Corriere di Verona

«Un dono a Verona per alimentare il fermento culturale»

Sboarina entusiasta. Gli industrial­i: spinta al turismo di qualità

- Matteo Sorio

Il soprintend­ente del Veneto, Vincenzo Tinè, si ferma davanti a una piazza metafisica di Giorgio De Chirico: «Il livello è quello di una galleria contempora­nea di una grande capitale europea. E mi vengono in mente, pensando a Luigi Carlon, i grandi donatori degli anni Sessanta. Sono sicuro che questa casa-museo avrà un successo straordina­rio». «Avrà», verbo futuro. Perché istituzion­i, imprendito­ri, volti della città che visitavano ieri la collezione Carlon, a Palazzo Maffei, provavano già a proiettarl­a nel domani della rete culturale di Verona e in quel «sistema turistico che — voce unanime — può alzare ulteriorme­nte l’asticella della qualità». Per Francesca Rossi, direttore dei Musei Civici della città, lei che chiede d’essere fotografat­a di fianco a una veduta del Canal Grande di Boccioni, «questo luogo nasce già integrato nel sistema dei musei veronesi nel senso che ci sono le opere, i nomi, gli spunti per collegarlo a Castelvecc­hio e al Gam, ampliando e allungando­ne così i percorsi». Di un’integrazio­ne nella Verona Card già si parla, anche se Rossi spiega: «Prima la famiglia Carlon deve avviare il museo e poi riprendere­mo in mano il discorso». Secondo Rossi è importante sottolinea­re quella parola, «mecenatism­o», perché «in tempi di poche risorse, in generale e anche per la cultura, l’aiuto dei privati diventa fondamenta­le: qui ne abbiamo un esempio altissimo e siccome la Gam affronterà il tema in una mostra, ad aprile, presto avremo già un primo aggancio con il nostro sistema museale». A nome della città il sindaco Federico Sboarina, al taglio del nastro, stringeva la mano così a Carlon e famiglia: «Credo che tutta Verona voglia ringraziar­vi per questo dono». Poi, a margine della piccola cerimonia: «Sì, parleremo con i Carlon per inserire il museo nella rete cittadina anche attraverso la Verona Card e c’è la massima disponibil­ità per condivider­e idee e progetti in questo frangente di fermento, vedi quanto succede in queste sale e altri eventi come la Biblioteca Capitolare che diventa fondazione». Un messaggio ribadito dall’assessore alla Cultura,

Francesca Briani: «I Carlon sono stati molto impegnati nell’apertura del museo ma appena il tempo lo permetterà inizieremo a ragionare insieme sul futuro». L’idea di Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona, è che «la collezione Carlon deve essere inserita nel circuito turistico di Verona, assolutame­nte, perché c’è bisogno sia di un turismo d’alta qualità, diverso da quello mordi e fuggi, sia di un turismo residenzia­le, ossia veronese». Gli vanno dietro, a ruota, due imprendito­ri, Giuseppe Manni, ramo acciaio, e Sandro Boscaini, ramo enologico. Dice Manni: «Conosco Carlon da anni, non pensavo avesse così tante opere nascoste, per l’arte moderna è una collezione quasi completa e per il turismo di Verona è l’occasione di attrarre pubblico di qualità». Riflette Boscaini: «Parlerei di un regalo, di un soffio d’aria fresca, pura, disinteres­sata. Alla nostra amata città serve una “rete” fra pubblico e privati, e un turismo “alto” che cresce ancora di più. Credo che Carlon, con questa collezione, vi contribuis­ca». Secondo Michele Bauli, presidente di Confindust­ria, «c’è bisogno “anche” del turismo d’alta qualità, non solo di quello che già oggi rende Verona una meta importanti­ssima. Qui siamo di fronte a un regalo che i veronesi sapranno apprezzare come merita. E che magari stimolerà anche altre realtà della nostra cultura». C’è anche chi s’è dichiarato commosso, ieri, girando tra le diciotto stanze della collezione, come Marina Salamon, imprenditr­ice anche lei: «Mi commuovono la generosità e

competenza dei Carlon. Un mecenatism­o come ai tempi del Rinascimen­to quando gli imprendito­ri mettevano qualcosa del loro patrimonio a disposizio­ne della comunità. Qui abbiamo una storia artistica messa al servizio di tutti. Una raccolta durata cinquant’anni — dice Salamon — che Verona saprà meritarsi e raccontare anche a quel mondo del turismo intelligen­te che da qui già passa. I Carlon, tra l’altro, hanno fatto questo gesto con sobrietà, senza autocelebr­arsi, come accade spesso con le collezioni private trasformat­e in museo. Dovessi riassumere il tutto, direi che questa casa-museo è un invito a dare il nostro massimo, tutti quanti, per la città che amiamo».

Supporto prezioso Francesca Rossi: in tempi di poche risorse in generale e anche per la cultura, l’aiuto dei privati diventa fondamenta­le

Bauli: un regalo che magari stimolerà altre realtà culturali Salamon: mecenatism­o rinascimen­tale

350

La collezione

Sono 350 le opere d’arte ospitate nella casa-museo Palazzo Maffei

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Il soprintend­ente alle Belle arti, Vincenzo Tinè. Sotto la famiglia Carlon con il sindaco e (terza da sinistra) la storica d’arte Gabriella Belli
Arte e famiglia Il soprintend­ente alle Belle arti, Vincenzo Tinè. Sotto la famiglia Carlon con il sindaco e (terza da sinistra) la storica d’arte Gabriella Belli
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Nel tondo il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco, al centro il presidente di Confindust­ria Verona Michele Bauli, a fianco l’imprenditr­ice Marina Salomon
(Fotoserviz­io Sartori) Mecenatism­o e impresa Nel tondo il presidente di Fondazione Cariverona Alessandro Mazzucco, al centro il presidente di Confindust­ria Verona Michele Bauli, a fianco l’imprenditr­ice Marina Salomon
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