Nel Veronese quattordici casi «Medici, solidarietà e impegno»
Il presidente Rugiu sull’appello lanciato dall’Ordine: «C’è chi ha accettato di sostituire i colleghi delle zone più esposte al rischio contagio»
Nel giorno che ha visto, VERONA a livello regionale, un primo calo della curva dei contagi, dando un segnale importante di rallentamento del virus, Verona è la provincia dove i casi sono aumentati di più, più che triplicando i quattro registrati domenica.
L’ultimo bollettino della Regione, ieri sera, parlava di 14 persone risultate positive al test del Coronavirus. Tanto che si può parlare, dopo, quello di Vo’ e quelli ben più modesti, di Treviso, Venezia e altri centri come Limena, di «cluster» veronese. E l’Azienda zero, cioè la centrale della Regione, che sta seguendo l’evolversi dell’epidemia, lo tratta ufficialmente come tale. Nel caso di Verona i «pazienti uno» sono un medico di 50 anni, privo di sintomi, e un ragazzo venticinquenne di nazionalità indiana, che è ricoverato con la febbre alta.
Si tratta di uno dei pazienti più giovani, in tutto il Veneto, a presentare sintomi di una certa gravità, anche se al momento, non è stato necessario il ricovero in terapia intensiva. Inoltre, c’è un nuovo ricoverato, Gran parte dei nuovi casi positivi a cui si è risaliti ieri, è dovuto proprio alla ricerca dei contatti, che sono stati posti in isolamento e che sono venuti a contatto con entrambi le persone. Una ricerca che sta proseguendo in queste ore.
Capitolo a parte, invece, i due casi di Casaleone. Nel centro della Bassa è stata trovata positiva al tampone una donna di 54 anni, in seguito ricoverata, con sintomi non gravi, all’ospedale Mater Salutis di Legnago. Positivo, ma senza sintomi, anche il marito, ora in quarantena fiduciaria nella sua abitazione.
Ed è stato proprio il ricovero della donna ad avere causato, anche al Mater Salutis, in modo analogo all’ospedale di Borgo Trento, un «contatto» tra la paziente e alcuni medici e infermieri, sei in totale, ora anche loro sottoposti a quarantena. Secondo quanto si apprende da fonti interne all’ospedale, i sintomi della donna erano stati inizialmente scambiati per comune influenza, da qui la mancanza di precauzioni «a prova di Coronavirus». Nessuno dei sanitari coinvolti, a differenza di quanto accaduto nell’ospedale del capoluogo, risultano positivi.
L’emergere di casi veronesi, ha mobilitato anche i medici della provincia. In quindici hanno risposto all’appello lanciato dall’Ordine provinciale nei giorni scorsi, per essere impiegati negli aeroporti di Verona e di Venezia, per controllare i viaggiatori in arrivo. «Ringrazio questi colleghi – afferma il presidente dell’ordine Carlo Rugiu – che su base volontaria e con spirito di solidarietà si sono messi a disposizione. Non si tratta solo di operare negli scali, alcuni hanno accettato di sostituire eventualmente i colleghi delle zone più esposte al rischio contagio che sono impossibilitati a svolgere la loro regolare attività perché in quarantena».
Anche l’ordine fa parte della task force istituita dall’Usl 9, su indicazione della Regione, per contrastare l’emergenza Covid. «Tutti, dai medici ospedalieri ai medici di famiglia — conclude Rugi — si stanno spendendo senza risparmiare energie».