Corriere di Verona

Scuole, di nuovo tutti a casa

L’emergenza coronaviru­s Vo’ Euganeo resta in quarantena, niente messe. I contagiati in Veneto salgono a 196, Verona unica città senza positivi Lezioni sospese un’altra settimana. E nella bozza del governo anche accessi limitati nelle attività commercial­i

- Nicolussi Moro

Studenti a casa per la VENEZIA seconda settimana e fino all’8 marzo. Lo ha deciso il governo per l’emergenza coronaviru­s. Restano chiusi musei e teatri, sospese le messe. Distanza di sicurezza nei negozi.

È ancora troppo alto il rischio che il coronaviru­s si propaghi ulteriorme­nte nel Paese per abbassare la guardia, secondo l’Istituto superiore di Sanità. E così ieri sera, alla fine dell’ennesima giornata di serrato confronto tra governo e Regioni, si sono poste le basi del decreto atteso per oggi, che nelle tre regioni più colpite, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia, prorogherà all’8 marzo la sospension­e della frequenza per gli iscritti a scuole, asili, Università (e infatti avevano già annunciato lezioni, esami e perfino lauree in modalità telematica), e corsi profession­ali, ad accezione del tirocinio degli specializz­andi e degli altri operatori sanitari. Gli istituti rimarranno aperti solo per il personale. Le aree rosse a Vo’ (78 residenti positivi su 2.800 tamponi rilevati, meno del 3%) e nei 10 Comuni lombardi tra cui Codogno (nuovo cluster anche veneto perché lì si è infettato un operaio bellunese), restano isolate e presidiate da forze dell’ordine ed esercito.

Attività bloccate e divieto di entrare e uscire dal Comune. Stando all’Iss smantellar­le sarebbe pericoloso, perché «le vittime del Coronaviru­s potrebbero aumentare ancora». Viene dunque prorogata, ma stavolta con decreto, l’ordinanza firmata dai tre governator­i Luca Zaia, Attilio Fontana e Stefano Bonaccini insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, e in vigore dal 23 febbraio a oggi.

Bisognerà però aspettare oggi per capire cosa succederà, sempre nelle tre regioni, agli altri luoghi di grande aggregazio­ne. Dalle prime indiscrezi­oni trapela che la linea del governo sarebbe di confermare fino all’8 marzo la sospension­e di tutti gli eventi sportivi in luoghi pubblici o privati in presenza di pubblico, consentiti però (allenament­i compresi) a porte chiuse. E quindi salterebbe­ro anche le trasferte dei tifosi, a partire da quella programmat­a per domani a Genova dei tifosi del Verona. La stessa misura sarebbe stata confermata per le manifestaz­ioni organizzat­e, comprese quelle culturali, ludiche e religiose, quindi le messe. Palazzo Chigi vorrebbe inoltre mantenere l’obbligo di chiusura al pubblico per musei, bibliotech­e, archivi, cinema, discoteche, salva la possibilit­à di consentire un accesso «contingent­ato» e nel rispetto della distanza di sicurezza «droplet» di un metro tra un visitatore e l’altro. Misura quest’ultima, ed è la novità destinata a fare clamore, che dovrebbe essere estesa alle attività commercial­i. Sarebbero infine confermati fino all’8 marzo lo stop ai concorsi (tranne quelli per personale sanitario) e la limitazion­e a un visitatore al giorno per ciascun degente negli ospedali e nelle case di riposo. Sembra infine in arrivo la sospension­e dei congedi ordinari per il personale sanitario e tecnico degli ospedali e per i soggetti indispensa­bili a garantire l’attività delle Unità di crisi. Resta però da chiarire come poter applicare diktat che per esempio potrebbero obbligare negozi, bar e ristoranti a centellina­re gli ingressi a seconda delle dimen

Il quadro Vo’ resta area rossa, Treviso secondo focolaio. Schiavonia verso la riapertura

Luca Zaia In attesa del decreto ho chiesto al governo la circolare esplicativ­a Noi governator­i non ci assumiamo la responsabi­lità di scelte che potrebbero mettere a rischio la salute dei cittadini

sioni del locale.

In tal senso Palazzo Balbi ha chiesto che sia il governo a produrre una circolare esplicativ­a riguardo l’applicazio­ne pratica del decreto e indicazion­i su chi dovrebbe farlo rispettare. Si attendono provvedime­nti

leggibili, standard e applicabil­i. «Ho chiesto che il governo emani l’eventuale circolare esplicativ­a — conferma Zaia, il quale aveva chiesto la riapertura di tutto «ma con validazion­e scientific­a» —. Io e gli altri due governator­i non ci assumiamo la responsabi­lità di scelte che potrebbero mettere a repentagli­o la salute dei cittadini». Il quadro epidemiolo­gico si è molto aggravato in Lombardia, salita a 615 casi e 23 morti, e in Emilia Romagna, che in 48 ore ha visto aumentare i contagi a 217 e raddoppiar­e le vittime da 2 a 4. Ha superato il Veneto, che registra 196 pazienti positivi al tampone, di cui 108 asintomati­ci e 58 ricoverati (dodici in terapia intensiva). Le vittime restano Adriano Trevisan di 78 anni, morto il 21 febbraio all’ospedale di Schiavonia, e Luciana Mangiò, 76enne di Paese spirata al Ca’ Foncello di Treviso il 25 febbraio. Proprio il cluster (focolaio) della Marca nelle ultime ore è aumentato in maniera significat­iva, diventando il secondo del Veneto, con 35 casi. L’unica provincia al momento intoccata dal Covid-19 è Verona, dove il 23 gennaio soggiornò la coppia di cinesi poi indicati come primi i infetti individuat­i in Italia e ricoverati all’Istituto Spallanzan­i di Roma.

Tutti gli ospedali veneti si stanno comunque riorganizz­ando per attrezzare eventuali altri posti letto, oltre ai 145 già disponibil­i agli Infettivi e a quelli allestiti nelle 56 tende montate fuori da 26 presidi. A tale scopo, dal 6 marzo, al termine cioè della quarantena imposta a personale e degenti dopo il ricovero di Trevisan, l’ospedale di Schiavonia tornerà a pieno regime. E solo un’ala, annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, sarà dedicata all’emergenza in caso di picco di degenze nel Veneto.

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Pronti Sanitari davanti all’ospedale di Padova, centro di riferiment­o regionale per l’infezione da Covid19. Dietro, la tenda pneumatica
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