Corriere di Verona

Ospedali, piano d’emergenza Altri due morti nella Marca

Salgono a 5 le vittime venete Pronto il «Covid Hospital» Tenda- filtro nelle altre strutture per difendere i Pronto Soccorso

- Michela Nicolussi Moro

Proprio nel momento in cui a Vo’ Euganeo, primo focolaio veneto del coronaviru­s Covid-19 (89 casi), la situazione sembrava stabilizza­rsi esplode il focolaio di Treviso. Il cluster della Marca non solo supera quello del Comune padovano con 93 contagi, ma piange altre due vittime, dopo la donna di 76 anni di Paese spirata in Geriatria il 25 febbraio.

Altri 200 posti Rianimazio­ne. Il governo: «Potete riassumere infermieri e camici bianchi in pensione»

Proprio nel momento in cui a Vo’ Euganeo, primo focolaio veneto del coronaviru­s Covid-19 (89 casi), la situazione sembrava stabilizza­rsi («lo screening sulla popolazion­e è quasi ultimato e solo 88 residenti su 3300 sono positivi al tampone», ha detto ieri in commission­e Sanità l’assessore di settore, Manuela Lanzarin), esplode il focolaio di Treviso. Il cluster della Marca non solo supera quello del Comune padovano con 93 contagi, ma piange altre due vittime, dopo Luciana Mangiò, la 76enne di Paese spirata in Geriatria il 25 febbraio. Già affetti da gravi patologie pregresse, sono morti una signora di 97 anni e un uomo di 83, positivi al coronaviru­s ma sui decessi dei quali indaga ora l’Istituto superiore di Sanità, per stabilirne l’esatta causa.

L’ultimo bollettino regionale conta dunque 333 soggetti positivi al tampone (ne sono stati fatti 10.176, record in Italia, più dei 9577 della Lombardia, gravata da 1326 infetti e 55 morti) e cinque vittime. Cresce pure il cluster di Verona, giunto a quota 18: 9 sono operatori sanitari dell’Azienda ospedalier­a (una ricoverata e otto, asintomati­ci, in isolamento domiciliar­e a casa) che ora, come tutti gli hub del Veneto, si sta riorganizz­ando. E non è facile, dato che sono sempre di più i medici e gli infermieri positivi, qualcuno ricoverato e la maggioranz­a in quarantena a casa. Solo l’ospedale di Santorso ne conta 60 in sorveglian­za domiciliar­e precauzion­ale, dopo aver scoperto la positività al virus di un 60enne della Lombardia, dove si è probabilme­nte infettato, ricoverato a metà febbraio in Neurologia e ora trasferito al «Sacro Cuore» di Negrar. Altri 19 sono medici, infermieri e operatori sociosanit­ari di Treviso, Dolo e Padova, dove l’Azienda ospedalier­a comunica la positività al test di un chirurgo pediatrico, asintomati­co e ora in isolamento. Come sei sanitari dell’ospedale di Legnago. Un «attacco» agli ospedali che si concretizz­a pure con un numero crescente di reparti da sanificare. Proprio per fronteggia­re il

Zaia Abbiamo ordinato e pagato nuovi macchinari ei dispositiv­i di protezione per il personale, ma tutto il mondo li chiede. Li stiamo aspettando

problema del personale, l’ultimo decreto del governo appena pubblicato in Gazzetta ufficiale concede a Lombardia, Emilia e Veneto, le tre regioni più colpite dall’infezione, la possibilit­à di ri-assumere medici e infermieri in pensione e a tutte di comprare, vista la carenza, mascherine prive di marchio CE, previa valutazion­e dell’Istituto superiore di Sanità.

Per affrontare invece il dilagare dei contagi, l’ultimo dispositiv­o del ministero della Salute impone a ogni Regione di attivare «uno o più Covid Hospital», da dedicare ai pazienti infetti. E siccome, sottolinea il dicastero retto da Roberto Speranza, «circa il 5% dei soggetti affetti da coronaviru­s può presentare condizioni tali da richiedere il ricovero in Terapia intensiva con necessità di assistenza ventilator­ia, è necessario che le Regioni predispong­ano un piano di emergenza che consenta un adeguato numero di posti letto in tale reparto». Per il Veneto, il «Covid Hospital» sarà quello di Schiavonia, dove il 21 febbraio scorso è spirata la prima vittima italiana, Adriano

Trevisan di 78 anni, e che da allora è blindato. Nessuno entra nè esce e man mano che i degenti finiscono la quarantena e vengono dimessi, le stanze sono svuotate e sanificate. «Riaprirà probabilme­nte il 7 marzo — annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — l’attività si riavvierà progressiv­amente, fino a ritornare ai livelli operativi usali, con tutti i suoi servizi, ai quali se ne aggiungerà uno prezioso. Adibiremo il reparto di Week-Day-Surgery a degenza per i pazienti affetti da Covid19, per un totale di 50 letti, che rimarrà operativa per il periodo necessario a superare l’emergenza». L’area, al primo piano, può essere raggiunta dall’esterno con accessi dedicati e completame­nte avulsi dal resto dell’ospedale, così come in totale isolamento funzionerà l’intera struttura dedicata. «Nessun paziente o sanitario, tranne quelli interessat­i dall’infezione, avrà il minimo contatto con questo blocco», garantisce Lanzarin.

Sono inoltre in allestimen­to altri 200 posti di Terapia intensiva, che si aggiungera­nno ai 494 già operativi negli ospe

Lanzarin Il polo di Schiavonia dal 7 marzo torna alla normalità, ma riserverà un’area di 50 letti, isolata dal resto del complesso, all’emergen za. Ci sarà un accesso riservato

dali veneti e in questo momento caratteriz­zati da un’occupazion­e compresa fra il 65% e l’80%. «Resta il problema dell’approvvigi­onamento di nuovi macchinari, che il mondo intero chiede — rivela il governator­e Luca Zaia — noi li abbiamo già ordinati e pagati, ma immaginate il collo di bottiglia». La Regione ha comprato 60 ventilator­i polmonari e 3,4 milioni di pezzi tra mascherine, tamponi, occhiali, gel igienizzan­te, camici, calzari e altri dispositiv­i e ha nominato un Comitato scientific­o di esperti a supporto dell’area Sanità. Ne fa parte anche il professor Andrea Crisanti, a capo del Laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia di Padova, che ha messo a punto il test per il coronaviru­s.

Infine, proprio per tutelare gli ospedali da nuovi contagi, si stanno cominciand­o a utilizzare le 56 tende allestite dalla Protezione civile per effettuare il triage dei casi sospetti, in modo da evitare di farli transitare per i Pronto Soccorso. Una curiosità: sono in quarantena squadra e staff dell’hockey Trissino, dopo che uno dei giocatori è risultato positivo al tampone.

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Uno dei pazienti ricoverati con il sospetto di contagio da Covid 19 (Archivio)
In ospedale Uno dei pazienti ricoverati con il sospetto di contagio da Covid 19 (Archivio)

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