Corriere di Verona

Asse tra Veneto e Austria riparte la Venezia Monaco «Urge lo sbocco a Nord»

Cisl e Unioncamer­e rilanciano il progetto. Costerebbe 8 miliardi

- M.Za.

«Non possiamo lasciare le infrastrut­ture europee in mano ai cinesi come sta succedendo in Africa. All’Austria servono tre sbocchi; Tarvisio, Brennero e Belluno». A tuonare dal palco del congresso organizzat­o da Cisl e Unioncamer­e Veneto a Mestre sulla Venezia-Monaco (ma anche sul porto di Venezia) è Christian Ragger, esponente di spicco del partito di destra austriaco Fpö di cui è stato leader in Carinzia ed ora è parlamenta­re. Un appello appassiona­to che ha scosso l’uditorio preso, sin lì, da un ritmo più italico di distinguo e ipotesi. Il tema posto dall’inedita accoppiata sindacal-camerale è il prolungame­nto dell’A27 verso nord. Una delle grandi incompiute degli ultimi trent’anni. «La Regione Veneto - spiega Elisa De Berti, assessore regionale alle Infrastrut­ture - sulla Venezia-Monaco

c’è sempre stata, c’è e ci sarà. Chi latita è il governo centrale». La questione è complessa, il tracciato di circa 280 chilometri fra la laguna e la Baviera, non è definito. A bloccare l’idea ancora allo stato preliminar­e è l’opposizion­e dell’Alto Adige che dall’opera sarebbe tecnicamen­te solo sfiorato (dividendo la Val Pusteria con l’Austria)ma anche di una galassia di associazio­ni ambientali­ste fra cui Italia Nostra che ieri volantinav­a all’ingresso del convegno veneziano. Mario Pozza, presidente di Unioncamer­e specifica che si tratterebb­e di un’autostrada (ma c’è anche chi parla di una superstrad­a o di una «connession­e intervalli­va») sostenibil­e: «Niente viadotti, sarebbe un’opera in trincea che darebbe ossigeno all’export delle nostre 500 mila aziende e che combattere­bbe anche lo spopolamen­to della nostra montagna».

Fra i relatori, però, c’è anche chi non sottovalut­a il rischio di «giustifica­re» ex post un’opera infrastrut­turale. A dare una sterzata anglosasso­ne al dibattito ci ha pensato Pino Musolino, alla guida dell’Autorità portuale di Venezia e Chioggia: «Chiediamoc­i se un’opera è “buona” o no per evitare alle nuove generazion­i di pagare il fio di scelte sbagliate nella programmaz­ione. Il Passante, ad esempio, è un’opera che serviva ma ci si è messo talmente tanto a realizzarl­o che all’inaugurazi­one aveva già raggiunto la sua capienza massima». In generale, e quindi anche sul prolungame­nto dell’A27, Musolino sottolinea come: «Un’opera va valutata in congruenza con la programmaz­ione regionale, nazionale ed europea». E, al momento, quest’opera non compare nella programmaz­ione complessiv­a. Sulla stessa linea anche il direttore di Confartigi­anato Sergio Maset: «Il perno è la programmaz­ione strategica di livello europeo. Da valutare attentamen­te in termini di congruenza con la programmaz­ione comunitari­a e di sostenibil­ità economica». Prudente anche Matteo Ribon, Cna,: «Ben vengano gli interventi per uno sbocco a nord, ma tutto ciò va preso consideran­do i corridori europei».

Se la politica va in pressing, insomma, gli addetti ai lavori tendono a restare nel campo dell’«analisi costi benefici». «Anche se ormai questa espression­e non si può più usare. - sorride Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno facendo riferiment­o al marchio di fabbrica dell’ex ministro Danilo Toninelli - Per il Bellunese questo argomento è tabù, sinonimo di divisione con la contrariet­à dei sindaci. Serve poi una sostenibil­ità economica, parliamo di 7-8 miliardi». Convinto della necessità di una discussion­e è Gianfranco Refosco, segretario della Cisl: «Dobbiamo immaginare il Veneto dei prossimi 10-15 anni e anche a come togliere Belluno dalla sua orbita periferica».

Pozza

Si tratterebb­e di un’autostrada a basso impatto ambientale, niente viadotti, pensiamo a un tracciato in trincea e galleria

Musolino

Un’opera va valutata nell’ottica della congruità con la programmaz­ione regionale, nazionale ed europea

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