Strade veronesi con sempre meno prostitute «Uscirne si può»
Tre anni fa erano il triplo: «Ora si esercita in casa». La rete che aiuta a uscirne
Evelin è rimasta senza genitori quando era poco più di una bambina. A quindici anni è stata avvicinata dai «trafficanti di persone» che le hanno fatto affrontare un lunghissimo viaggio: cinquemila chilometri attraverso il deserto prima per poi affrontare il Mediterraneo. È una delle quattro ragazze di nazionalità nigeriana, tutte di età compresa tra i 18 e i 29 anni entrate nel progetto «Passo dopo passo», avviato dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.
Evelin è rimasta senza genitori quando era poco più di una bambina. A quindici anni è stata avvicinata dai «trafficanti di persone» che le hanno fatto affrontare un lunghissimo viaggio: cinquemila chilometri attraverso il deserto prima per poi affrontare il Mediterraneo. È stata salvata a Reggio Calabria, dove ha trovato la forza di chiedere aiuto. Ora si trova a Verona, ospite di una famiglia, ha imparato l’italiano grazie a degli insegnanti e, grazie anche a un lavoro, si sta rendendo indipendente. È una delle quattro ragazze di nazionalità nigeriana, tutte di età compresa tra i 18 e i 29 anni entrate nel progetto «Passo dopo passo», avviato dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Una formula che prevede anche un tirocinio formativo (offerto dalla cooperativa Quid) con finalità di assunzione.
La promessa di «fare qualcosa, farlo subito» era stata formulata esattamente un anno fa, alla manifestazione a cui avevano partecipato diversi vescovi del Triveneto, davanti al Tempio Votivo, zona stazione Porta Nuova, da sempre «area sensibile» per quanto riguarda la prostituzione.
Il fenomeno Dalla curia alle associazioni, c’è chi si batte per combattere la prostituzione di strada a Verona Il progetto, sperimentale, è riuscito e, con tutta probabilità verrà rinnovato. Anche perché, sulle strade di Verona, le donne sfruttate continuano ad esserci. Anche se meno rispetto a qualche anno fa. «Nel 2017 contavamo fino a 157 prostitute in una sola sera, di cui 120 di nazionalità nigeriana. Ora ci si attesta attorno a una cinquantina di persone che si prostituiscono nella stessa sera. Tra di loro, purtroppo, rimangono ancora molte minorenni».
A dare questi dati è Vittorio Zanon, assistente sociale del Comune, parte della «taskforce» di Palazzo Barbieri che cerca di aiutare le donne sfruttate. Le ragioni del calo? «Rispecchiano anche le nuove modalità utilizzate da chi favorisce o sfrutta la prostituzione — spiega — ciò avviene negli appartamenti e utilizzando approcci al cliente via social». Il calo, però, sarebbe direttamente correlato anche al numero di sbarchi. «Gran parte delle donne sfruttate in strada arrivano clandestinamente via mare — avvisa sempre Zanon — ma non importa dove avviene lo sbarco. Abbiamo visto che le donne “destinate” a Verona arrivano anche dopo essere approdate in Europa tramite la Spagna».
Difficile non vederci la mano della criminalità organizzata. Il fenomeno, insomma, continua a sopravvivere, trasformandosi. Anche per questo la Papa Giovanni XXIII torna a chiedere, con il suo responsabile per il Veneto occidentale, Ugo Ceron, assieme a Giorgio Malaspina, coordinatore della campagna nazionale antitratta «Questo è il mio corpo», «un’iniziativa legislativa che affronti il problema della domanda». Le associazioni che si battono contro lo sfruttamento si danno appuntamento a domani sera, con la manifestazione a cui parteciperanno diversi vescovi, tra cui il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. «La tratta — avvisa il vescovo Giuseppe Zenti — non è figlia solamente di interessi economici, ma anche di una cultura della non etica, a cui è necessario opporsi».