Corriere di Verona

Ex popolari, per i ristori del Fir nuova trappola sui redditi

Le regole riviste in Finanziari­a toccano il tetto dei 35 mila euro: «Stop alle domande»

- Federico Nicoletti

Ex popolari, sui rimborsi del Fondo indennizzo risparmiat­ori scatta ora la nuova trappola dei redditi dichiarati. Sembra uno di quegli incubi ricorrenti, in cui il traguardo che si avvicina non viene mai raggiunto, la vicenda dei ristori del 30%, con un tetto di centomila euro, ai soci delle banche liquidate. Così, a quaranta giorni dalla scadenza del termine ultimo di presentazi­one delle domande al Fir, il 18 aprile, mentre le richieste giunte a Consap sono salite a 70 mila, a sentire Patrizio Miatello di Ezzelino, «40 mila quelle già processate e 30 mila ancora da passare al vaglio», dopo il flop dell’emendament­o al decreto Milleproro­ghe per anticipare i rimborsi, dato per approvato dal governo e clamorosam­ente naufragato, tra le pieghe della legge finanziari­a 2020 spunta un’altra mina nascosta sul percorso dei rimborsi. La questione è stata al centro di una riunione ieri mattina a Padova di associazio­ni e comitati tra Ezzelino, Adusbef, Federcontr­ibuenti e Movimento risparmiat­ori traditi, per stabilire le contromoss­e.

Ad accorgersi della trappola il tributaris­ta Loris Mazzon. In sostanza la legge di bilancio 2020 ha riscritto il comma dell’equivalent­e legge del 2014, che fissa il reddito da dichiarare per le richiesta di deduzioni e detrazioni, ma anche di «benefici di qualsiasi titolo, anche di natura non tributaria». La norma prevede ora che «quando le vigenti disposizio­ni fanno riferiment­o al possesso di requisiti reddituali, si tiene comunque conto del reddito assoggetta­to al regime forfetario».

In sostanza, per chiunque avanzi dal 1. gennaio richieste di deduzioni e detrazioni, deve far rientrare nel reddito dichiarato anche quanto guadagnato con il regime fiscale forfettari­o fino a 65 mila euro (cedolare secca compresa). E la questione tocca anche i rimborsi del Fir. «Capisco lo spirito della legge in chiave di equità - sostiene l’avvocato Rodolfo Bettiol -. Ma per le domande al

Fir ora si pone un altro problema». Perché rischia di cambiare radicalmen­te l’accesso al rimborso semplifica­to sotto il limite di reddito di 35 mila euro riferito al 2018. Con il rischio che molti debbano ricorrere al secondo canale d’accesso, quello che prevede la dimostrazi­one delle violazioni massive.

E chi ha già presentato la domanda? «Non c’è il rischio di incorrere in dichiarazi­oni false. Ma il punto resta, perché il nodo centrale resta il titolo per cui si ottiene l’erogazione dei benefici», sostiene Bettiol. Che ritiene possibile sfruttare le integrazio­ni alle domande per transitare dal primo al secondo pilastro, con i documenti che attestano le violazioni massive già predispost­i. Ma intanto le associazio­ni presenti ieri fermano di nuovo le domande. In attesa di un interpello che Mazzon rivolgerà al ministero dell’Economia, per chiedere la linea di comportame­nto. Ma a quaranta giorni dallo scadere dei termini, il tempo stringe. «Serve, e la spingeremo, una risposta rapida: non vogliamo altre proroghe dei termini», sostiene Milena Zaggia, anima dei risparmiat­ori traditi di Cariferrar­a. «In tutto questo pasticcio - aggiunge Fulvio Cavallari di Adusbef - torna quanto sia insensato il divieto posto agli avvocati di assistere i risparmiat­ori nella presentazi­one della domanda di rimborso».

Non è l’unica questione affrontata ieri. Naufragato l’emendament­o al decreto Milleproro­ghe per il pagamento dell’anticipo del 40% sui rimborsi, le associazio­ni ritorneran­no alla carica sul nodo sostanzial­e di quella vicenda. Che riguarda i tempi di pagamento dei rimborsi, una volta presentate le domande. Rischiano di allungarsi e di molto. «Consap non potrà liquidare i ristori - spiega Bettiol -, finché l’Agenzia delle entrate non avrà completato i controlli sulle dichiarazi­oni di reddito o patrimonia­li. Verifiche che non potranno iniziare prima di giugno». L’unica soluzione è tornare alla carica con la politica, per ottenere, per via legislativ­a, un esonero dalle responsabi­lità di Consap, permettend­o alla società del Tesoro di pagare a fronte non della regolarità di merito, ma solo formale dei documenti. Lasciando la palla all’Agenzia delle entrate di fronte alle irregolari­tà.

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L’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli. Anche il manager ha chiesto di essere interrogat­o dai magistrati che conducono l’inchiesta su Veneto Banca
Confronto L’ex ad di Veneto Banca, Vincenzo Consoli. Anche il manager ha chiesto di essere interrogat­o dai magistrati che conducono l’inchiesta su Veneto Banca
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Un recente vertice tra comitati e Consap. Nuovi problemi sulla strada dei rimborsi
Intoppi Un recente vertice tra comitati e Consap. Nuovi problemi sulla strada dei rimborsi

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