L’algoritmo trova-lavoro che non discrimina
La start-up «BeyondTheBox», di Cerea, ha già 350 figure
I candidati vengono selezionati in modo «asettico»: decide un algoritmo, non un selezionatore «in carne e ossa». Per Aleksandra Maravic, italocroata che abita a Cerea, «BeyondTheBox» («oltre la scatola»), oltre che la sua creatura, è anche una piccola rivincita personale.
C’è un aspetto che, forse, potrà rendere l’intera proposta più appetibile per le aziende, in un momento in cui il termine «smart working» e il telelavoro sono diventati improvvisamente di moda: tutto viene svolto a distanza, anche il colloquio di lavoro, che avviene con una videochiamata. Ma la cosa più interessante è quello che succede prima: della vasta platea di candidati per una selezione posizione, ne vengono selezionati pochi, il tutto in modo «asettico»: decide un algoritmo, non un selezionatore «in carne e ossa». Per Aleksandra Maravic, italocroata che si è trasferita a Cerea quando aveva quattro anni e imperversava la guerra nei Balcani, «BeyondTheBox» («oltre la scatola»), oltre che la sua creatura, è anche una piccola rivincita personale. «Sono laureata, parlo sei lingue, ho lavorato in Cina e in Thailandia. Ho una lunga esperienza da export manager, ma quando vado ad un colloquio le domande sono sempre quelle. Una in particolare: “Hai intenzione di avere figli?».
C’è anche questo aspetto dietro la genesi della sua start - up, concepita assieme al socio Massimo Ciccarone. BeyondTheBox sarà, forse, la risposta della «sharing economy» (quella che propone un modello collaborativo: tra gli esempi eccellenti AirBnB e
Blablacar) alle storie che abbiamo sentito spesso raccontare, quelle che vedono imprenditori cercare dipendenti senza trovarli, mentre la disoccupazione giovanile cresce senza sosta. Ma, allo stesso tempo, propone una rivoluzione «anglosassone» nel modus operandi degli addetti alle risorse umane: meno gusti personali, più criteri oggettivi. Vietato, dunque, chiedere l’età o il sesso, il computer va dritto al nodo essenziale, le competenze.
«Il matching, l’abbinamento fra candidato e impresa — assicura Maravic — viene effettuato partendo da quello che una persona sa fare, più che ragionando in termini di requisiti o di posizione. È un approccio che aiuta le aziende: queste partono dalla ricerca di un profilo adatto per una posizione ben specifica, che magari non ci sarà più nel giro di qualche anno, il nostro obiettivo è quello di proporre una persona che potrà servire sempre». I servizi di BeyondTheBox vanno oltre la ricerca delle persone: viene valutata anche la possibilità di formare il personale e vengono coordinati i calendari di impresa e candidati, in modo da fissare un colloquio in un momento che vada bene a tutti.
Una scommessa, certamente, ma che parte da presupposti solidi. Il primo lancio è stato qualche mese fa e la start up conta già 350 figure che offrono competenze in diversi ambiti, dal marketing ai media digitali, passando per la programmazione software e la comunicazione. Ci sono anche gli avvocati e gli esperti legali. A inizio marzo è prevista una campagna di raccolta fondi, tramite la piattaforma «BackToWork». Il test che dirà se l’idea di Aleksandra e Massimo potrà «spiccare il volo».