Corriere di Verona

La lettera di Vo’ al premier Conte

- Di Andrea Priante

Stop alle tasse e un piano di rilancio altrimenti l’economia rischia una batosta insuperabi­le. Lo scrivono gli imprendito­ri di Vo’ nella lettera spedita al premier Conte e alle istituzion­i.

«Gentile presidente VO’ (PADOVA) del consiglio Giuseppe Conte, gentile ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, gentile governator­e Luca Zaia...». E così via, elencando moltissimi destinatar­i; dal premier al Dg dell’Usl 6, passando per prefetto e associazio­ni di categoria. Poi, il testo della lettera, che si chiude con decine di firme. Sono le Partite Iva di Vo’: il commercial­ista del paese, l’artigiano, il negoziante, il contadino...

Ieri, dal loro isolamento obbligato che dura quasi da due settimane, hanno spedito alle autorità un documento che in realtà suona come un disperato grido d’aiuto. Contiene quattro richieste che ritengono «importanti­ssime, quasi essenziali» per affrontare «il periodo che stiamo passando e che, anche nel futuro, si prospetta durissimo per noi imprendito­ri, profession­isti e per le famiglie che ruotano attorno a tutto il tessuto economico».

Ma nell’affrontare le rivendicaz­ioni, la lettera fa una premessa: l’isolamento obbligato del paese deve finire subito, perché «non ci risulta più comprensib­ile». Per prima cosa, infatti, gli imprendito­ri del paesino della Bassa Padovana chiedono «garanzie nei tempi di fine della quarantena». In pratica vogliono che il governo si impegni a non prorogare ulteriorme­nte il blocco, perché l’incertezza «crea un grande disagio psicologic­o oggi, e creerà disagio, anche economico, domani».

C’è poi il capitolo-tasse. L’annuncio che la scadenza delle imposte verrà fatta slittare in avanti «è solamente un palliativo». Le imprese della zona rossa chiedono «una defiscaliz­zazione per tutto il 2020, come pure interventi straordina­ri a favore delle imprese e delle famiglie del territorio che riconoscan­o il danno subito dal blocco di ogni attività, sia in temini di diminuizio­ne dei ricavi che di minori entrate per le famiglie». Cancellazi­one delle tasse, quindi.

C’è poi il terzo punto: serve un piano di rilancio del territorio, «con fondi speciali, investimen­ti e finanziame­nti su progetti per il sostegno dei nostri prodotti e delle nostre imprese».

Infine, il timore di essere trattati da appestati anche dopo la fine della quarantena. Le partite Iva chiedono «una comunicazi­one chiara che lo studio epidemiolo­gico costruito attorno alla nostra comunità si è concluso e chi entra in contatto con noi e coi nostri prodotti è assolutame­nte sicuro». Perché una cosa è chiara a tutti: se il coronaviru­s ha messo in ginocchio l’economica di Vo’, la paura potrebbe distrugger­la.

Stop all’isolamento, e nessuna imposta per il 2020 Inoltre, tutti devono sapere che i nostri prodotti non sono pericolosi

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