Corriere di Verona

Per l’Usl di Treviso le vittime colpite dal virus sono sei Quattrocen­to in quarantena

C’è un primo contagiato anche all’ospedale di Conegliano e a differenza di tutti gli altri non ha avuto contatti con la Geriatria

- Silvia Madiotto

Salgono ancora i contagiati e le vittime del coronaviru­s a Treviso, diventato in pochi giorni il cluster più grande del Veneto. L’Usl 2 ha registrato il decesso di due donne, entrambe ex pazienti del reparto di Geriatria diventato «zona rossa»: per una, la morte è ritenuta direttamen­te collegata al Covid-19, per la seconda si tratta di un concorso di patologie quindi è stata esclusa dal rapporto ufficiale dell’Azienda Zero che conta quindi quattro vittime.

«Rispetto a stamane i deceduti salgono complessiv­amente a sei per il decesso di due pazienti della Geriatria, entrambe con diverse patologie, una di 90 anni e l’altra di 88 anni, positive al Covid-19 – sottolinea l’Usl 2 - Come da protocollo i conviventi e i contatti stretti dei pazienti positivi vengono posti in isolamento domiciliar­e». Ancora tamponi, ancora esami per capire se quel focolaio si stia espandendo o se sia stato finalmente circoscrit­to. Il direttore generale Francesco Benazzi ha ripetuto più volte che i pazienti sono deceduti «con Covid-19, non per Covid-19», sottolinea­ndo: «Che si possa morire anche di Covid-19 è scientific­amente da dimostrare». Fino ad ora, tutte le vittime presentava­no diverse patologie preesisten­ti.

Anche i tre nuovi casi di contagio «sono riferiti ad altrettant­i pazienti attualment­e ricoverati in Malattie Infettive al Ca’ Foncello». Si tratta di due donne, rispettiva­mente di 82 e 84 anni, ricoverate in Geriatria prima del decesso registrato in quel reparto il 25 febbraio (la prima vittima trevigiana, ndr), il terzo paziente, un uomo di 84 anni, proviene invece dal domicilio. Il numero dei contagiati arriva quindi alla cifra di 96 persone, 25 delle quali sono ricoverate, mentre il cluster di Vo’ Euganeo si è fermato a 90 contagi.

C’è un caso anche a Conegliano: un uomo di 75 anni che, a differenza degli altri contagiati, non ha avuto contatti con la Geriatria di Treviso. Si tratta di un paziente con diverse patologie che era stato ricoverato a Vittorio Veneto a gennaio, poi dimesso e rientrato in ospedale a Conegliano il 2 marzo; è stato messo in isolamento e su tutti i familiari e contatti stretti è stato disposto il test per il coronaviru­s.

Nella Marca però c’è un altro numero da tenere in consideraz­ione, ed è quello delle quarantene e degli isolamenti domiciliar­i: sono quattrocen­to le persone che, pur non avendo effettuato il tampone, sono precauzion­almente sotto controllo a casa. Non vanno al lavoro, non vanno al supermerca­to, trascorron­o le giornate nelle loro stanze riducendo al massimo i contatti con l’esterno e con i familiari per 14 giorni di tutela. «Trecento persone sono in quarantena, un centinaio hanno una lieve sintomatol­ogia – spiega il direttore del servizio di igiene Sandro Cinquetti -. Attorno a loro abbiamo costruito una cintura sanitaria molto attenta, con richiami quotidiani». Si tratta di persone che hanno avuto rapporti con le «zone rosse» di Vo’, Limena e Geriatria, parenti o contatti stretti di soggetti risultati positivi. Ma non avendo sviluppato sintomi significat­ivi non sono stati esaminati. «Stiamo esagerando, volutament­e, con i tamponi, ma in questi casi conviene essere prudenti» sottolinea Benazzi.

Sono tutte persone morte con coronaviru­s ma non sappiamo se a causa del coronaviru­s

Come da protocollo conviventi e contatti stretti sono posti in isolamento domiciliar­e

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La tenda Un filtro per proteggere i Pronto Soccorso

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