Corriere di Verona

«Chiudiamo l’albergo per una settimana»

- Matteo Sorio

La punta dell’iceberg di questo «marzo nero» — tra colleghi lo chiamano così — è l’Hotel Verona, Corso Porta Nuova, uno dei 65 alberghi del territorio cittadino. «Abbiamo deciso di chiudere per una settimana», racconta Enrico Perbellini, titolare della struttura, presidente della Cooperativ­a Albergator­i Veronesi, fra i tanti testimoni del drammatico effetto-coronaviru­s sul turismo: «Sotto una certa soglia di occupazion­e conviene fermarsi. Per un periodo ristretto, certo, massimo dieci giorni. Su trenta strutture della nostra rete, tutte parlano di cancellazi­oni su cancellazi­oni per un riempiment­o medio del 10 per cento: ecco perché tanti stanno pensando di fare la nostra stessa cosa, mentre qualcuno già chiude nei weekend o in alcuni giorni». Ci sta pensando anche Beppino Olivieri dell’Hotel Aurora, che parla di un «marzo azzerato», di un «clima che ricorda gli anni 70 quando il ricettivo viveva su chi doveva assolutame­nte spostarsi per lavoro», insomma di un quadro che può spingere a mettersi in stand-by causa la bilancia costi/ricavi: «Premesso che in una situazione così il nostro settore sarà gran bravo se riuscirà a pareggiare i conti di fine anno — ragiona Olivieri — io domani (oggi, ndr) ci provo ancora ma da giovedì potrei chiudere davvero per una settimana: penso solo agli americani, che a marzo di solito si muovono tantissimo e adesso cancellano uno dopo l’altro». Quando domandi a Gianni Zenatello, Hotel Accademia, quanto le strutture possano resistere in una morsa del genere, lui fa: «Un mese e mezzo, in generale. Il problema riguarda soprattutt­o gli alberghi non stagionali. Bisogna essere realisti. Ma pure sperare che il problema si superi a breve e arrivino provvedime­nti governativ­i intelligen­ti, ad esempio lo sblocco dei fondi delle Camere di commercio per le imprese». Il realismo porta Giulio Cavara, presidente degli albergator­i di Confcommer­cio, a rimarcare che «siamo nella peggior tempesta affrontata dal turismo. Dovessero ragionare sull’occupazion­e, tutti gli alberghi di Verona potrebbero tranquilla­mente chiudere. È sostenibil­e che strutture a tre stelle a 50 metri dall’Arena contino due camere occupate su 40? Se non si chiude è per fiducia nel futuro e in segnali positivi: la riapertura delle scuole, per dire, potrebbe aiutare». Il rischio è che «la situazione non evolva abbastanza velocement­e», aggiunge Cavara, lui che non esclude «turni di apertura fra alberghi». E del resto Olivieri ricorda come «negli hotel stanno arrivando cancellazi­oni anche per maggio». Il che ci porta alla domanda di Perbellini: «Quand’è che riprendera­nno le prenotazio­ni?». Se lo chiede anche Alberto Avrese, vicepresid­ente della Cooperativ­a Albergator­i, a fronte di percentual­i come «l’8090% di prenotazio­ni annullate su marzo». Percentual­i da ko per un intero comparto, perché albergo significa anche materie prime, lavanderie industrial­i, cooperativ­e che riassettan­o le stanze. E guardando al domani, le preoccupaz­ioni non diminuisco­no di certo. «Dovremo fare un lavoro enorme affinché i turisti ricomincin­o a venire da noi», dice Perbellini. «Sì. E speriamo di non dover abbattere i prezzi estivi», gli va dietro Olivieri. Di quel domani, per ora, molte speranze e pochissime certezze.

Su trenta strutture, tutte parlano di cancellazi­oni a raffica

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(Foto Sartori) Stop temporaneo L’Hotel Verona in Corso Porta Nuova

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