Il rettore Rizzuto «I contagi caleranno»
Alla guida dell’Ateneo di Padova c’è un medico «Virus sconosciuto, dovremo essere reattivi e preparati a cambiare la rotta in tempo reale»
«Il sistema ha retto molto bene. Anche perché, e a volte ce ne dimentichiamo, l’Italia ha un Sistema sanitario universalistico che cura tutti, è efficiente e ha una capacità di risposta evidente, grazie anche a una regia unica». A parlare è Rosario Rizzuto, che non è «solo» il rettore del Bo, ma è lui stesso un camice bianco e un ricercatore di Patologia Generale.
Rizzuto: «Situazione complicata ma il sistema regge»
Non è «solo» il rettore dell’Università di Padova, scrigno della Medicina, ma è lui stesso un camice bianco e un ricercatore di Patologia Generale. Rosario Rizzuto osserva dunque l’evoluzione del coronavirus con gli occhi di un addetto ai lavori.
Rettore, cosa sta succedendo?
«Da scienziato penso sempre più che dobbiamo affidarci a chi sta studiando l’infezione, cioè scienziati, virologi, epidemiologi, per capire come si comporta e come si potrà evolvere in futuro un agente infettivo che non conosciamo».
Sembra si tratti di una sorta di influenza.
«Riguardo l’influenza stagionale disponiamo di una serie di informazioni, possiamo contare sull’esperienza degli anni passati e degli altri Paesi e anche sulla sensibilità della gente. Esistono un vaccino e terapie mirate. Insomma, conosciamo la malattia, la sua gravità. Il Covid-19 lo stiamo scoprendo adesso, passo dopo passo, e siamo costretti a farlo in fretta, perché l’Italia è il terzo Paese al mondo più colpito dall’infezione dopo Cina e Sud Corea, il primo d’Europa. L’emergenza va affrontata con la capacità di acquisire informazioni il più rapidamente possibile e con la consapevolezza che potremmo individuare dati inaspettati».
Una lotta contro il tempo?
«Bisogna essere reattivi, pronti a correggere la rotta in tempo reale in base alle conoscenze acquisite man mano, così da poter fornire risposte rapide e che magari una settimana prima non avremmo mai pensato di dare».
Che atteggiamento dobbiamo assumere?
«Da una parte va evitato il panico, dall’altra non bisogna sottovalutare la situazione. Siamo davanti a un’influenza grave, con una percentuale di complicanze maggiore rispetto a quella collegata al male di stagione. E’ però altrettanto vero che la stragrande maggioranza dei casi positivi o non ha sintomi o li accusa in forma molto lieve. Il rischio di incappare in una grave evoluzione della patologia è molto basso».
Sono infettivi anche i pazienti asintomatici?
«Saranno gli studi epidemiologici a individuare il grado di carica virale collegato al tipo e all’intensità dei sintomi, per ora sappiamo che anche chi evidenzia sintomi lievi può trasmettere il Covid-19».
Insomma, non è il caso di prenderla alla leggera.
«Bisogna essere attenti, cauti: chi ha avuto contatti con persone infette deve rimanere a casa il tempo di incubazione di 14 giorni, per evitare di diffondere ulteriormente il virus. Ma, dopo aver preso paura per l’aumento dei contagi, adesso non possiamo non notare che sta crescendo il numero delle persone guarite. Prendiamo atto che di questa malattia si guarisce».
Nello stesso tempo le Regioni devono allestire nuovi letti di Terapia intensiva.
«Se aumentassero in modo significativo i pazienti con insufficienza respiratoria grave, gli attuali letti di Terapia intensiva potrebbero non essere sufficienti. Ecco l’importanza della strategia di contenimento dei contagi: non possiamo rischiare di ritrovarci con un numero elevato di malati gravi».
La strategia di contenimento sta funzionando?
«Sì, il sistema ha retto molto bene. Anche perché, e a volte ce ne dimentichiamo, l’Italia ha un Sistema sanitario universalistico che cura tutti, è efficiente e ha una capacità di risposta evidente, grazie anche a una regia unica. E ce lo riconoscono tutti all’estero: il coordinamento del nostro sistema pubblico ci ha permesso di reagire molto bene, dobbiamo essere orgogliosi della capacità dell’Italia di gestire le emergenze sanitarie».
Però il Paese «in quarantena» per due settimane è un grosso sacrificio per tutti.
«Mi fa piacere sentire sempre più persone dire: ascoltiamo la scienza. Ed è così: se la scienza dice che determinati sacrifici sono necessari, vanno fatti, perché evitano situazioni ben più critiche. Ovvio che soffriamo tutti, anche per noi non è piacevole vedere l’Università vuota, ricevere le disdette degli studenti in arrivo per l’Erasmus e sapere che i nostri all’estero per lo stesso progetto devono stare in isolamento a casa due settimane, e senza alcun preavviso alla partenza. Ci rendiamo conto dell’enorme danno per le attività produttive, culturali e ricreative, ci auguriamo che le condizioni di sicurezza si ristabiliscano il prima possibile. Siamo inoltre tutti preoccupati che l’Italia sia vissuta come terra di infezione, ma le misure di contenimento stanno funzionando».
E allora perché i casi aumentano?
«Stiamo vedendo i pazienti contagiati prima delle misure di contenimento. Ora ci aspettiamo di notare una flessione dei casi, proprio per l’efficacia delle stesse».
Quando finirà?
«Se è davvero un’influenza, potrebbe aiutarci l’arrivo della bella stagione, periodo nel quale i virus influenzali tendono a sparire. Ma saranno virologi ed epidemiologi, studiando l’evoluzione dell’infezione, a individuarne picco e remissione in base a precisi modelli matematici».
Manca ancora il paziente zero nel Veneto.
«Infatti, non è stato ancora individuato il soggetto che ha portato qui il virus. C’è un focolaio a Vo’ e potrebbe essere il primo nel Veneto, ma saranno necessari accurati studi epidemiologici per arrivare a ricostruire l’esatta diffusione del Covid-19».
Mi fa piacere sentire sempre più persone dire: ascoltiamo la scienza. Ed è così: se la scienza dice che determinati sacrifici sono necessari, vanno fatti: evitano situazioni ben più critiche
Se è davvero un’influenza potrebbe aiutarci l’arrivo della bella stagione, periodo nel quale i virus influenzali tendono a sparire