Negozi e bar chiusi per virus
Non solo locali asiatici, ma anche pasticcerie e parrucchieri. C’è anche chi resiste: «Calo delle vendite ma dobbiamo fare da baluardo»
Chiuso per Coronavirus. Non solo bar, ristoranti (specie quelli cinesi e asiatici) e pasticcerie. Ma persino negozi di elettronica e parrucchieri. Mentre si confida nel «ritorno alla normalità» grazie anche alle decisioni da parte della Regione (che dovrebbe riaprire le scuole e togliere i limiti alle attività che prevedono un ammassamento di persone) alcuni negozi hanno fatto la scelta di prendersi qualche giorno di stop.
Accade soprattutto in centro, la zona che, più di ogni altra, almeno nel capoluogo, si è desertificata. Niente turisti, niente studenti, pochissimi lavoratori. Il caso eclatante è stato quello della pasticceria Camesco di corso Porta Nuova, che nei giorni scorsi ha appiccicato in vetrina un eloquente cartello «Chiuso per giustificata psicosi», specificando di aver avuto, in questi giorni perdite di fatturato superiori al 50%. E in effetti sono soprattutto le piccole gastronomie, che vivono soprattutto del via vai, ad accusare le perdite maggiori, anche solo per il rischio di sprecare materie prime nella preparazione.
A fare da contraltare c’è il sobrio avviso comparso fuori da Beper Home, negozio di elettronica di piazzale Cittadella: «In riferimento all’ordinanza del Ministero della Salute, per preservare la salute dei nostri clienti, il negozio rimarrà chiuso fino al primo marzo». Una decisione facoltativa, ma che è stata presa seguendo le indicazioni del decreto ministeriale.
La lista include molte piccole attività della zona tra Porta Nuova e piazza Bra, quella che vede anche la maggiore concentrazione di scuole. Ma anche a Veronetta, in particolare nelle vicinanze del polo universitario, in molti hanno deciso di prendersi qualche giorno, magari giustificandolo come «vacanza di Carnevale».
Diversa la situazione nei quartieri, anche in zone centrali come Borgo Trento. Tutti aperti (e pieni di clienti, alla faccia della paura) i bar di via IV Novembre. Dentro le mura, però, la situazione è preoccupante. «In pochissimi giorni si è risolto il problema dell’afflusso su via Cappello— afferma tra il serio e il faceto Davide
Albertini, titolare del negozio Giulietta Verona e uno dei portavoce della Corporazione esercenti Centro storico — il cortile della casa di Giulietta vede un afflusso di tre, quattro persone l’ora. Ma è proprio in momenti come questi che i commercianti devono tenere duro e continuare ad aprire: dobbiamo essere un baluardo». La Corporazione chiede anche delle misure di sostegno, tra cui la sospensione temporanea di tutte le scadenze fiscali e degli addebiti finanziari, nonché l’attivazione di prestiti ponte con tassi di «emergenza». Verocentro, altra realtà vicina agli esercenti (e ai residenti) del centro, auspica un allentamento delle misure. «La prevenzione è giustissima — afferma il presidente Michele Abrescia — ma questa settimana ha creato seri problemi. Forse ci voleva un po’ di cautele anche nelle misure, nell’attesa di capire bene i rischi».
La convinzione generale è che per riprendersi, anche nel migliore degli scenari, ci vorrà del tempo: magari i veronesi da lunedì torneranno a popolare le vie del centro, ma i turisti? Nessuno azzarda previsioni.