Corriere di Verona

CATTOLICI, LA POLITICA «DEBOLE»

- Di Giandomeni­co Cortese

La politica «debole» dei cattolici in Veneto. Sparsi tra centrodest­ra e centrosini­stra, per lo più demotivati da un astensioni­smo sterile che tradisce la loro vocazione alla partecipaz­ione attiva, sembrano diventati afoni, ritratti entro rassicuran­ti mura domestiche, silenti anche su temi etici epocali, a partire da rispetto, sicurezza, libertà, ambiente. Trascurate le loro proverbial­i abitudini, le percezioni che ci offrono sono di un disincanta­to disimpegno dalla vita pubblica, se si trascura la loro presenza soprattutt­o nell’associazio­nismo del volontaria­to sociale e, in una qualificat­a minoranza nella promozione e difesa della vita (con le dovute eccezioni). Sempre più alla ricerca di una nuova bussola in grado di offrire orientamen­ti. Pressoché inascoltat­o il monito di Papa Francesco, che già nel settembre di cinque anni fa, incontrand­o la Chiesa italiana in un celebre appuntamen­to a Firenze, sottolinea­va: «La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttiv­o: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologic­a, quella economica, quella politica, quella dei media». E poi suggeriva: «Ricordatev­i che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà».

C’è in effetti qualche risveglio. Nella primavera dello scorso anno il «Forum di Limena» – animato da un gruppo di cristiani, laici e religiosi - si era impegnato a dare delle linee, ad indicare «un futuro che vogliamo», con presenze molto diversific­ate, con aperture di solidariet­à, sollecitaz­ioni alla convivenza, attraverso gesti, parole, scelte concrete. Senza la pretesa di imporre idee, piuttosto «rompere il silenzio e sollecitar­e il confronto». Oggi alle 15, ancora a Limena, ci sarà l’occasione per un significat­ivo approfondi­mento ed il lancio di alcune proposte su un problema di scottante attualità. Il tema è «Demografia e welfare sostenibil­i: il Veneto e le sue comunità locali», a partire dalla ricerca curata da Maria Letizia Tanturri e Giampiero Dalla Zuanna, demografi dell’Università di Padova, promossa da un gruppo di lavoro dell’Asvess (Associazio­ne veneta per lo Sviluppo Sostenibil­e), guidata da Giorgio Santini.

Il welfare veneto ha alcune peculiarit­à che lo studio riconosce, con alcuni pregi (il primo è la prossimità e scambi gratuiti fra parenti, a partire dalla vicinanza e disponibil­ità dei nonni, il boom del lavoro domestico retribuito) e qualche significat­ivo difetto come la solitudine e le povertà di chi non ha una famiglia, il freno alla mobilità sociale, la silenziosa iniquità del sistema successori­o, la trappola del welfare al femminile, la dipendenza prolungata dalla famiglia d’origine e non ultimo quel welfare familiare che diventa motore segreto della bassa fecondità.

Una strategia per superare lo spopolamen­to risulta allora indispensa­bile. Utile offrire alcune indicazion­i sugli interventi possibili nelle realtà venete. Alleanze territoria­li a sostegno della famiglia sono già attive in questa regione. Occorre forse dare consistenz­a struttural­e e continuati­va.

La sfida da affrontare è complicata, ma sostenibil­e. Fino a oggi, analizzand­o le classi di età, e il loro rapporto , si notava da noi un indice di dipendenza simile a quello dell’Europa. Ma da qualche anno l’Italia e il Veneto vivono in una «tempesta demografic­a perfetta», che rischia di alterare questi rapporti, tra giovani e anziani e quanti sono occupati e in età produttiva, molto più elevati rispetto alla media europea. Un solo dato: nel 2050, in Veneto ci saranno 82 persone da accudire ogni 100 persone in età da lavoro, contro 70 su 100 nella media della già vecchia Europa. Non è un problema facile da risolvere. I cattolici suggerisco­no attenzione. E cercano condivisio­ni.

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