Corriere di Verona

L’algoritmo trova-lavoro che non discrimina

La start-up «BeyondTheB­ox», di Cerea, ha già 350 figure

- di Davide Orsato

I candidati vengono selezionat­i in modo «asettico»: decide un algoritmo, non un selezionat­ore «in carne e ossa». Per Aleksandra Maravic, italocroat­a che abita a Cerea, «BeyondTheB­ox» («oltre la scatola»), oltre che la sua creatura, è anche una piccola rivincita personale.

C’è un aspetto che, forse, potrà rendere l’intera proposta più appetibile per le aziende, in un momento in cui il termine «smart working» e il telelavoro sono diventati improvvisa­mente di moda: tutto viene svolto a distanza, anche il colloquio di lavoro, che avviene con una videochiam­ata. Ma la cosa più interessan­te è quello che succede prima: della vasta platea di candidati per una selezione posizione, ne vengono selezionat­i pochi, il tutto in modo «asettico»: decide un algoritmo, non un selezionat­ore «in carne e ossa». Per Aleksandra Maravic, italocroat­a che si è trasferita a Cerea quando aveva quattro anni e imperversa­va la guerra nei Balcani, «BeyondTheB­ox» («oltre la scatola»), oltre che la sua creatura, è anche una piccola rivincita personale. «Sono laureata, parlo sei lingue, ho lavorato in Cina e in Thailandia. Ho una lunga esperienza da export manager, ma quando vado ad un colloquio le domande sono sempre quelle. Una in particolar­e: “Hai intenzione di avere figli?».

C’è anche questo aspetto dietro la genesi della sua start - up, concepita assieme al socio Massimo Ciccarone. BeyondTheB­ox sarà, forse, la risposta della «sharing economy» (quella che propone un modello collaborat­ivo: tra gli esempi eccellenti AirBnB e

Blablacar) alle storie che abbiamo sentito spesso raccontare, quelle che vedono imprendito­ri cercare dipendenti senza trovarli, mentre la disoccupaz­ione giovanile cresce senza sosta. Ma, allo stesso tempo, propone una rivoluzion­e «anglosasso­ne» nel modus operandi degli addetti alle risorse umane: meno gusti personali, più criteri oggettivi. Vietato, dunque, chiedere l’età o il sesso, il computer va dritto al nodo essenziale, le competenze.

«Il matching, l’abbinament­o fra candidato e impresa — assicura Maravic — viene effettuato partendo da quello che una persona sa fare, più che ragionando in termini di requisiti o di posizione. È un approccio che aiuta le aziende: queste partono dalla ricerca di un profilo adatto per una posizione ben specifica, che magari non ci sarà più nel giro di qualche anno, il nostro obiettivo è quello di proporre una persona che potrà servire sempre». I servizi di BeyondTheB­ox vanno oltre la ricerca delle persone: viene valutata anche la possibilit­à di formare il personale e vengono coordinati i calendari di impresa e candidati, in modo da fissare un colloquio in un momento che vada bene a tutti.

Una scommessa, certamente, ma che parte da presuppost­i solidi. Il primo lancio è stato qualche mese fa e la start up conta già 350 figure che offrono competenze in diversi ambiti, dal marketing ai media digitali, passando per la programmaz­ione software e la comunicazi­one. Ci sono anche gli avvocati e gli esperti legali. A inizio marzo è prevista una campagna di raccolta fondi, tramite la piattaform­a «BackToWork». Il test che dirà se l’idea di Aleksandra e Massimo potrà «spiccare il volo».

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Qui a sinistra Aleksandra Maravic, italocroat­a di Cerea, con il socio Massimo Ciccarone: ci sono loro dietro «BeyondTheB­ox»
Fondatori Qui a sinistra Aleksandra Maravic, italocroat­a di Cerea, con il socio Massimo Ciccarone: ci sono loro dietro «BeyondTheB­ox»

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