«La rapina in Posta? Per mantenere i figli»
La confessione e le lacrime
Il colpo (fallito) cinque giorni fa all’ora di pranzo alle Poste?«Ero disperato, mi dispiace per ciò che ho fatto, ma sono in gravissime difficoltà economiche e non sapevo come pagare gli alimenti per i miei figli». Da incensurato carrozziere con partita Iva, a rapinatore arrestato in flagranza con un complice pluripregiudicato.
Il colpo (fallito) cinque giorni fa alle Poste?«Ero disperato, mi dispiace per ciò che ho fatto, ma sono in gravissime difficoltà economiche e non sapevo come pagare gli alimenti per i miei figli». Da incensurato carrozziere con partita Iva, a rapinatore arrestato in flagranza con un complice pluripregiudicato: lunedì, all’ora di pranzo, è precipitata improvvisamente così la vita di Mario Perobelli. Quest’ultimo insieme al 37enne Maurizio Sartor, volto già noto dalle forze dell’ordine e discendente della nota famiglia veronese, stavano per scappare con un bottino di 750 euro dall’ufficio postale in via del Pontiere invece, appena usciti, accanto alla loro Vespa lasciata col motore acceso hanno trovato ad attenderli i poliziotti accorsi sul posto grazie a una telefonata anonima, quella di un passante che aveva notato i due «scendere da uno scooter ed entrare in Posta con caschi e coltelli». Per Perobelli, veronese di 38enne dalla fedina penale finora immacolata, si tratta del primo guaio con la giustizia e ieri mattina in carcere, dov’è stato interrogato per l’udienza di convalida dal giudice per le indagini preliminari Paola Vacca, ha confessato non solo la rapina ma anche la sua «disperata situazione» dovuta ai «gravi problemi economici».
In crisi con la propria carrozzeria, il 37enne dopo il divorzio deve corrispondere l’assegno di mantenimento alla ex ma a tale esborso, negli ultimi tempi, non era più in grado di far fronte. «Non sapevo come pagare gli alimenti per i figli» si è scusato di fronte al gip. «Prometto - ha aggiunto - che non commetterò mai più reati». In virtù di queste parole di ravvedimento e della sua mancanza di precedenti penali, il giudice ha deciso di dargli fiducia e concedergli gli arresti domiciliari a casa dei genitori,con cui era tornato ad abitare dopo la fine del matrimonio. Lo stesso non si può dire per il recidivo Sartor, nei cui confronti è stata disposta la custodia cautelare in carcere: anche lui, rispondendo 24 ore fa alle domande del magistrato, si è detto «dispiaciuto» raccontando di essere ricaduto nel tunnel della droga dopo che la compagna lo ha sbattuto fuori di casa. A carico di entrambi, difesi dai legali Simone Bergamini (per Sartor) e Massimo Ruffo (per Perobelli), resta l’accusa di rapina pluriaggravata dai volti travisati e dall’uso dei due coltelli da cucina: era circa mezzogiorno e, per mettere a segno il colpo, i due hanno minacciato con le armi da taglio un dipendente e alcuni clienti, puntando loro le lame al collo. Immortalati dalle telecamere interne, secondo gli agenti potrebbero aver commesso altre rapine,tanto che il gip sottolinea nell’ordinanza «il loro atteggiamento del tutto sprezzante e sicuro di sé,caratteristico di chi non è nuovo a tali imprese».