Ospedali, piano d’emergenza Altri due morti nella Marca
Salgono a 5 le vittime venete Pronto il «Covid Hospital» Tenda- filtro nelle altre strutture per difendere i Pronto Soccorso
Proprio nel momento in cui a Vo’ Euganeo, primo focolaio veneto del coronavirus Covid-19 (89 casi), la situazione sembrava stabilizzarsi esplode il focolaio di Treviso. Il cluster della Marca non solo supera quello del Comune padovano con 93 contagi, ma piange altre due vittime, dopo la donna di 76 anni di Paese spirata in Geriatria il 25 febbraio.
Altri 200 posti Rianimazione. Il governo: «Potete riassumere infermieri e camici bianchi in pensione»
Proprio nel momento in cui a Vo’ Euganeo, primo focolaio veneto del coronavirus Covid-19 (89 casi), la situazione sembrava stabilizzarsi («lo screening sulla popolazione è quasi ultimato e solo 88 residenti su 3300 sono positivi al tampone», ha detto ieri in commissione Sanità l’assessore di settore, Manuela Lanzarin), esplode il focolaio di Treviso. Il cluster della Marca non solo supera quello del Comune padovano con 93 contagi, ma piange altre due vittime, dopo Luciana Mangiò, la 76enne di Paese spirata in Geriatria il 25 febbraio. Già affetti da gravi patologie pregresse, sono morti una signora di 97 anni e un uomo di 83, positivi al coronavirus ma sui decessi dei quali indaga ora l’Istituto superiore di Sanità, per stabilirne l’esatta causa.
L’ultimo bollettino regionale conta dunque 333 soggetti positivi al tampone (ne sono stati fatti 10.176, record in Italia, più dei 9577 della Lombardia, gravata da 1326 infetti e 55 morti) e cinque vittime. Cresce pure il cluster di Verona, giunto a quota 18: 9 sono operatori sanitari dell’Azienda ospedaliera (una ricoverata e otto, asintomatici, in isolamento domiciliare a casa) che ora, come tutti gli hub del Veneto, si sta riorganizzando. E non è facile, dato che sono sempre di più i medici e gli infermieri positivi, qualcuno ricoverato e la maggioranza in quarantena a casa. Solo l’ospedale di Santorso ne conta 60 in sorveglianza domiciliare precauzionale, dopo aver scoperto la positività al virus di un 60enne della Lombardia, dove si è probabilmente infettato, ricoverato a metà febbraio in Neurologia e ora trasferito al «Sacro Cuore» di Negrar. Altri 19 sono medici, infermieri e operatori sociosanitari di Treviso, Dolo e Padova, dove l’Azienda ospedaliera comunica la positività al test di un chirurgo pediatrico, asintomatico e ora in isolamento. Come sei sanitari dell’ospedale di Legnago. Un «attacco» agli ospedali che si concretizza pure con un numero crescente di reparti da sanificare. Proprio per fronteggiare il
Zaia Abbiamo ordinato e pagato nuovi macchinari ei dispositivi di protezione per il personale, ma tutto il mondo li chiede. Li stiamo aspettando
problema del personale, l’ultimo decreto del governo appena pubblicato in Gazzetta ufficiale concede a Lombardia, Emilia e Veneto, le tre regioni più colpite dall’infezione, la possibilità di ri-assumere medici e infermieri in pensione e a tutte di comprare, vista la carenza, mascherine prive di marchio CE, previa valutazione dell’Istituto superiore di Sanità.
Per affrontare invece il dilagare dei contagi, l’ultimo dispositivo del ministero della Salute impone a ogni Regione di attivare «uno o più Covid Hospital», da dedicare ai pazienti infetti. E siccome, sottolinea il dicastero retto da Roberto Speranza, «circa il 5% dei soggetti affetti da coronavirus può presentare condizioni tali da richiedere il ricovero in Terapia intensiva con necessità di assistenza ventilatoria, è necessario che le Regioni predispongano un piano di emergenza che consenta un adeguato numero di posti letto in tale reparto». Per il Veneto, il «Covid Hospital» sarà quello di Schiavonia, dove il 21 febbraio scorso è spirata la prima vittima italiana, Adriano
Trevisan di 78 anni, e che da allora è blindato. Nessuno entra nè esce e man mano che i degenti finiscono la quarantena e vengono dimessi, le stanze sono svuotate e sanificate. «Riaprirà probabilmente il 7 marzo — annuncia l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin — l’attività si riavvierà progressivamente, fino a ritornare ai livelli operativi usali, con tutti i suoi servizi, ai quali se ne aggiungerà uno prezioso. Adibiremo il reparto di Week-Day-Surgery a degenza per i pazienti affetti da Covid19, per un totale di 50 letti, che rimarrà operativa per il periodo necessario a superare l’emergenza». L’area, al primo piano, può essere raggiunta dall’esterno con accessi dedicati e completamente avulsi dal resto dell’ospedale, così come in totale isolamento funzionerà l’intera struttura dedicata. «Nessun paziente o sanitario, tranne quelli interessati dall’infezione, avrà il minimo contatto con questo blocco», garantisce Lanzarin.
Sono inoltre in allestimento altri 200 posti di Terapia intensiva, che si aggiungeranno ai 494 già operativi negli ospe
Lanzarin Il polo di Schiavonia dal 7 marzo torna alla normalità, ma riserverà un’area di 50 letti, isolata dal resto del complesso, all’emergen za. Ci sarà un accesso riservato
dali veneti e in questo momento caratterizzati da un’occupazione compresa fra il 65% e l’80%. «Resta il problema dell’approvvigionamento di nuovi macchinari, che il mondo intero chiede — rivela il governatore Luca Zaia — noi li abbiamo già ordinati e pagati, ma immaginate il collo di bottiglia». La Regione ha comprato 60 ventilatori polmonari e 3,4 milioni di pezzi tra mascherine, tamponi, occhiali, gel igienizzante, camici, calzari e altri dispositivi e ha nominato un Comitato scientifico di esperti a supporto dell’area Sanità. Ne fa parte anche il professor Andrea Crisanti, a capo del Laboratorio di Microbiologia e Virologia di Padova, che ha messo a punto il test per il coronavirus.
Infine, proprio per tutelare gli ospedali da nuovi contagi, si stanno cominciando a utilizzare le 56 tende allestite dalla Protezione civile per effettuare il triage dei casi sospetti, in modo da evitare di farli transitare per i Pronto Soccorso. Una curiosità: sono in quarantena squadra e staff dell’hockey Trissino, dopo che uno dei giocatori è risultato positivo al tampone.