Corriere di Verona

Il sindaco (con la tosse): «Resistiamo, ma nulla sarà come prima»

A Vo’ Euganeo Amministra­va un paesino, ora si ritrova a gestire l’area off limits

- Priante

Vorrei che questo isolamento finisse subito Mancano sette giorni “all’alba”: non è facile convincere tutti a rimanere nel comune Spero che nessuno sia così sciocco da tentare la fuga

Qui, tra mille timori, si sta riscoprend­o il valore della vicinanza, il senso di protezione della comunità Le società del futuro saranno più “local”, meno proiettate verso l’esterno

«Quando l’isolamento finirà saremo tutti diversi. Io, sarò diverso: questa esperienza mi ha cambiato per sempre».

Giuliano Martini era il classico sindaco di un piccolo comune. Abituato a chiamare per nome i compaesani, a mediare le beghe tra vicini di casa, a dover scegliere se impiegare le scarne finanze del municipio per ritinteggi­are la scuola elementare o sistemare la strada. Poi, è successo quel che è successo. «Mi ha chiamato il direttore generale dell’Usl, diceva che c’erano dei positivi al coronaviru­s. Da quel momento è stato un vortice inarrestab­ile: la notizia che il povero Adriano Trevisan era morto, le parole del premier Conte, l’arrivo dell’Esercito e l’ordine di non uscire dai confini...».

Vo’, 3.400 anime nella Bassa Padovana, fino a pochi giorni fa godeva di un’unica particolar­ità, quella di essere il comune italiano col nome più corto. Ora, invece, è il simbolo di come un virus venuto da lontano possa stravolger­e la nostra società.

Farmacista, 62 anni, Martini è sposato con Carla dalla quale ha avuto un figlio, Luca. La passione per la politica l’ha sempre avuta: la militanza nella Liga Veneta, poi il passaggio a Forza Italia e al Pdl e infine, due anni fa, la tessera della Lega. Ha fatto il sindaco dal 2004 al 2014 e lo scorso anno è stato rieletto. «Sarà l’ultima volta: tra quattro anni non mi ricandido. In questi giorni me lo sono chiesto più volte: ma chi me l’ha fatto fare?». Ha la voce stanca di chi dorme poche ore per notte e si ritrova a fare da unico parafulmin­e in un paese finito in mezzo a una tempesta sanitaria. Ogni tanto si interrompe per tossire. Sindaco, sta bene?

«Ma sì, è solo un po’ di fastidio alla gola. Ho fatto il test quattro giorni fa: negativo. Presto, se ci sarà occasione lo rifarò, anche se sono convinto di non aver contratto il virus. Comunque, non ho paura. Sono fisicament­e forte: è ragionevol­e credere che io possa superare un’eventuale contagio senza troppa difficoltà».

Ormai l’isolamento di Vo’ dura da una settimana, i suoi compaesani cominciano a dare segni di insofferen­za... «Siamo tutti sfiniti ma è importante tenere duro. È dal Medioevo che non capitava una cosa del genere: Vo’ rappresent­a un’occasione unica non solo per la comunità scientific­a che deve capire come si diffonde il virus, ma anche per le istituzion­i, chiamate a sperimenta­re i metodi più opportuni per isolare una vasta area abitata. Perché una cosa è certa: ci sono stati l’aviaria, l’ebola, il Covid 19... Quindi è ovvio che altri contagi arriverann­o in futuro e, anche grazie ai sacrifici del mio paese, la prossima volta l’Italia sarà più preparata».

Quindi lei non è tra chi vorrebbe interrompe­re subito la quarantena...

«Certo che lo vorrei... Mancano sette giorni “all’alba” e non è facile convincere tutti a rimanere qui. Gli imprendito­ri sono in seria difficoltà e ora anche i contadini premono per tornare a lavorare i campi e a vendere il loro vino. Spero che nessuno sia così sciocco da tentare la fuga».

Prima diceva che da questa emergenza si uscirà cambiati. Che intende?

«In questi ultimi giorni, Vo’ non è più un paese fantasma. Ieri, in un rifugio sulle nostre colline, un anziano stava insegnando a due ragazzini come si gioca a briscola. Sarà una delle immagini più belle che mi rimarranno di questa esperienza. Qui, tra mille timori, si sta riscoprend­o il valore della vicinanza, il senso di protezione della comunità. Per questo credo che le società del futuro saranno più “local”, meno proiettate verso l’esterno». Qual è, invece, l’immagine più brutta che ricorderà?

«La bimba di due anni che, tra le braccia della madre, piangeva disperata perché non poteva raggiunger­e la nonna, che si trovava oltre il posto di blocco. Tante famiglie si sono risvegliat­e divise da un muro invisibile e a volte mi sembra di essere in un film girato al Checkpoint Charlie: a Vo’ come a Berlino Est».

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Il sindaco di Vo’, Giuliano Martini, fotografat­o, ieri con la mascherina dietro al bancone della sua farmacia. Ha 62 anni, sposato, ha un figlio
Al lavoro Il sindaco di Vo’, Giuliano Martini, fotografat­o, ieri con la mascherina dietro al bancone della sua farmacia. Ha 62 anni, sposato, ha un figlio

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