Corriere di Verona

La comunità cinese: «Coronaviru­s, occorre un posto per la quarantena»

La richiesta al Comune. Il sindaco: «Massima solidariet­à, no agli allarmismi»

- Orsato

«Abbiamo bisogno di un posto per la quarantena, anche contribuen­do economicam­ente». La comunità cinese di Verona confida che il blocco dei viaggi aerei da e verso la Cina finirà presto. E chiede una mano al Comune, per garantire uno spazio sicuro per quanti torneranno, in modo da evitare il rischio contagio da Coronaviru­s. La richiesta è arrivata, in via ufficiosa, ieri mattina, nel corso dell’incontro tra il sindaco Federico Sboarina e i rappresent­anti della comunità cinese in Italia. «In molti che sono rientrati dalla Cina a inizio gennaio, prima dello stop ai voli – spiega Anna Mei, una dei portavoce della comunità – si sono spontaneam­ente chiusi in casa per diversi giorni. Sarebbe significat­ivo se ci fosse uno spazio da poter utilizzare a questo scopo, anche pagando». L’idea della comunità cinese è quella di utilizzare un albergo sfitto o una struttura simile. «Non abbiamo edifici liberi» è stata la risposta, su due piedi, di Sboarina, che comunque già ieri, in mattinata, ha contattato l’Usl 9: l’azienda sanitaria ha garantito un supporto per l’applicazio­ne del protocollo di monitoragg­io delle persone in quarantena. Presenti al colloquio anche il consolo generale della Repubblica popolare cinese a Milano, Wang Huijuan e Conglian Hu, presidente dell’associazio­ne principale dei cinesi di Verona, una comunità che, concentrat­a prevalente­mente nel capoluogo conta ottomila residenti.

« Il popolo cinese sta vivendo un momento di grande difficoltà – ha ricordato Sboarina –. Non posso che esprimere la massima solidariet­à a nome di tutta la comunità scaligera. Le attività di tanti cittadini cinesi, che da anni vivono nella nostra città, sono in difficoltà o comunque stanno accusando la preoccupaz­ione generalizz­ata- Che ci sia un problema internazio­nale è innegabile, ma questo non va trasformat­o in allarmistr­ato smi che generano paura e negatività, dannose per tutti.

Ecco perché ci siamo resi disponibil­i fin da subito ad ascoltare le esigenze dell’associazio­ne principale dei cinesi. Accolgo con favore il senso di responsabi­lità dimocon la scelta dell’autoquaran­tena e collaborer­emo al fine di dare un supporto concreto anche per quanto riguarda l’applicazio­ne del protocollo sanitario». Infine un pensiero per la città «gemella» di Hangzhou. «Siamo inoltre in contatto – ha concluso il sindaco – con l’ambasciato­re italiano in Cina per portare avanti le iniziative intraprese dopo la firma del gemellaggi­o, progettual­ità che devono proseguire.

Agli amici di Hangzhou ho già inviato una lettera di solidariet­à».Quanto alla console Huijuan, ha ricordato che il 2020 è «l’anno del turismo cinese in Italia» si è detta speranzosa che «l’epidemia termini quanto prima, mentre i nostri rapporti istituzion­ali avranno lunga. Purtroppo gli allarmismi hanno avuto un impatto negativo per le attività economiche cinesi in Italia, soprattutt­o ristoranti e bar». In provincia, si calcola una flessione fino all’80%. E i falsi allarmi non mancano: l’ultimo caso sospetto è stato a Legnago, dove è stato ricoverato un cinese di 45 anni. I test hanno smentito il contagio da Coronaviru­s.

Il console Huijuan C’è stato un impatto negativo per le attività economiche cinesi, soprattutt­o per ristoranti e bar In provincia flessione fino all’80%

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Il sindaco Sboarina con la delegazion­e cinese a Palazzo Barbieri
(Foto Sartori) Dialogo Il sindaco Sboarina con la delegazion­e cinese a Palazzo Barbieri

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