Corriere di Verona

Bimbi cinesi dormono a scuola L’auto-quarantena di una mamma

Padova, alunni di una scuola privata discrimina­ti: l’appello degli insegnanti via chat

- Alessandro Macciò

Chat di classe intasate, centralini bollenti, inviti alla calma, episodi di discrimina­zione prontament­e censurati, genitori in quarantena. E ci sono anche dei bambini che dormiranno a scuola per due settimane per non entrare in contatto con loro. L’effetto coronaviru­s «contagia» anche le scuole del Veneto, a partire da quelle internazio­nali: il rischio pandemia ha tolto il sonno a molti genitori, anche perché ieri è arrivata la conferma che i due turisti cinesi ricoverati a Roma hanno raggiunto la Capitale dopo aver fatto tappa a Verona. Insomma, lo stato di emergenza proclamato a livello globale dall’Oms e a livello nazionale dal governo riguarda da vicino anche il Veneto, e come spesso avviene in questi casi il primo pensiero corre alla salute dei più piccoli. La tensione è palpabile soprattutt­o nella scuole con un alto tasso di studenti cinesi, e in questo senso a Padova i casi più sensibili sono tre.

Il primo arriva dalla Scuola Internazio­nale Italo Cinese del quartiere Arcella, l’unico collegio paritario con insegnamen­to bilingue italo-cinese approvato dal ministero dell’Istruzione. Dalla scuola dell’infanzia al liceo, l’istituto ospita circa 140 studenti, per tre quarti cinesi e per un quarto italiani; in base alle attività formative e alle esigenze dei genitori, alcuni di loro si fermano a dormire nelle stanze da letto messe a disposizio­ne dalla scuola. La novità è che da qualche giorno questo gruppo si è allargato ai figli dei genitori reduci da un viaggio in Cina: d’accordo con le famiglie, infatti, la scuola ha deciso che gli studenti dormiranno nello stesso posto in cui trascorron­o la giornata per i prossimi 14 giorni, il tempo di isolamento previsto dal ministero della Salute per escludere il contagio di chi torna da un viaggio in Cina. Evidenteme­nte gli studenti in questione sono rimasti in Italia mentre i genitori erano all’estero, e ora non potranno muoversi da lì per due settimane. Per il resto, la scuola ha raccomanda­to agli alunni di lavarsi le mani con più frequenza e di prestare massima attenzione all’igiene.

Il secondo caso arriva da Villa Grimani Internatio­nal School, istituto con sede a Noventa Padovana che conta oltre 200 alunni dal centro infanzia alle superiori. Ieri sulla chat dei genitori è apparso un messaggio che fa il punto sul coronaviru­s; la firma è quella della scuola e la voce sembra quella degli insegnanti: «Abbiamo cercato di spiegare nel miglior modo possibile la situazione, concentran­doci sullo spiegare ai bambini come mantenersi in salute - si legge -. Alcuni bambini tuttavia hanno fatto alcuni commenti spiacevoli diretti ai nostri studenti cinesi, e alcuni sostengono addirittur­a che è stato detto loro di non sedersi vicino a loro o di non giocare con loro». Gli autori del messaggio quindi chiedono ai genitori «di essere consapevol­i di ciò che i vostri bambini stanno guardando in tivù e di ciò che dite loro del coronaviru­s»; il preside, contattato ieri pomeriggio, ha preferito non commentare.

E nessun commento è arrivato nemmeno da The English

Internatio­nal School of Padua, istituto del quartiere Forcellini che ospita 800 studenti di 48 nazionalit­à. Tra loro ci sono anche molti cinesi figli di genitori impegnati in attività di import/export, o comunque abituati a fare la spola con la Cina per lavoro. Ad agitare le famiglie sono due mamme cinesi che avrebbero deciso volontaria­mente di mettersi in isolamento per due settimane; una di loro in particolar­e si sarebbe trasferita in un appartamen­to da sola, e avrebbe chiesto al marito di lasciarle il cibo fuori dalla porta. I genitori italiani inoltre raccontano che i bambini cinesi vengono emarginati dai loro compagni. «Noi non vogliamo escludere nessuno, ma la scuola deve prendere una posizione - commenta una mamma -. La quarantena non può essere un’iniziativa personale, la mancanza di comunicazi­one sta generando un allarmismo esagerato».

Un genitore La quarantena non può essere un’iniziativa personale, deve intervenir­e la scuola

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Nel mirino Alcuni studenti cinesi sono finiti nel mirino dei propri compagni di classe

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