La fiera conferma altri due saloni, ma gli agricoltori rischiano la crisi
L’industria. Ma anche l’agricoltura. La psicosi da Coronavirus si sparpaglia nei vari comparti dell’economia veronese, creando danni. E ingiustificati allarmi. Ha contratto il virus dopo essere stata nel quartiere generale di Dossobuono, la 36enne dipendente di Calzedonia ricoverata a Barcellona che dopo qualche giorno nel Veronese si era spostata nel Milanese e nel Bergamasco, zone dove con ogni probabilità ha contratto la malattia. Nessun rischio di contagio quindi nell’ headquarter di Dossobuono, anche se l’azienda, in via cautelare, ha già provveduto a mettere a conoscenza del fatto i servizi sanitari del Veneto e del Trentino Alto Adige che non hanno ritenuto necessaria la chiusura dell’attività. Intanto per oggi alle 11.30 l’assessore alle attività economiche del Comune Nicola Zavarise ha convocato le categorie «per - ha spiegato - condividere le iniziative più utili a superare questo difficile momento». Al suo fianco gli esponenti della Lega in parlamento e in Regione. «Anche Verona - ha detto l’assessore -, per quanto non si siano registrati casi da Coronavirus, risente di un certo clima di paura attorno a questa vicenda. Siamo pronti a fare la nostra parte per sostenere il ritorno, quanto prima, alla normalità». Quella auspicata da tutti e che uno spiraglio lo ha visto anche nella conferma da parte di Veronafiere della 54esima edizione di Vinitaly che si terrà dal 19 al 22 aprile. Confermate anche Sol&Agrifood, con il nuovo salone dedicato alle birre artigianali ed Enolitech. Leggero spostamento di data per il Vinitaly Design International Packaging Competition, con la riunione della giuria che slitta dal 3 al 25 marzo. «Pur mantenendo alta l’attenzione e consapevoli delle difficoltà del momento, - ha dichiarato il direttore generale Giovanni Mantovani - Veronafiere è convinta che questi comparti, unitamente a quello del vino, contribuiranno a rilanciare un clima di fiducia nel Paese». Comparti che vanno di pari passo con quello agricolo che in questo momento è in forte difficoltà. Ordini disdetti, rifiuto di lavoratori stranieri a lavorare nelle aziende agricole venete e richiesta di «certificati di buona salute» per i prodotti agricoli. È la situazione paradossale che molti agricoltori di Confagricoltura Veneto stanno vivendo nelle ultime ore. «Siamo molto preoccupati – sottolinea Damiano Valerio, della sezione frutticoltori di Confagricoltura Verona e vicepresidente dell’ Associazione fragolicoltori della pianura veronese -. Tra un mese comincerà la raccolta delle fragole e attendiamo i nostri braccianti dall’Est che da molti anni vengono a fare la stagione da noi». Allarme lanciato anche da Coldiretti. «Occorre un intervento sul piano nazionale e comunitario per evitare che vengano poste ingiustificate barriere alla circolazione dei lavoratori e delle merci con decisioni estemporanee delle autorità di Paesi comunitari e non che generano grande insicurezza ma anche danni economici ed occupazionali» ha affermato il presidente Daniele Salvagno.