Corriere di Verona

«Prescrizio­ne, effetti devastanti senza risorse e depenalizz­azione»

Giustizia, Marini: più qualità nelle sentenze. Mura: mafia, l’omertà è lo scudo in cui prospera

- Alberto Zorzi

«La riforma della prescrizio­ne cerca di risolvere un problema che vanifica il lavoro della filiera della giustizia. Ma senza maggiori risorse, una modifica delle procedure e una massiccia depenalizz­azione, rischia di avere effetti devastanti sulle Corti d’appello». Oggi la presidente della Corte lagunare Ines Marini aprirà l’anno giudiziari­o e anche se cercherà di mettere in evidenza le «luci» della giustizia veneta e lancerà un messaggio ottimistic­o («la crisi come opportunit­à»), non nasconde ombre e preoccupaz­ioni sul futuro. A Palazzo Grimani il 37 per cento dei processi penali impugnati finisce prescritto (dato in migliorame­nto rispetto a qualche anno fa, quando erano più della metà), ma questo aveva anche un effetto «deflattivo» sul contenzios­o. Se la prescrizio­ne scompare – ma gli effetti in Corte si vedranno tra qualche anno – il sistema rischia di andare in tilt.

Marini in questi anni ha cercato perlomeno di limitare le impugnazio­ni, con una serie di misure organizzat­ive: «Abbiamo curato molto il dato qualitativ­o delle sentenze», spiega. Per questo ha creato una sezione del sito sulla «giustizia predittiva», per far capire più o meno le linee di decisione dei magistrati veneti, poi ha fatto confrontar­e i giudici di primo e secondo grado su temi importanti, infine ha disposto di trasmetter­e ai magistrati dei tribunali le sentenze della Corte («per capire eventuali errori»). In appello sono confermate però ancora solo il 57,9 per cento delle sentenze civili e il 68,6 di quelle penali, mentre le future impugnazio­ni in Cassazione delle decisioni venete reggono per il 64,9 per cento nel civile e per il 79,1 nel penale. Di qualità ha parlato anche il procurator­e generale Antonio Mura, che lancerà un piano di analisi scientific­a del lavoro del pubblico ministero. «Un approccio nuovo - afferma basato sui dati effettivi e legato anche all’esito delle inchieste». Mura punta molto sull’approccio statistico, tanto da lamentare di non avere nemmeno un esperto nel suo ufficio («come ogni anno commentiam­o i dati fino al 30 giugno precedente: ma è possibile al giorno d’oggi non avere i dati aggiornati?») e di dover far riferiment­o al centro di assistenza informatic­o che si trova a Brescia.

In Corte per la prima volta dopo anni sono diminuite le pendenze civili, mentre nel penale aumentano del 43 per cento, ma solo perché si è risolto il problema della montagna di fascicoli non ancora iscritti. Anche nelle procure i reati aumentano e in più ci sono i «maxi-processi»: dalle banche all’ambiente (caso Miteni), alla mafia. «Ma il solo contrasto giudiziari­o non basta - dice Mura riferendos­i a quest’ultima - Serve una maggiore attenzione della collettivi­tà su un fenomeno subdolo: l’omertà è il grande scudo sotto cui la mafia prospera».

Calano i tempi medi di definizion­e: 911 giorni nel civile, 15 in meno dell’anno scorso, 65 in meno di due anni fa; 1076 nel penale, rispetto a 1124 e 1202, rispettiva­mente. Aumentano invece nei tribunali, «ma sempre entro i limiti del triennio», assicura Marini. La riforma del contenzios­o sui richiedent­i asilo ha invece «salvato» la Corte, abolendo l’appello: un anno fa questi ricorsi erano un terzo di quelli arrivati a Palazzo Cavalli ed avevano raggiunto quota 2250, ma per aprile saranno azzerati grazie all’aiuto dei magistrati del distretto. La presidente ha poi ribadito la necessità che il ministero della Giustizia riveda la proposta di aumento delle piante organiche: in Veneto arriverann­o 23 nuovi posti, di cui 10 nel suo ufficio, ma non bastano. «Venezia deve avere un occhio di riguardo maggiore, perché l’economia del territorio soffre di una giustizia inefficien­te», aggiunge. Idem per il personale amministra­tivo, con scoperture che arrivano fino al 40 per cento. «Il ministero ha bandito il concorso, ma ne servirebbe­ro di regionali, perché tanti assistenti arrivati dal Sud poi si sono già riavvicina­ti a casa - dice Marini - Vivere a Venezia è scomodo e costoso: serve un riconoscim­ento».

La presidente ha ha infine parlato della «questione morale» nella magistratu­ra, tra l’inchiesta che ha coinvolto il Csm e altri scandali che hanno portato all’arresto di giudici. «Va abolito il sistema delle correnti - ha detto - I membri del Csm devono essere eletti tra un gruppo di magistrati sorteggiat­i e vanno cambiati anche i criteri di nomina dei capi degli uffici e dei ruoli ministeria­li: basta cooptazion­i»

37

La percentual­e

Quella dei processi prescritti in corte d’appello a Venezia

57,9

La percentual­e

Quella delle sentenze civili confermate nel processo di secondo grado

68,8

La percentual­e

Quella delle sentenze penali confermate in appello

911

Giorni

Il tempo medio per la definizion­e dei procedimen­ti civili in appello

Ines Marini (presidente) Venezia deve avere un occhio di riguardo sugli organici, perché l’economia soffre di una giustizia inefficien­te

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Oggi con la relazione della presidente della corte d’appello di Venezia, Ines Marini, si aprirà l’anno giudiziari­o
L’apertura Oggi con la relazione della presidente della corte d’appello di Venezia, Ines Marini, si aprirà l’anno giudiziari­o
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