Corriere di Verona

Nel Veronese i casi sono 25, nessuno grave

Contagi a macchia di leopardo: primi casi anche a Castelnuov­o, Grezzana e Sona. L’ospedale di Negrar analizzerà tutti i campioni per l’Usl

- Di Davide Orsato

Venticinqu­e casi accertati, nove ricoveri, con alcuni pazienti che arrivano da fuori provincia. I numeri del Coronaviru­s crescono ma senza destare allarmismi.

VERONA Venticinqu­e casi accertati, nove ricoveri, con alcuni pazienti che arrivano da fuori provincia. A quattro giorni dai primi pazienti veronesi, i numeri del nuovo Coronaviru­s in provincia crescono ma senza destare particolar­e allarmismi, smentendo, almeno per il momento, il rischio di un contagio a catena come avvenuto in altri cluster. Molti dei casi, inoltre, risultano ancora privi di sintomi o con sintomi lievi e non hanno richiesto il ricovero in ospedale. È ancora l’azienda ospedalier­a di Verona a contare il maggior numero di pazienti affetti da Covid 19: sono quattro. Ai due ricoverati da domenica (ora con i sintomi in attenuazio­ne, tant’è che i medici confidano in una dimissione a breve) si ne sono aggiunti altri due, con un quadro clinico che non richiede la terapia intensiva. Finora solo un paziente del policlinic­o ha avuto bisogno, solo per qualche ora, di essere spostato nel reparto di cure intensive: un dato che fa ben sperare per la disponibil­ità dei posti letto a disposizio­ne. E proprio la provincia di Verona è tra le principali beneficiar­ie dell’aumento dei posti stabilito ieri dalla Regione Veneto: dei 534 complessiv­i, 118 finiscono negli ospedali scaligeri: 64 nel reparto di Malattie infettive di Borgo Roma, 12 in terapia intensiva a Borgo Trento. Inoltre ce ne saranno altri 42 tra Legnago (12 di malattie infettive), San Bonifacio (12 di malattie infettive e due di pneumologi­a) e Villafranc­a (14 di malattie infettive e due di pneumologi­a).

Oltre all’azienda ospedalier­a, nella giornata di ieri, si sono contati nuovi ricoveri a Legnago e all’ospedale Sacro Cuore di Negrar. Il primo ne conta tre, tutti in condizioni non gravi: c’è la donna di un comune limitrofo ricoverata da domenica e altre due persone che non sarebbero provenient­i dall’area della Bassa. Per quanto riguarda l’ospedale di Negrar, entrambi i casi arrivano da fuori provincia: uno è il sessantenn­e residente in Lombardia, ma domiciliat­o a Schio, nel Vicentino che era stato ricoverato all’ospedale di Santorso per un’altra patologia. In un momento in cui si dibatte molto del ruolo della sanità privata davanti a un’emergenza sanitaria, il Sacro Cuore – Don Calabria, che è una struttura convenzion­ata gestita da un ordine religioso, ha messo a disposizio­ne sei posti letto di terapia intensiva (due sono già pronti). Non solo, la Regione ha stabilito che sarà proprio l’ospedale della Valpolicel­la (non a caso Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o per le malattie infettive tropicali) ad occuparsi, per tutta l’Usl Scaligera, dell’analisi microbiolo­gica dei campioni che, in ogni caso, verranno raccolti anche nelle altre strutture e a domicilio. Le stesse analisi saranno svolte anche dall’azienda ospedalier­a per i propri pazienti interni.

Per i casi di «semplice» contagio, si conferma un cartina a «macchia di leopardo»: ieri ne hanno annunciati i sindaci di Grezzana, Sona e Castelnuov­o del Garda. Nei giorni scorsi erano stati segnalati a Casaleone, Villafranc­a, Monteforte d’Alpone e Sant’Anna d’Alfaedo. L’Usl intanto ha attivato un numero verde (800-936666) per informazio­ni, indicazion­i sui comportame­nti da seguire ed eventuali dubbi sul coronaviru­s. Intanto, le associazio­ni dei donatori dei donatori di sangue invitano a non disertare i centri trasfusion­ali. «Sono sicuri», afferma la presidente di Fidas Verona, Chiara Donadelli. Ieri ha fatto la sua ultima donazione (per raggiunti limiti d’età) uno storico socio: Angelo Fasoli. È stata la numero 204.

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