«Un dono a Verona per alimentare il fermento culturale»
Sboarina entusiasta. Gli industriali: spinta al turismo di qualità
Il soprintendente del Veneto, Vincenzo Tinè, si ferma davanti a una piazza metafisica di Giorgio De Chirico: «Il livello è quello di una galleria contemporanea di una grande capitale europea. E mi vengono in mente, pensando a Luigi Carlon, i grandi donatori degli anni Sessanta. Sono sicuro che questa casa-museo avrà un successo straordinario». «Avrà», verbo futuro. Perché istituzioni, imprenditori, volti della città che visitavano ieri la collezione Carlon, a Palazzo Maffei, provavano già a proiettarla nel domani della rete culturale di Verona e in quel «sistema turistico che — voce unanime — può alzare ulteriormente l’asticella della qualità». Per Francesca Rossi, direttore dei Musei Civici della città, lei che chiede d’essere fotografata di fianco a una veduta del Canal Grande di Boccioni, «questo luogo nasce già integrato nel sistema dei musei veronesi nel senso che ci sono le opere, i nomi, gli spunti per collegarlo a Castelvecchio e al Gam, ampliando e allungandone così i percorsi». Di un’integrazione nella Verona Card già si parla, anche se Rossi spiega: «Prima la famiglia Carlon deve avviare il museo e poi riprenderemo in mano il discorso». Secondo Rossi è importante sottolineare quella parola, «mecenatismo», perché «in tempi di poche risorse, in generale e anche per la cultura, l’aiuto dei privati diventa fondamentale: qui ne abbiamo un esempio altissimo e siccome la Gam affronterà il tema in una mostra, ad aprile, presto avremo già un primo aggancio con il nostro sistema museale». A nome della città il sindaco Federico Sboarina, al taglio del nastro, stringeva la mano così a Carlon e famiglia: «Credo che tutta Verona voglia ringraziarvi per questo dono». Poi, a margine della piccola cerimonia: «Sì, parleremo con i Carlon per inserire il museo nella rete cittadina anche attraverso la Verona Card e c’è la massima disponibilità per condividere idee e progetti in questo frangente di fermento, vedi quanto succede in queste sale e altri eventi come la Biblioteca Capitolare che diventa fondazione». Un messaggio ribadito dall’assessore alla Cultura,
Francesca Briani: «I Carlon sono stati molto impegnati nell’apertura del museo ma appena il tempo lo permetterà inizieremo a ragionare insieme sul futuro». L’idea di Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona, è che «la collezione Carlon deve essere inserita nel circuito turistico di Verona, assolutamente, perché c’è bisogno sia di un turismo d’alta qualità, diverso da quello mordi e fuggi, sia di un turismo residenziale, ossia veronese». Gli vanno dietro, a ruota, due imprenditori, Giuseppe Manni, ramo acciaio, e Sandro Boscaini, ramo enologico. Dice Manni: «Conosco Carlon da anni, non pensavo avesse così tante opere nascoste, per l’arte moderna è una collezione quasi completa e per il turismo di Verona è l’occasione di attrarre pubblico di qualità». Riflette Boscaini: «Parlerei di un regalo, di un soffio d’aria fresca, pura, disinteressata. Alla nostra amata città serve una “rete” fra pubblico e privati, e un turismo “alto” che cresce ancora di più. Credo che Carlon, con questa collezione, vi contribuisca». Secondo Michele Bauli, presidente di Confindustria, «c’è bisogno “anche” del turismo d’alta qualità, non solo di quello che già oggi rende Verona una meta importantissima. Qui siamo di fronte a un regalo che i veronesi sapranno apprezzare come merita. E che magari stimolerà anche altre realtà della nostra cultura». C’è anche chi s’è dichiarato commosso, ieri, girando tra le diciotto stanze della collezione, come Marina Salamon, imprenditrice anche lei: «Mi commuovono la generosità e
competenza dei Carlon. Un mecenatismo come ai tempi del Rinascimento quando gli imprenditori mettevano qualcosa del loro patrimonio a disposizione della comunità. Qui abbiamo una storia artistica messa al servizio di tutti. Una raccolta durata cinquant’anni — dice Salamon — che Verona saprà meritarsi e raccontare anche a quel mondo del turismo intelligente che da qui già passa. I Carlon, tra l’altro, hanno fatto questo gesto con sobrietà, senza autocelebrarsi, come accade spesso con le collezioni private trasformate in museo. Dovessi riassumere il tutto, direi che questa casa-museo è un invito a dare il nostro massimo, tutti quanti, per la città che amiamo».
Supporto prezioso Francesca Rossi: in tempi di poche risorse in generale e anche per la cultura, l’aiuto dei privati diventa fondamentale
Bauli: un regalo che magari stimolerà altre realtà culturali Salamon: mecenatismo rinascimentale
350
La collezione
Sono 350 le opere d’arte ospitate nella casa-museo Palazzo Maffei