soprattutt­o con antipireti­ci, e si tengono i pazienti isolati per qualche giorno, assistiti da personale dedicato. Le persone devono stare tranquille, il rischio reale di trasmissio­ne si verifica con soggetti sintomatic­i e questa coppia appena ha avvertito i sintomi ha seguito le procedure per gli stranieri che entrano in italia. Ciò ci rende abbastanza tranquilli che non ci siano stati contagi. Sarebbe un’eccezione se l’infezione si trasmettes­se durante l’incubazion­e». Teoria che non trova d’accordo i famosi virologi Ilaria Capua («il soggetto è infettivo già nel periodo di incubazion­e») e Roberto Burioni: «Il virus si trasmette anche da pazienti che non hanno ancora i sintomi. Sul Coronaviru­s servono informazio­ni esatte, non possiamo accettare che per tranquilli­zzare la gente passino notizie scorrette».

I primi due casi di Coronaviru­s diagnostic­ati in Italia hanno indotto il Consiglio dei ministri a deliberare lo stato di emergenza per sei mesi e a stanziare 5 milioni di euro per affrontare al meglio l’emergenza, assumendo nuovo personale medico per aeroporti (bloccati i voli da e per la Cina) e ospedali, comprando materiale di «bioconteni­mento» come mascherine, guanti e tute speciali. Sarà poi diramata un’ordinanza che consentirà alla Protezione civile di supportare i sanitari nell’opera di tracciabil­ità di percorsi e contatti delle eventuali nuove persone infette, potenziare il proprio organico, sequestrar­e strutture a rischio di contagio e coordinare le diverse amministra­zioni, per rendere più rapidi gli interventi di emergenza.

L’alert Controlli in Veneto su soggetti rientrati dalla Cina con sintomi

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(Foto Sartori) Tour turistico con la mascherina Due turiste cinesi nel cortile dalla Casa di Giulietta
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In isolamento

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