Il Patriarca: «Sono ferito»
Lorenzoni contro Zaia: «Comunicazione schizofrenica» Verso i bar aperti ma tutti a un metro di distanza: «Ridicolo»
La scuola (chiusa) si adegua, la Chiesa (altrettanto chiusa all’inizio della Quaresima) un po’ meno, il patriarca di Venezia si dice «ferito».
Scuole aperte, scuole chiuse e, infine, la versione definitiva: «scuole aperte ma con la sospensione dell’attività didattica». Il mondo della scuola veneta reagisce con pragmatismo al mondo alla rovescia generato dalla diffusione del coronavirus. Augusta Celada, la dirigente scolastica per il Veneto ragiona con calma: «Ricordiamo che qui la settimana che si sta chiudendo ha visto la chiusura per tre soli giorni, certo, altri sei peseranno inevitabilmente. Nel primo ciclo è anche un problema sociale e di accudimento, nelle scuole del secondo ciclo, invece, dieci-dodici giorni di lezione persi non sono pochi. La criticità maggiore è per le quinte ma è previsto che il 15 maggio si stili un documento in cui le scuole declinano le attività svolte e sarà motivato in quella sede il cambio di programma». Insomma, ci si rimbocca le maniche.
Sandra Biolo, segretario regionale Cisl Scuola rileva che almeno, con la formula adottata, «Si andrà avanti con le pratiche amministrative delle scuole. Ma è una situazione inedita. Sappiamo che in questi casi le scuole rischiano d’essere focolai d’infezione».
L’atipico avvio di campagna elettorale, poi, porta il candidato del centro sinistra Arturo Lorenzoni a parlare di «comunicazione schizofrenica» da parte di Zaia: «Sorprende la comunicazione che ha fatto in pompa magna ieri Zaia, creando confusione e disagio nelle famiglie. La scorsa settimana ha creato un forte allarmismo, rendendosi conto poi di aver usato toni eccessivi, invertendo completamente la comunicazione, minimizzando. Voler semplificare i messaggi a tutti costi quando si ha da gestire situazioni oggettivamente complesse porta alla proposta di soluzioni non adeguate. Sembra evidente la fatica da parte della amministrazione regionale a gestire una situazione che avrebbe bisogno di meno comunicazione e più riflessione e competenza». Una stoccata non proprio in punta di fioretto, pare. Del resto, sono i giorni del malcontento diffuso e a dirsi «ferito» è anche il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia alle prese con una quaresima come non se ne sono viste mai: senza messe: «Ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli il non poter celebrare insieme, per un atto di responsabilità civica e di attenzione alla collettività, la Santa Messa in questa prima Domenica di Quaresima, nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi in dialogo con le pubbliche autorità anche nazionali».
E, in deroga ai toni sfumati della tradizione ecclesiastica, la delusione del patriarca è cristallina. La reazione, poi, sarà lo scampanellio a festa annunciato per colmare il silenzio delle chiese vuote. C’è persino chi, come il mestrino don Natalino Bonazza, posta ironico: «E se un parroco andasse a celebrare all’Auchan creerebbe assembramento?».
Il tema è la distanza, quella di circa un metro considerata di sicurezza e citata come droplets, vale a dire goccioline, quelle di uno starnuto in grado di trasmettere il virus. Nelle estenuanti consultazioni Stato-Regioni di ieri è stata la parola chiave da applicare ad esempio a bar e ristoranti. Elio Dazzo, presidente di Aepe Venezia, non sa trattenere un sorriso: «Noi siamo disponibili ad attenerci alle normative che ci verranno imposte. Quanto al droplets, al momento abbiamo un commensale ogni 50 metri... Qui siamo in crisi sul serio: abbiamo il problema di pagare il personale, di assumere quello stagionale ma la politica continua a parlare del sesso degli angeli».
Patriarca Moraglia Ferisce non vivere insieme la prima domenica di Quaresima nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi di dialogo con le autorità
Celada (Miur) Dieci giorni senza lezioni peseranno. Soprattutto per le quinte alle prese con la maturità