Per l’Usl di Treviso le vittime colpite dal virus sono sei Quattrocento in quarantena
C’è un primo contagiato anche all’ospedale di Conegliano e a differenza di tutti gli altri non ha avuto contatti con la Geriatria
Salgono ancora i contagiati e le vittime del coronavirus a Treviso, diventato in pochi giorni il cluster più grande del Veneto. L’Usl 2 ha registrato il decesso di due donne, entrambe ex pazienti del reparto di Geriatria diventato «zona rossa»: per una, la morte è ritenuta direttamente collegata al Covid-19, per la seconda si tratta di un concorso di patologie quindi è stata esclusa dal rapporto ufficiale dell’Azienda Zero che conta quindi quattro vittime.
«Rispetto a stamane i deceduti salgono complessivamente a sei per il decesso di due pazienti della Geriatria, entrambe con diverse patologie, una di 90 anni e l’altra di 88 anni, positive al Covid-19 – sottolinea l’Usl 2 - Come da protocollo i conviventi e i contatti stretti dei pazienti positivi vengono posti in isolamento domiciliare». Ancora tamponi, ancora esami per capire se quel focolaio si stia espandendo o se sia stato finalmente circoscritto. Il direttore generale Francesco Benazzi ha ripetuto più volte che i pazienti sono deceduti «con Covid-19, non per Covid-19», sottolineando: «Che si possa morire anche di Covid-19 è scientificamente da dimostrare». Fino ad ora, tutte le vittime presentavano diverse patologie preesistenti.
Anche i tre nuovi casi di contagio «sono riferiti ad altrettanti pazienti attualmente ricoverati in Malattie Infettive al Ca’ Foncello». Si tratta di due donne, rispettivamente di 82 e 84 anni, ricoverate in Geriatria prima del decesso registrato in quel reparto il 25 febbraio (la prima vittima trevigiana, ndr), il terzo paziente, un uomo di 84 anni, proviene invece dal domicilio. Il numero dei contagiati arriva quindi alla cifra di 96 persone, 25 delle quali sono ricoverate, mentre il cluster di Vo’ Euganeo si è fermato a 90 contagi.
C’è un caso anche a Conegliano: un uomo di 75 anni che, a differenza degli altri contagiati, non ha avuto contatti con la Geriatria di Treviso. Si tratta di un paziente con diverse patologie che era stato ricoverato a Vittorio Veneto a gennaio, poi dimesso e rientrato in ospedale a Conegliano il 2 marzo; è stato messo in isolamento e su tutti i familiari e contatti stretti è stato disposto il test per il coronavirus.
Nella Marca però c’è un altro numero da tenere in considerazione, ed è quello delle quarantene e degli isolamenti domiciliari: sono quattrocento le persone che, pur non avendo effettuato il tampone, sono precauzionalmente sotto controllo a casa. Non vanno al lavoro, non vanno al supermercato, trascorrono le giornate nelle loro stanze riducendo al massimo i contatti con l’esterno e con i familiari per 14 giorni di tutela. «Trecento persone sono in quarantena, un centinaio hanno una lieve sintomatologia – spiega il direttore del servizio di igiene Sandro Cinquetti -. Attorno a loro abbiamo costruito una cintura sanitaria molto attenta, con richiami quotidiani». Si tratta di persone che hanno avuto rapporti con le «zone rosse» di Vo’, Limena e Geriatria, parenti o contatti stretti di soggetti risultati positivi. Ma non avendo sviluppato sintomi significativi non sono stati esaminati. «Stiamo esagerando, volutamente, con i tamponi, ma in questi casi conviene essere prudenti» sottolinea Benazzi.
Sono tutte persone morte con coronavirus ma non sappiamo se a causa del coronavirus
Come da protocollo conviventi e contatti stretti sono posti in isolamento domiciliare