Corriere di Verona

Nel Veronese quattordic­i casi «Medici, solidariet­à e impegno»

Il presidente Rugiu sull’appello lanciato dall’Ordine: «C’è chi ha accettato di sostituire i colleghi delle zone più esposte al rischio contagio»

- Davide Orsato

Nel giorno che ha visto, VERONA a livello regionale, un primo calo della curva dei contagi, dando un segnale importante di rallentame­nto del virus, Verona è la provincia dove i casi sono aumentati di più, più che triplicand­o i quattro registrati domenica.

L’ultimo bollettino della Regione, ieri sera, parlava di 14 persone risultate positive al test del Coronaviru­s. Tanto che si può parlare, dopo, quello di Vo’ e quelli ben più modesti, di Treviso, Venezia e altri centri come Limena, di «cluster» veronese. E l’Azienda zero, cioè la centrale della Regione, che sta seguendo l’evolversi dell’epidemia, lo tratta ufficialme­nte come tale. Nel caso di Verona i «pazienti uno» sono un medico di 50 anni, privo di sintomi, e un ragazzo venticinqu­enne di nazionalit­à indiana, che è ricoverato con la febbre alta.

Si tratta di uno dei pazienti più giovani, in tutto il Veneto, a presentare sintomi di una certa gravità, anche se al momento, non è stato necessario il ricovero in terapia intensiva. Inoltre, c’è un nuovo ricoverato, Gran parte dei nuovi casi positivi a cui si è risaliti ieri, è dovuto proprio alla ricerca dei contatti, che sono stati posti in isolamento e che sono venuti a contatto con entrambi le persone. Una ricerca che sta proseguend­o in queste ore.

Capitolo a parte, invece, i due casi di Casaleone. Nel centro della Bassa è stata trovata positiva al tampone una donna di 54 anni, in seguito ricoverata, con sintomi non gravi, all’ospedale Mater Salutis di Legnago. Positivo, ma senza sintomi, anche il marito, ora in quarantena fiduciaria nella sua abitazione.

Ed è stato proprio il ricovero della donna ad avere causato, anche al Mater Salutis, in modo analogo all’ospedale di Borgo Trento, un «contatto» tra la paziente e alcuni medici e infermieri, sei in totale, ora anche loro sottoposti a quarantena. Secondo quanto si apprende da fonti interne all’ospedale, i sintomi della donna erano stati inizialmen­te scambiati per comune influenza, da qui la mancanza di precauzion­i «a prova di Coronaviru­s». Nessuno dei sanitari coinvolti, a differenza di quanto accaduto nell’ospedale del capoluogo, risultano positivi.

L’emergere di casi veronesi, ha mobilitato anche i medici della provincia. In quindici hanno risposto all’appello lanciato dall’Ordine provincial­e nei giorni scorsi, per essere impiegati negli aeroporti di Verona e di Venezia, per controllar­e i viaggiator­i in arrivo. «Ringrazio questi colleghi – afferma il presidente dell’ordine Carlo Rugiu – che su base volontaria e con spirito di solidariet­à si sono messi a disposizio­ne. Non si tratta solo di operare negli scali, alcuni hanno accettato di sostituire eventualme­nte i colleghi delle zone più esposte al rischio contagio che sono impossibil­itati a svolgere la loro regolare attività perché in quarantena».

Anche l’ordine fa parte della task force istituita dall’Usl 9, su indicazion­e della Regione, per contrastar­e l’emergenza Covid. «Tutti, dai medici ospedalier­i ai medici di famiglia — conclude Rugi — si stanno spendendo senza risparmiar­e energie».

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Una delle tende montate davanti all’ospedale di Borgo Trento
Prevenzion­e Una delle tende montate davanti all’ospedale di Borgo Trento

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