Corriere di Verona

Il Pd non trova l’unità e mette la candidatur­a di Lorenzoni ai voti

Caccia all’anti Zaia, nella notte il sostegno al professore

- di Marco Bonet

«Hanno paura di tutto e più di tutto del futuro. Quindi traccheggi­ano» sbottano i dem che vorrebbero candidare il vicesindac­o di Padova Arturo Lorenzoni qui, subito, spostando la barra a sinistra, rotta Sardine, Grete & co, e che sia finita. «Questi vogliono che il Pd dichiari fallimento, stanno rifacendo il Pci» strabuzzan­o gli occhi i dem che invece spingono per il candidato di partito, per salvare almeno l’onore, dicono, in una partita che contro Zaia è già persa in partenza. Proprio le Sardine da fuori spingono: «Non c’è più un minuto da perdere, è indispensa­bile creare subito l’alternativ­a alla Lega». Detto così, sembra facile. La sala Gramsci, dove si dovrebbe decidere che fare alle Regionali, è satura di fumo. Da una stanzetta esce il segretario Alessandro Bisato e si capisce che non sa da che parte girarsi: «Che si fa?» «Non lo so». «Che schifezza» sospira un militante, «ex ferroviere», precisa. Poi tutti si voltano: passano i tre sottosegre­tari, Andrea Martella, Achille Variati, Pierpaolo Baretta. Fiato sospeso. Ma tirano dritto. E si richiudono di sopra.

Pare abbia chiamato Nicola Zingaretti: «Sta con Lorenzoni», assicurano i beninforma­ti. Ma forse è una finta, o almeno così sospettano quelli dell’area Martina (non tutti, sono divisi), che stanno con gli ex renziani di Base riformista, che dialogano col gruppo di Franceschi­ni, tutti contro Orlando...

benvenuti a San Valentino in casa Pd, ovvero quando l’amore per il partito è più forte di quello tra marito e moglie. «La mia mi ha detto: ma dove vai stasera, dall’amante?» Sorride Lucio Tiozzo, ex capogruppo in Regione. Tutti ridono. Bisato no, passa veloce. C’è il «lodo Baretta» da discutere: l’idea è nominare tre saggi, che facciano sintesi tra gli aspiranti alle primarie (Fracasso, Zanoni,

Bigon, forse altri), selezionin­o un nome e lo portino al tavolo con Lorenzoni, con quale obiettivo non è chiaro. Un un modo per prendere altro tempo e per non forzare la mano. Sui divanetti c’è chi fa di conto su quanti consiglier­i perderebbe il Partito Democratic­o alleandosi con i civici: forse due, se va male tre. «Meno male che la gente non ci vede» sentenzia amaro il ferroviere. Alle 21.45, con un’ora e 45 minuti di ritardo, Bisato prende la parola. Ripercorre gli ultimi, difficili giorni e presenta la situazione per quella che è, condannand­o «l’ignavia politica» ma senza prendere posizione. Parla di un appoggio a Lorenzoni «da tutti i livelli del partito» ma rimette il verdetto all’uditorio.

Tocca al presidente Giovanni Tonella: sta con Lorenzoni. L’ex tesoriere Angelo Guzzo: vuole le primarie. Il deputato Vincenzo D’Arienzo: denuncia l’Opa di Lorenzoni sul Partito democratic­o. Luca Carnio: lamenta la debolezza del Pd, dice che non sa fare le primarie. Il deputato Alessandro Zan: Lorenzoni non è del Pd ma è come se lo fosse. Il consiglier­e regionale Graziano Azzalin: è deluso dal segretario Bisato. Nessuno applaude, mai. E avanti così, fino a notte fonda quando, dicono, verrà infine messa ai voti la candidatur­a di Lorenzoni: «I numeri ci sono, passa. Giochi chiusi» giurano i suoi sostenitor­i. Oggi a Vicenza, lui si ritrova col suo movimento, per lanciare la campagna elettorale. E sembra di vederlo, l’impercetti­bile sorriso sul volto di Zaia.

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Alessandro Bisato
Segretario Alessandro Bisato

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