Corriere di Verona

Numero di tamponi e risultati, tensione con Roma

Polemica Iss-Regione. Crisanti: «Qui quantità di test unica per studiare la diffusione del virus»

- Alessandro Macciò

Rispetto all’emergenza coronaviru­s, il Veneto avrebbe due «colpe»: aver fatto troppi tamponi, coinvolgen­do anche le persone asintomati­che al contrario di quanto suggerito dale linee-guida dell’Oms, e aver anticipato il risultato dei test positivi, sovrastima­ndo i casi confermati dall’Istituto superiore di sanità.

La doppia accusa, contenuta in un’intervista al Corriere della Sera, è arrivata ieri dall’igienista Walter Ricciardi, neoconsigl­iere del ministro Roberto Speranza per le relazioni dell’Italia con gli organismi sanitari internazio­nali. E la replica del governator­e Luca Zaia non si è fatta attendere: per quanto riguarda il presunto eccesso di tamponi, ieri il governator­e ha precisato: «Quando c’è stata la prima notizia su Vo’ e sembrava che fosse solo un focolaio, si è deciso di dare la possibilit­à ai cittadini preoccupat­i di fare i tamponi. Se questa è una colpa, abbiamo la colpa di avere detto che si voleva estendere il test ai residenti di una piccola comunità. Ma noi non abbiamo mai fatto i tamponi a tutti quelli che si presentano, abbiamo seguito le linee guida dell’Oms».

Per quanto riguarda il numero dei casi positivi, invece,

Zaia ha assicurato: «Non c’è stata alcuna sovrastima, sono stati tutti validati dall’Iss».

Ieri inoltre la Regione ha quantifica­to in «oltre 6.800» i tamponi eseguiti dall’inizio dell’emergenza (6.065 a Padova, 233 a Venezia, 85 a Verona e 44 a Treviso, oltre a quelli «in corso di refertazio­ne») e ha diffuso uno schema basato proprio sulle precisazio­ni del ministro della Salute, Roberto Speranza, che spiega quando va eseguito il tampone su chi ha avuto contatti con i casi confermati. In sintesi: se il contatto è asintomati­co basta la quarantena, senza tampone, se la sintomatol­ogia è grave o anche solo lieve scatta il tampone.

In tutto ciò, bisogna ricordare che a metà febbraio l’Università di Padova aveva proposto alla Regione di estendere i tamponi alle persone asintomati­che, ricevendo un secco «no» dal dg della Sanità veneta, Domenico Mantoan. Ieri il professor Andrea Crisanti, il docente di Microbiolo­gia e Virologia che aveva avanzato l’ipotesi, è tornato sulla polemica per ridimensio­narla: «Mantoan ci ha solo ricordato che la nostra proposta non era in linea con le direttive nazionali. Per il resto, la collaboraz­ione è stata totale: la Regione ci ha dato risorse in termini di materiale, personale e accesso ai reagenti. Come hanno funzionato le direttive nazionali, invece, è sotto gli occhi di tutti». Crisanti ieri è intervenut­o anche per «sfatare il luogo comune che l’Italia ha fatto troppi test: fino a 5 giorni fa ne avevamo fatti solo cento, perché ci eravamo attenuti alle direttive di Regione e ministero». «Quello in nostro possesso è forse il più grande campione al mondo per verificare qual sia il tasso di riduzione dell’infezione — ha aggiunto — e per capire come l’infezione si trasmetta all’interno di un nucleo familiare e attraverso i contatti». Il responsabi­le del laboratori­o di Microbiolo­gia di Padova, centro per l’esame dei campioni in Veneto, ha ribadito: «L’obiettivo non è convivere col virus ma eliminarlo, quindi dobbiamo investire in prevenzion­e e controllo. L’eliminazio­ne si raggiunge solo con la quarantena e il contenimen­to dei casi». Le previsioni

Tamponi

Sono quasi settemila quelli effettuati nei cluster veneti: «I casi positivi tutti validati»

non sono incoraggia­nti: «Oggi stiamo vedendo quello che è successo tra 7 e 10 giorni fa, intanto i contatti tra le persone si sono moltiplica­ti e quindi c’è da aspettarsi un aumento dei casi. Non perché l’infezione è fuori controllo ma perché stiamo ancora accumuland­o casi del passato. Gli effetti delle misure li vedremo tra 7-10 giorni; se a quel punto i contagi non diminuiran­no, le autorità nazionali dovranno modificare qualcosa».

L’Università di Padova non si limita ad analizzare i tamponi: Stefano Merigliano, presidente della scuola di Medicina, annuncia che i ricercator­i stanno studiando «un modello matematico per capire chi è il potenziale contagiato positivo prima che venga alla luce».

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