Zigliotto: Bpvi, con Zonin fu rottura su Monorchio
L’ex consigliere testimonia per otto ore. Processo Sorato, sì a 300 parti civili
( f.n.-b.c.) I rapporti diventati tesi con Zonin dopo l’arrivo in cda dell’ex ragioniere dello Stato, Andrea Monorchio. Le «baciate» e la fase surreale che si apre in banca nel 2015, quella dei sospetti reciproci e delle accuse di Sorato rimaste senza verifiche. Lucido e preciso, puntuale e credibile. Così ha descritto Giuseppe Zigliotto, l’ex consigliere di Banca popolare di Vicenza, chi ha potuto seguire, ieri, la sua testimonianza al processo per il crac Bpvi, andata avanti per otto ore. Sempre presente in aula, primo tra gli imputati a salire sul banco dei testimoni, la deposizione dell’ex leader degli Industriali di Vicenza era molto attesa. Salvo esser fatta a porte chiuse, per le restrizioni sugli accessi in aula per l’emergenza coronavirus. Fatto di cui lo stesso Zigliotto si è lamentato alla vigilia («Per me un altro schiaffo, nel momento in cui posso dire la mia, dopo aver subito un processo per quattro anni di processo mediatico»). Così come sia il suo difensore, Giovanni Manfredini, che gli avvocati di parte civile, con Michele Vettore, hanno chiesto di poter ammettere i giornalisti, visto il numero dei presenti perfino inferiore ai pochi posti disponibili. Niente da fare.
E allora alle 9.45 via alla testimonianza-fiume di Zigliotto, che riprenderà oggi alle 13. Zigliotto ha tra l’altro accusato Bce di come ha gestito la fase della crisi, ma anche le strutture interne di controllo di non aver riportato gli elementi critici al cda. E tra i vari temi toccati, di fronte alle domande del pm Gianni Pipeschi, Zigliotto ha ricostruito i rapporti in banca. A partire da quelli con il presidente, Gianni Zonin: «Era una persona molto autorevole e si comportava di conseguenza. E ha sempre difeso il valore del titolo». E ancora, sulla differenza di vedute tra loro: «Io spingevo più per sostenere le imprese», mentre Zonin guardava anche all’immobiliare e a partecipazioni come Cattolica, Save e Fiera di Verona, che sottraevano capitale.
E poi i rapporti che s’incrinano con Zonin dal 2011. «Era il presidente ad indicare i nuovi consiglieri, ma consultandosi con gli altri componenti del consiglio, a cui chiedeva il gradimento. Il disaccordo iniziò di fronte all’arrivo di Monorchio». Zigliotto non è d’accordo: Zonin si era impegnato al rinnovamento del consiglio. La questione diventa delicata: «Sulla proposta di Monorchio mi ero astenuto. Due consiglieri mi prendono da parte». Gli dicono che Zonin non gradiva, lo convincono a ritirare l’astensione. «Da allora - aggiunge Zigliotto - con il presidente non mi sono più trovato sulla stessa lunghezza d’onda».
E poi il quadro che cambia nel 2015, con l’ispezione Bce. «Sentii parlare dei fondi maltesi per la prima volta a maggio con la relazione del capo dell’audit Bozeglav. Così come delle baciate con quella intensità», dice Zigliotto, che sostiene anche come l’operazione di acquisto finanziato del 2012 per 8,5 milioni non sia una «baciata» e che quei soldi, prestati per compravendere aziende furono usati nel frattempo in parte per comprare azioni. Operazioni su cui chiede al dg Samuele Sorato di avere il via libera di Zonin: sarebbe diventato il consigliere con più azioni e, visti i cattivi rapporti, il presidente avrebbe potuto prenderla come una manovra ostile. Arriva il via libera.
Poi la fase del 2015, il «periodo surreale» che si vive in banca. Con quel dialogo decisivo con Sorato, a cui Zigliotto chiede se Zonin sapesse: «Sa tutto», è la risposta del manager. E alla domanda di Zigliotto sulle prove, Sorato accenna a documenti e mail. Che però non salteranno fuori.
E intanto, proprio su Sorato, ieri pomeriggio si è tornati in aula per l’udienza preliminare a carico dell’ex direttore generale, posizione separata per problemi di salute. Il giudice Roberto Venditti ha ammesso tutte le circa trecento parti civili. Prossima udienza, in cui si affronteranno le questioni preliminari, il 16 aprile. Intanto i legali del manager veneziano, gli avvocati Fabio
Pinelli e Alberto Berardi, stanno preparando il ricorso in Cassazione sulla ricusazione del giudice.