L’ex finanziere assunto in Bpvi: «Così sviavano gli accertamenti interni»
«Avevo detto che non bisognava essere proattivi nella vendita di azioni, ero ossessionato da questo, ma in realtà ai clienti si diceva anche come comprarle e si davano i finanziamenti». È l’estate 2014 quando Giuseppe Ferrante, responsabile compliance di Banca Popolare di Vicenza, alle spalle una carriera nella Guardia di finanza (già comandante della tributaria di Vicenza), strabuzza gli occhi di fronte alla lettera dell’avvocato di Antonio Villa, dipendente della banca che si licenziava per le pressioni subite per far sottoscrivere le «baciate». «Era molto grave, così vidi cadere il castello che avevo cercato di costruire» ha spiegato ieri in tribunale l’ex finanziere, testimone nel processo per il crac Bpvi. Lui, che si era adoperato in Bpvi «per disciplinare il processo di vendita delle azioni, perché la vendita non doveva essere sollecitata, prima bisognava fare il test di adeguatezza del cliente, tanto che furono inseriti dei blocchi per evitare profilature opportunistiche» (aspetto per il quale Bpvi verrà sanzionata). «C’era una forte spinta per far comprare azioni e per andare incontro alle tante richieste di vendita, che dentro le filiali venivano ostacolate, tenute nel cassetto» ha spiegato Ferrante, raccontando di come l’allora direttore generale Samuele Sorato fosse «il deus ex machina dell’equilibrio tra acquisti e vendite» e di come quelle informazioni fossero emerse con l’arrivo degli ispettori Consob. «Mi chiesero di fare accertamenti e interviste da cui emersero diverse problematiche - ha raccontato - e con l’uscita di scena di Sorato, nel 2015, sembrava proprio che le persone non vedessero l’ora di vuotare il sacco».
Scoperto il fenomeno delle «baciate», l’ex finanziere scrive nero su bianco a Massimo Bozeglav (capo dell’audit interna) di procedere con una verifica ispettiva. Che durerà mesi. E intanto saranno gli ispettori Bce a portare a galla le magagne. «Bozeglav mi disse di essere stato ostacolato negli accertamenti da Sorato e Giustini (vicedirettore) e che Sorato aveva dato disposizioni di non far circolare gli esiti dell’ispezione», ha riferito Ferrante. (b.c.)