L’ex cancelliere «La mia lotta alla burocrazia»
Lo storico cancelliere del tribunale a fine anno è andato in pensione, festeggiato dall’Ordine degli avvocati. Otto anni fa ha ripreso a studiare e si è laureato in Giurisprudenza: «Grande soddisfazione»
Giorgio Frazza, cancelliere in tribunale, dopo 42 anni è andato in pensione. «La burocrazia - dice - non deve rendere la vita impossibile al cittadino, ma semmai dovrebbe semplificargliela».
«Vivere è diventato un esercizio burocratico» chiosò Ennio Flaiano. «Bolli, sempre bolli, fortissimamente bolli» si arrese Marcello Marchesi. «Un giorno, ci sarà bisogno di un visto per passare dal 31 dicembre al 1° gennaio» la liquidò Robert Sternberg. Sempre astiosa la dea dei nodi, quando la incroci: se va bene, finisce che ne sciogli uno e te ne trovi altri tre; i corridoi da un ufficio all’altro, la tua maratona olimpica; una giornata tra marche da bollo, moduli da compilare, scartoffie, lacci e laccetti, e quando finalmente esci dalle fitte maglie della burocrazia ti pare di aver buttato giù il Muro di Berlino e volare sulle ali della libertà col cartello «Scampato pericolo». Se va male, finisci scornato. Almeno che, non sei così fortunato da imbatterti in qualcuno che il buonsenso non lo perde nemmeno in una giungla di timbri e, se può, si mette dalla tua parte sulla via della ragione per sgravarti e accorciarti il martirio. Ed è quello che nella vita ha fatto un uomo come Giorgio Frazza al suo avamposto alla Cancelleria del Tribunale di Verona: «La burocrazia non deve rendere la vita impossibile al cittadino, ma semmai dovrebbe semplificargliela. Se possibile, un occhio io lo chiudevo. La burocrazia è un nemico del cittadino, ma anche di chi sta da questa parte della barricata». Classe 1953, lo scorso 31 dicembre dopo 42 anni di onorato servizio, Frazza ha varcato i cancelli della pensione: l’Ordine degli Avvocati di Verona lo ha festeggiato e lo ha pubblicamente gratificato dedicandogli uno spazio di encomio sul giornale sottoscritto da una sessantina di toghe, perché uomini così quando lasciano la loro scrivania non passano inosservati. La cancelleria, nell’album di famiglia: «Mio padre fu cancelliere in Pretura per 45 anni; iniziò come avventizio quando ne aveva 15», racconta.
Cresciuto a Santa Lucia, dopo le scuole dell’obbligo Giorgio si diploma al liceo scientifico Galilei per poi intraprendere gli studi accademici in Giurisprudenza a Bologna: «Bei tempi; l’Osteria delle Dame di Francesco Guccini, i concerti dei Genesis, Traffic e Grateful Dead al Palasport di Piazzale Azzarita. Abbandonai l’università dopo tre anni quando mi mancavano sette esami alla laurea, perché il lavoro al tribunale mi chiamava. Era il 1977, d’estate mi davo da fare lavorando in Arena come attrezzista e comparsa. Con 100mila lire mi comprai il Maggiolino, che tenni nove anni». Il lavoro in Tribunale scorre tra il deposito in cancelleria degli atti degli avvocati e le verbalizzazioni, rigorosamente trascritte a penna: «Alle udienze penali in Corte d’Assise annotavo gli appunti e quindi scrivevo a verbale. Iniziavo alle 9 del mattino e certe volte finivo anche alle 11 di sera. Casi di rapine, omicidi; il processo più eclatante, quello alle Br per il rapimento del generale Dozier». Il cancelliere Giorgo Frazza passa dalla sezione penale alla civile, carta e penna sono la sua tela di Penelope, lui verbalizza e verbalizza ancora. Come egli stesso asserisce, il lavoro di cancelliere è un’assistenza alla figura del magistrato: «Ai processi, sono venuto a contatto con situazioni tali, che non ti possono lasciare indifferente. Ho avuto il piacere di lavorare per persone delle quali nutro grande stima, quali il dottor Papalia, il dottor Schinaia e la dottoressa Barbaglio».
E poi le amicizie nate con gli avvocati: «Fabio Recchia, Enrico Bastianello, e Roberto Bonardi sono gli avvocati con i quali si è creato un rapporto di amicizia vera. Gli anni più belli li ho trascorsi al vecchio tribunale». Un figlio trentaduenne, Ashley, laureato in archeologia e museologia, e oggi responsabile dell’Ufficio Protocollo in Fondazione Arena, Frezza otto anni fa ha ripreso a studiare e ha conseguito a sua volta la laurea in Giurisprudenza: «Mi sono laureato con tesi in Medicina Legale e Assicurazioni. È stata una gran soddisfazione».
Per 13 anni è stato anche rappresentante sindacale Rsu all’interno deli uffici: «Sono stato eletto tre volte di fila. Con la pensione mi sono dimesso. Credo che sbrogliare la matassa della burocrazia, mettendoci magari con un po’ di spirito privatistico, sia il vero impegno del settore pubblico per il futuro». E ora la pensione: «Il tribunale non mi manca. Arginare la burocrazia a favore del cittadino, è quello che ho sempre cercato di fare con senso pratico e buonsenso. Ho dato, senza chiedere nulla. Tanto, che la gente quando mi riconosce per strada, si ferma e mi saluta con affetto». Sia messo agli atti. Grazie cancelliere.