Scuole, di nuovo tutti a casa
L’emergenza coronavirus Vo’ Euganeo resta in quarantena, niente messe. I contagiati in Veneto salgono a 196, Verona unica città senza positivi Lezioni sospese un’altra settimana. E nella bozza del governo anche accessi limitati nelle attività commerciali
Studenti a casa per la VENEZIA seconda settimana e fino all’8 marzo. Lo ha deciso il governo per l’emergenza coronavirus. Restano chiusi musei e teatri, sospese le messe. Distanza di sicurezza nei negozi.
È ancora troppo alto il rischio che il coronavirus si propaghi ulteriormente nel Paese per abbassare la guardia, secondo l’Istituto superiore di Sanità. E così ieri sera, alla fine dell’ennesima giornata di serrato confronto tra governo e Regioni, si sono poste le basi del decreto atteso per oggi, che nelle tre regioni più colpite, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia, prorogherà all’8 marzo la sospensione della frequenza per gli iscritti a scuole, asili, Università (e infatti avevano già annunciato lezioni, esami e perfino lauree in modalità telematica), e corsi professionali, ad accezione del tirocinio degli specializzandi e degli altri operatori sanitari. Gli istituti rimarranno aperti solo per il personale. Le aree rosse a Vo’ (78 residenti positivi su 2.800 tamponi rilevati, meno del 3%) e nei 10 Comuni lombardi tra cui Codogno (nuovo cluster anche veneto perché lì si è infettato un operaio bellunese), restano isolate e presidiate da forze dell’ordine ed esercito.
Attività bloccate e divieto di entrare e uscire dal Comune. Stando all’Iss smantellarle sarebbe pericoloso, perché «le vittime del Coronavirus potrebbero aumentare ancora». Viene dunque prorogata, ma stavolta con decreto, l’ordinanza firmata dai tre governatori Luca Zaia, Attilio Fontana e Stefano Bonaccini insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, e in vigore dal 23 febbraio a oggi.
Bisognerà però aspettare oggi per capire cosa succederà, sempre nelle tre regioni, agli altri luoghi di grande aggregazione. Dalle prime indiscrezioni trapela che la linea del governo sarebbe di confermare fino all’8 marzo la sospensione di tutti gli eventi sportivi in luoghi pubblici o privati in presenza di pubblico, consentiti però (allenamenti compresi) a porte chiuse. E quindi salterebbero anche le trasferte dei tifosi, a partire da quella programmata per domani a Genova dei tifosi del Verona. La stessa misura sarebbe stata confermata per le manifestazioni organizzate, comprese quelle culturali, ludiche e religiose, quindi le messe. Palazzo Chigi vorrebbe inoltre mantenere l’obbligo di chiusura al pubblico per musei, biblioteche, archivi, cinema, discoteche, salva la possibilità di consentire un accesso «contingentato» e nel rispetto della distanza di sicurezza «droplet» di un metro tra un visitatore e l’altro. Misura quest’ultima, ed è la novità destinata a fare clamore, che dovrebbe essere estesa alle attività commerciali. Sarebbero infine confermati fino all’8 marzo lo stop ai concorsi (tranne quelli per personale sanitario) e la limitazione a un visitatore al giorno per ciascun degente negli ospedali e nelle case di riposo. Sembra infine in arrivo la sospensione dei congedi ordinari per il personale sanitario e tecnico degli ospedali e per i soggetti indispensabili a garantire l’attività delle Unità di crisi. Resta però da chiarire come poter applicare diktat che per esempio potrebbero obbligare negozi, bar e ristoranti a centellinare gli ingressi a seconda delle dimen
Il quadro Vo’ resta area rossa, Treviso secondo focolaio. Schiavonia verso la riapertura
Luca Zaia In attesa del decreto ho chiesto al governo la circolare esplicativa Noi governatori non ci assumiamo la responsabilità di scelte che potrebbero mettere a rischio la salute dei cittadini
sioni del locale.
In tal senso Palazzo Balbi ha chiesto che sia il governo a produrre una circolare esplicativa riguardo l’applicazione pratica del decreto e indicazioni su chi dovrebbe farlo rispettare. Si attendono provvedimenti
leggibili, standard e applicabili. «Ho chiesto che il governo emani l’eventuale circolare esplicativa — conferma Zaia, il quale aveva chiesto la riapertura di tutto «ma con validazione scientifica» —. Io e gli altri due governatori non ci assumiamo la responsabilità di scelte che potrebbero mettere a repentaglio la salute dei cittadini». Il quadro epidemiologico si è molto aggravato in Lombardia, salita a 615 casi e 23 morti, e in Emilia Romagna, che in 48 ore ha visto aumentare i contagi a 217 e raddoppiare le vittime da 2 a 4. Ha superato il Veneto, che registra 196 pazienti positivi al tampone, di cui 108 asintomatici e 58 ricoverati (dodici in terapia intensiva). Le vittime restano Adriano Trevisan di 78 anni, morto il 21 febbraio all’ospedale di Schiavonia, e Luciana Mangiò, 76enne di Paese spirata al Ca’ Foncello di Treviso il 25 febbraio. Proprio il cluster (focolaio) della Marca nelle ultime ore è aumentato in maniera significativa, diventando il secondo del Veneto, con 35 casi. L’unica provincia al momento intoccata dal Covid-19 è Verona, dove il 23 gennaio soggiornò la coppia di cinesi poi indicati come primi i infetti individuati in Italia e ricoverati all’Istituto Spallanzani di Roma.
Tutti gli ospedali veneti si stanno comunque riorganizzando per attrezzare eventuali altri posti letto, oltre ai 145 già disponibili agli Infettivi e a quelli allestiti nelle 56 tende montate fuori da 26 presidi. A tale scopo, dal 6 marzo, al termine cioè della quarantena imposta a personale e degenti dopo il ricovero di Trevisan, l’ospedale di Schiavonia tornerà a pieno regime. E solo un’ala, annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, sarà dedicata all’emergenza in caso di picco di degenze nel Veneto.