Marito e padre «padrone» chiede l’abbreviato
Un «inferno in casa». Un «incubo», quello vissuto e denunciato dalla moglie e dalle due figliolette della coppia, che si sarebbe protratto per quasi un decennio. Finché i presunti soprusi sono finiti sul tavolo della magistratura dopo che la consorte del «maritopadre padrone», di origini indiane, ha trovato il coraggio di parlarne con le forze dell’ordine. E adesso il capofamiglia,raggiunto lo scorso ottobre da un ordine di allontanamento dalla casa familiare con divieto di avvicinamento alle persone offese e divieto di comunicare con loro, rischia la condanna in tribunale per maltrattamenti.
Tutelato dal legale Daniele
Guggino, ha chiesto nel corso dell’udienza di ieri il rito abbreviato che, in caso di sentenza a sfavore, gli garantirà comunque lo sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale. A pronunciare il verdetto sarà il giudice Raffaele Ferraro, chiamato a pronunciarsi sulle pesanti accuse rivolte dalla Procura all’imputato che avrebbe «picchiato reiteratamente con frequenza quasi quotidiana» la coniuge «con calci, sberle che spesso causavano la fuoriuscita di sangue dal naso, rompendo suppellettili e giochi delle figlie, urlando senza alcun motivo e così spaventando le figlie minori che assistevano alle violenze contro la madre». In un’occasione avrebbe perfino costretto la moglie «a fuggire di casa con le bambine»: l’avrebbe inseguita e avrebbe infranto con un calcio il portone di ingresso del condominio. Il 2 settembre scorso, dopo essere rincasato ubriaco come spesso gli accadeva, avrebbe «urlato immotivatamente contro i familiari e al tentativo della moglie di calmarlo, in quanto le bambine erano terrorizzate,e la colpiva con calci, pugni, schiaffi e la tirava per i capelli, cercando anche di strapparle il cellulare per impedirle di chiedere aiuto». Finché la consorte, a quel punto, si era decisa ad andarsene e denunciarlo.
In aula «Botte e soprusi» alla moglie e alle due figliolette: l’imputato punta allo «sconto»