Baby calciatore «molestato» dal mister
Gli avrebbe mostrato film hard costringendolo a fare sesso: l’allenatore nega tutto
Era il suo allenatore di calcio e, secondo la pesante accusa da cui ora si deve difendere in tribunale, avrebbe approfittato del suo ruolo su uno degli allievi per «insidiarlo» sessualmente. Gli avrebbe mostrato film hard e, sospetto ancora più inquietante, l’avrebbe toccato in modo tutt’altro che «innocente» facendogli subire rapporti orali. Tanto che adesso, per quei presunti «contatti ravvicinati», deve rispondere di violenza sessuale.
Era il suo allenatore di calcio e, secondo la pesante accusa da cui ora si deve difendere in tribunale, avrebbe approfittato del suo ruolo e dell’autorevolezza di cui godeva su uno degli allievi per «insidiarlo» sessualmente.
Gli avrebbe mostrato film hard e, sospetto ancora più inquietante, l’avrebbe toccato in modo tutt’altro che «innocente» facendogli subire rapporti orali. Tanto che adesso, per quei presunti «contatti ravvicinati» - e soprattutto proibiti - con il baby atleta che stravedeva per il calcio e per il suo «mister», quest’ultimo si trova a dover rispondere di violenza sessuale davanti al giudice Raffaele Ferraro. E ieri mattina, in aula, il magistrato ha deciso di sentire un’assistente sociale sull’attendibilità della parte lesa, che all’epoca dei fatti contestati aveva soltanto 10 anni: un’audizione che avverrà nel corso della prossima udienza calendarizzata a fine maggio, dopodiché scatterà la discussione da parte di accusa (il pubblico ministero Federica Ormanni), parte civile (il cui legale è Barbara Casarotti) e difesa (avvocato Alessandro Avanzi). Infine, l’ultima parola spetterà al giudice Ferraro che emetterà la sentenza al termine del rito abbreviato: una scelta procedurale, questa, che in caso di condanna garantirà all’imputato la riduzione di un terzo sull’ammontare della pena.
Tutto questo, mentre il diretto interessato respinge «nella maniera più assoluta» qualsiasi ombra riguardo al proprio operato come preparatore sportivo e «coach» della formazione giovanile di calcio. «Nessuna molestia, tantomeno atti sessuali con quell’allievo», professa la propria «totale estraneità alle contestazioni» l’imputato che, a seguito di questa incresciosa vicenda che lo vede «per la prima volta» (risulta infatti incensurato) costretto a fare i conti con la giustizia, si è trovato a dover lasciare l’incarico di preparatore atletico. Per lui era una passione, da quando è stato denunciato da quel ragazzino però non allena più: una querela, quella da parte della vittima ora diciottenne, presentata in Questura soltanto nel 2018, mentre le presunte molestie - due in particolare, gli episodi di cui risponde l’imputato - si sarebbero verificate dall’autunno del 2012 alla primavera de2013. Ma perché, fa notare la difesa, l’allievo si è deciso a denunciare solo 5 anni dopo gli abusi che sostiene di aver subìto da colui che all’epoca era il suo allenatore? Forse potrà tentare di fornirne una spiegazione nel corso della prossima udienza l’assistente sociale che seguiva il minore e che ieri è stata «convocata» in aula dal giudice Ferraro. Stando alla ricostruzione delineata dal pm Ormanni, le molestie sarebbero state perpetrate dall’allenatore all’interno della propria abitazione: suo figlio era infatti amico della vittima, che per questo motivo frequentava casa loro e si fidava ancora di più del proprio «mister». Invece quest’ultimo, in base alle accuse, avrebbe tradito non soltanto la fiducia che riponeva in lui la vittima, ma anche quella dei suoi genitori. Dove stia la verità, fra 3 mesi,sarà compito del giudice cercare di stabilirlo.