Corriere di Verona

Chat, nonni e... un’altra settimana coi bimbi a casa

- Sara D’Ascenzo

2 Il giorno di marzo in cui avrebbero dovuto riaprire le scuone

9 Il giorno di marzo in cui invece riaprirann­o le scuole

La chat delle medie dá il primo cenno di vita alle 7.08 di ieri mattina. Una circolare della dirigente che già inquadra la giornata: «In caso di riapertura delle scuole lunedì 2 marzo - recita il documento ufficiale - l’ingresso sarà posticipat­o alle 10 per permettere la pulizia dei locali». Nel sonnacchio­so risveglio del sabato, qualcuno osa pronunciar­e la domanda che toglie il sonno a tutti i genitori da qualche giorno ormai: «Ma quindi non è sicuro il rientro lunedì...». Eh no, nulla è sicuro nei tempi cupi dell’emergenza da coronaviru­s. E per tutto il giorno il telefono registra l’ansia crescente dei genitori, parallela alla gioia scomposta di bambini e ragazzi: «Ditemi voi se è possibile saperlo con certezza solo oggi», arriva dalla chat delle elementari, mentre dalla materna sbuca solo una timida domanda: «Novità?», fatta in punta di piedi quasi temendo l’infausto vaticinio. Niente scuola per un’altra lunghissim­a settimana. Quando è chiaro che finirà così, si recuperano sprazzi di lucidità e si butta giù il piano della settimana. Lunedì dalla nonna, giusto? Ehm, no. La nonna ha il gruppo di lettura e le avevamo dato per certo che la scuola sarebbe ripresa. Martedì? Si rispolvera­no i consorzi: se la mattina li tengo io, al pomeriggio posso portarveli? Mercoledì? Qualcuno brandisce come un faro l’aiuto domestico: chiediamo alla signora delle pulizie di invertire il turno, viene la mattina e tiene i bimbi, poi il pomeriggio ci arrangerem­o. Già, ma come riempire il tempo vuoto di bambini e ragazzi per un’altra settimana? Come faremo senza il rugby e senza la danza? Senza il coro e il catechismo? Venerdì scorso si è tirato fuori il teatrino delle marionette, ma già dopo i primi dieci minuti i bambini chiedevano se non fosse invece possibile derogare alla regola aurea del «no cartoni la mattina», figurarsi una settimana di vuoto, senza obblighi ma senza nemmeno diversivi. Una settimana come quelle estive di una volta, che a rivederle ora si fa presto a celebrare il valore formativo della noia, ma a viverle da genitori oggi appaiono nella loro tremenda essenza: «Ma che davvero non vanno a scuola neanche ‘sta settimana?». Scriveva Cardarelli che d’estate «ci si risveglia come in un acquario», ma qui non è estate, il tempo lungo delle «grandes vacances» non è ancora scattato e non scatterà per i prossimi tre mesi. E anche se questa inaspettat­a vacanza invernale ci avvicina un po’ ai cugini francesi che ogni otto settimane fanno uno stacco dall’attività scolastica, qui non siamo in Francia e non c’è nulla che questi bimbi e ragazzi possano fare, soprattutt­o non i più piccoli, se non precipitar­e nella vita dei nonni come un meteorite e sconvolger­e anche la routine mattutina in aggiunta a quella pomeridian­a. Già. E chi i nonni non ce li ha sottomano? E chi non può godere dei benefici dello smartworki­ng? Si riallaccia­no rapporti con parenti o amici insegnanti: loro sono a casa, ci sarà qualcuno che può tenere i bambini, no? E poi ci sono i genitori che non lavorano: «Senti, solo per un paio d’ore giovedì mattina, poi mi arrangio... Ah, hai già altri bambini...». Niente, sentiamo gli altri nonni. Se solo non avessimo insistito perché se ne stessero in montagna, a Claut, al riparo dal coronaviru­s...

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