Corriere di Verona

De Agostini è certo «Con la Juventus impresa possibile»

Un anno in gialloblù e cinque con i bianconeri: il match visto dal doppio ex. «Ora la salvezza ma questa squadra gira e può stupire ancora»

- Matteo Fontana

«Questo è un grande Hellas». Gigi De Agostini è sicuro. Ha visto più volte il Verona durante questa stagione, appena può si mette davanti alla tv per seguirne le partite. L’ha fatto anche mercoledì sera, per la sfida alla Lazio: «Una prova eccezional­e, di nuovo. Lasciare un avversario del genere senza gol è giù qualcosa di straordina­rio. E non c’è mancato molto perché si vincesse».

De Agostini, lei conquistò la qualificaz­ione alla Coppa Uefa con l’Hellas nel 1986-87. Possibile sognare anche adesso, secondo lei?

«Intanto bisogna mettersi al riparo da qualsiasi sorpresa. Il Verona ha come obiettivo la salvezza: molto è stato fatto ma il traguardo va raggiunto. Prima ci si riuscirà, maggiore occasione ci sarà per pensare ad altro. Fino ad allora, però, nessun volo con la fantasia».

Di certo, i gialloblù non smettono di stupire...

«Merito di tante componenti. Intanto, giù il cappello di fronte a chi ha saputo individuar­e giocatori che non erano conosciuti e che sono stati determinan­ti. Rrahmani e Amrabat, per esempio, ma non solo: la dirigenza ha lavorato benissimo. E poi, onore a Ivan Juric, che ha dato subito una chiara identità alla squadra e sa trarre il meglio da questo gruppo».

Che cosa le piace di più nel suo Verona?

«La forza del collettivo. Tutti sono protagonis­ti. L’Hellas si muove a memoria: ha messo in difficoltà tutte le formazioni più accreditat­e del campionato e non certo per caso. La Lazio è l’ultima in ordine di tempo».

E adesso c’è la Juve…

«Per me è una gara da doppio ex. Un anno al Verona, cinque in bianconero. Quell’unica stagione all’Hellas, tuttavia, la tengo sempre dentro al cuore. Fu lì che la mia carriera cambiò. Con Osvaldo Bagnoli fece un balzo in avanti. Fui convocato nell’Olimpica di Dino Zoff e dopo nella Nazionale di Azeglio Vicini. Fu il coronament­o del bellissimo percorso in gialloblù».

Il Verona di oggi ha delle somiglianz­e con quello di allora?

«I paragoni sono sempre complicati, il calcio è diventato uno sport del tutto diverso. Ma se giocassi in questo Hellas mi divertirei: con Juric si spinge molto sulle fasce, io ero un terzino sinistro che amava sganciarsi e cercare il gol. Mi ci vedrei bene».

Veniamo alla partita con la Juventus. Come si ferma la capolista?

«Le possibilit­à ci sono. La Juve è colma di campioni formidabil­i, ma a proprio vantaggio l’Hellas ha un’organizzaz­ione ineccepibi­le. Servirà una prova da grande squadra per fermare la corazzata di Sarri. Il Verona non è battuto in partenza».

Più dura bloccare Platini o Cristiano Ronaldo?

«Stiamo parlando di due fuoriclass­e. Platini ha trascinato con la propria classe la Juve negli anni ’80, Cristiano Ronaldo ne è il simbolo attuale. Ma anche i più forti possono essere limitati nella loro efficacia. Juric studierà la maniera migliore per farlo».

E se l’Hellas dovesse sorprender­e la Juventus?

«Farebbe sognare una città, la salvezza sarebbe davvero a un passo e qualcuno, stavolta sì, a buon diritto potrebbe parlare di Europa. Comunque vada, è un Verona da ricordare e da amare».

«Sapevo spingere e amavo cercare il gol: con Juric mi sarei trovato bene»

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