Zaia: «Voglio riaprire le scuole»
La Regione: stop all’ordinanza, serve l’ok di Roma. Conte: chi oggi lo chiede, ieri premeva per chiudere tutto
Zaia in pressing sul governo. Il presidente della Regione vuole riaprire da lunedì scuole teatri e musei. «Ma devo coordinarmi con Roma». Salgono i contagi, metà asintomatici.
Le scuole, come le Università, le chiese, i cinema, i teatri, le discoteche e i musei, chiusi in Veneto per l’emergenza Coronavirus dal 23 febbraio al primo marzo dall’ordinanza firmata dal governatore Luca Zaia e dal ministro della Salute, Roberto Speranza, potrebbero riaprire lunedì. Restano però chiuse le attività a Vo’ Euganeo, focolaio principale dell’epidemia, e l’ementare di Limena frequentata dalla bimba di 8 anni risultata positiva al tampone per il Covid-19 e ora sotto osservazione a casa, come tutti i 180 alunni iscritti, le maestre e i bidelli.
«Le scuole possono tranquillamente riaprire, per quello che mi riguarda — annuncia Zaia — a meno che la comunità scientifica non comunichi un pericolo incombente. Ma avendo rilevato un incremento di contagiati minimale, più della metà dei quali asintomatici, penso che l’ordinanza debba essere revocata». I casi confermati sono saliti a 116, la novità è che è coinvolta anche la provincia di Vicenza, con 3 infetti. Rappresenta un sesto cluster (focolaio) accanto a quelli di Vo’ Euganeo (51), Mirano (5), Venezia (9), Limena (8) e Treviso (22). I pazienti ricoverati sono 28, otto dei quali in Terapia intensiva, mentre 63 sono asintomatici in isolamento a casa, e aumentano a tre i soggetti dimessi dall’ospedale. Per ora Verona, Belluno e
Rovigo non sono toccate dall’infezione arrivata dalla Cina, che finora ha infettato 82.550 persone nel mondo, uccidendone 2810.
«Nella nostra regione non c’è un picco esponenziale che giustifichi il mantenimento dell’ordinanza, il contagio è sufficientemente circoscritto e questo ci fa ben sperare — insiste il governatore —. Vorremmo tornare velocemente alla normalità e non reiterare il provvedimento. Credo che ci siano tutti i presupposti per prendere questa decisione prima di domenica, ma essendo il documento a doppia firma con il ministro Speranza, con cui sto discutendo, non dipende solo da me. Attenzione però, non vorrei che l’ordinanza diventasse un alibi: nessuno ha vietato ai cittadini di prendere i mezzi pubblici, di andare nei ristoranti o negli alberghi, eppure sono vuoti. E’ una pandemia mediatica, veicolata da fake-video provenienti dalla Cina: dovremmo chiedere i danni a chi li ha diffusi».
In queste ore c’è un confronto con le altre Regioni del Nord: l’Alto Adige vuole riaprire tutto lunedì, Lombardia ed Emilia annunciano una decisione tra oggi e domani. Ma una prima risposta del premier Giuseppe Conte gela gli entusiasmi: «Chi oggi chiede di aprire tutto, ieri chiedeva di chiudere tutto». Il compromesso potrebbe essere di revo
Luca Zaia
Per me da lunedì si potrebbe tornare alla normalità. Aspetto però il via libera del ministro Speranza
care la misura a metà della prossima settimana. E in attesa del responso, si comincia a delineare il quadro epidemiologico. «Il Covid-19 ha interessato in prevalenza anziani, spesso affetti da altre patologie (le due vittime sono Adriano Trevisan, 78 anni di Vo’, e Luciana Mangiò, 76 di Paese, ndr) — ha riferito ieri in Consiglio regionale l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin —. Il sistema sta reggendo bene, tutti gli ospedali sono operativi a parte Schiavonia, i cui pazienti sono stati trasferiti in altri presidi. A disposizione 145 letti in Malattie infettive». Tra i contagi undici medici di famiglia e cinque ospedalieri (oltre a tre infermieri e a cinque operatori sociosanitari), tra cui l’internista in dottorato di ricerca in Azienda ospedaliera a Padova, dov’è ricoverato, ma infettato al Ca’ Foncello di Treviso: copriva turni di guardia in Geriatria.Quanto al collegamento tra i focolai di Veneto ed Emilia annunciato da Walter Ricciardi dell’Oms, dice Francesca Russo, a capo della Direzione regionale Prevenzione: «Non abbiamo elementi per supportare una stretta correlazione tra
Vo’ e il focolaio di Codogno». «A questo punto cercare il paziente zero è inutile — aggiunge Zaia — il virus c’è e dobbiamo riorganizzare il sistema».
E allora ieri nuovo confronto con le professioni sanitarie. I medici di famiglia hanno risollecitato il rifornimento di mascherine e protezioni individuali e per evitare rischi hanno iniziato le videovisite, grazie a un software protetto. In più hanno svuotato gli ambulatori ricevendo su prenotazione e dopo un triage telefonico. «A breve saranno pubblicate dalla Regione modalità operative standard — rivela Domenico Crisarà, segretario della Fimmg, sigla di categoria — nel frattempo stiamo sostituendo i colleghi in quarantena». Chiesto un numero diretto con i virologi, mentre gli operatori del Suem hanno evidenziato l’opportunità di riservare alcune ambulanze agli infetti. Secondo gli infermieri va infine potenziata l’assistenza domiciliare.