L’Interporto di Venezia al magnate del petrolio Gabriele Volpi
Uno dei più ricchi italiani residenti all’ estero arriva a Porto Marghera. È Gabriele Volpi che con la River Docks del Gruppo Orlean ha acquistato gli asset di Interporto di Venezia e Terminal Intermodale Adriatico (ex Cia). Un’operazione complessiva da 30 milioni di euro (di cui una ventina di debiti pregressi) per i 23 ettari, gli edifici e la concessione portuale della banchina. La storia di Volpi svolta in Nigeria dove, a partire dagli anni Settanta, quando inizia a tessere una complessa rete di affari incentrata sulla prima ricchezza del Paese africano: il petrolio. A imprimere l’accelerazione alla sua attività è stata la concessione ottenuta all’inizio degli anni Ottanta per la gestione dei principali porti nigeriani. Da lì in poi l’imprenditore, nato a Recco nel 1943, ha messo in piedi diverse società attive in settori legati a quello petrolifero come i tubi e la logistica. Fino al mese scorso era azionista di peso di Banca Carige (in stretti rapporti con Giampiero Fiorani) della quale possedeva il 9 per cento, ora ha solo lo 0,66. Nel 2000 compra la squadra di pallanuoto della Pro Recco Waterpolo 1913 (la Commissione tributaria provinciale di Genova gli contesta irregolarità nella documentazione contabile), nel 2008 diventa proprietario dello Spezia Calcio ripianando debiti per 43 milioni. Un anno e mezzo fa un’ispezione della Guardia di Finanza nelle sedi del Gruppo Volpi ha eseguito un mandato di perquisizione e sequestro, della Procura di Genova con le accuse di autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni per diversi milioni.
Nel dicembre dell’anno scorso si aggiudica la gara di vendita dell’ex Centro Intermodale Adriatico nell’ambito del fallimento del Gruppo De Vecchi. L’operazione si è chiusa a fine febbraio con i liquidatori giudiziali, assistiti da La Scala Società tra Avvocati, e la River Docks del Gruppo Orlean Invest Holding che da oltre 40 anni gestisce i terminal petroliferi. Volpi ha acquistato terreni, immobili e gli asset. In questi quattro anni di concordato infatti l’attività è continuata regolarmente con i 50 lavoratori diretti e circa 200 di indotto senza dover ricorrere a mutui o prestiti. L’idea della nuova proprietà è di portare a Venezia una parte dei traffici che arrivano e partono dalla Nigeria. Nelle prossime settimane ci sarà l’asta anche dell’area limitrofa di Sonora, di cui la River Docks è interessata per ampliare la propria attività. (f. b.)