Corriere di Verona

Mamma e figlio morti in 24 ore «Nessun ritardo»

La verità dei tre imputati al processo: «Anna e Leonardo mai trascurati»

- Tedesco

Mamma e neonato morti in 24 ore: «Nessun ritardo né omissione». Per la prima volta, sul duplice dramma di cui divenne teatro 5 anni fa la sala parto di San Bonifacio, a ricostruir­e la loro verità sono stati in tribunale il ginecologo e le ostetriche a cui la Procura addebita la morte del neonato dopo il cesareo costato la vita anche alla mamma.

Mamma e neonato morti in 24 ore: «Nessun ritardo né omissione». Per la prima volta, sul duplice dramma di cui divenne teatro 5 anni fa la sala parto del Fracastoro di San Bonifacio, a ricostruir­e la loro verità sono stati in tribunale il ginecologo e le due ostetriche a cui la Procura addebita la morte dopo il cesareo d’urgenza di un «angioletto chiamato Leonardo», quel figlio tanto desiderato e appena messo al mondo da Anna Massignan.

Nessuna sentenza potrà mai sedare «lo strazio e il senso di vuoto che affligge» i familiari (parte civile con l’avvocato Longhi) da quel tragico Natale 2015: oltre al «piccolo Leo», si sono visti strappare dal più crudele dei destini anche la loro «adorata Anna», 34 anni, dottoressa vicentina di Sarego.Per lei si trattava della prima gravidanza e ora, nel processo di fronte al giudice Maria Cecilia Vitolla, si trova sotto accusa il personale sanitario che in quelle angosciant­i ore si occupò del neonato. In aula, infatti, il capo d’imputazion­e si riferisce al solo decesso del bimbo: nessuna contestazi­one, invece, riguardo alla prematura morte della giovane madre. Ed è stato proprio sulle ultime ore di vita di Anna e della creatura che teneva in grembo che ieri, a prendere la parola, sono stati prima il medico Renato Zardini (difesa Sancassani),quindi le ostetriche Romina Cracco (avvocato Fiorini) e Paola Massella (legale De Marzi): «Mamma e bimbo hanno dichiarato all’unisono non sono mai stati trascurati

Gioia spezzata Il veronese Andrea Zambotto in un momento felice con la compagna, la dottoressa vicentina 34enne Anna Massignan un istante, neppure un attimo». Una «vigilanza costante, nonostante fosse il giorno di Natale, il reparto risultasse pieno e il personale si trovasse a ranghi ridotti». Così, in due ore di udienza, i tre imputati si sono difesi a turno su tutta la linea, sottoponen­dosi all’esame delle parti e rispondend­o a ogni domanda: «Anticipare il cesareo per far nascere Leonardo prima del tempo? Troppo rischioso, sarebbe venuto al mondo prematuro». Quanto alla sorveglian­za e al monitoragg­io dei tracciati sui parametri vitali di mamma e nascituro, «non sono mai stati sospesi come sostiene il capo d’imputazion­e, tranne durante la visita medica e quando la paziente doveva andare al bagno». Dopo una notte trascorsa in ospedale per i postumi di una caduta in casa, Anna era stata dimessa il 24 dicembre, la vigilia. Ma la mattina successiva, il giorno di Natale, aveva la febbre altissima, «nausea, brividi e particolar­e debolezza, dolore al basso ventre» ed era tornata al Fracastoro. «Si trattava di un attacco influenzal­e - ha chiarito in aula il dott0r Zardini - per questo «ho disposto immediata e costante sorveglian­za e valutazion­e della frequenza cardiaca fetale». Grazie anche alla «somministr­azione di due flebo», le condizioni di mamma e piccolo «risultavan­o in costante migliorame­nto». Finché i tracciati sono improvvisa­mente precipitat­i e alle 14.43 venne praticato il cesareo d’urgenza. «Abbiamo estratto Leonardo in soli 7 minuti», ha evidenziat­o ieri il medico: seduto in aula, a quelle parole, Andrea Zambotto, compagno di Anna e papà del bimbo tanto sognato, non ha potuto - né voluto trattenere la commozione.

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