Il figlio di Carraro: «Papà era malato da tempo»
«Papà era ammalato da un paio d’anni, è stato ricoverato venerdì per problemi di salute che non c’entrano con il coronavirus, e martedì è mancato. Un tempo molto breve di permanenza in ospedale». A parlare è Alessandro Carraro, figlio di Danilo, il fondatore dell’omonima Ottica veneziana morto martedì notte all’ospedale Civile di Venezia ed entrato nel conteggio della Regione dei decessi positivi al virus Covid-19, il primo del centro storico veneziano.
La notizia ha avuto un grande impatto in città: Carraro, artigiano designer dell’occhialeria, 79 anni, era molto conosciuto e stimato a Venezia e ieri il figlio ha inviato un messaggio agli amici per spiegare i problemi di salute che il padre aveva da circa due anni, e come il quadro clinico si fosse molto aggravato nell’ultimo mese. Il veneziano infatti non è stato ricoverato a causa dell’infezione, ma per la grave patologia che lo aveva colpito, ormai alla fase terminale. Il test del codiv-19 poi era risultato positivo. Numerosi i messaggi di cordoglio e vicinanza che in queste ore stanno arrivando alla famiglia per la scomparsa dell’artigiano veneziano. «Una persona molto piacevole – lo ricorda il figlio Alessandro - amata un po’ da tutti perché aveva sempre il sorriso. Le testimonianze di chi mi sta chiamando in queste ore sono queste, erano tutti piacevolmente colpiti da papà».
Designer dell’occhialeria apprezzata da clienti in tutto il mondo, Carraro aveva fondato l’attività a gestione familiare nel 1967 e da circa 15 anni era andato in pensione, ma la sua bottega in calle della Mandola, a San Marco, oggi gestita dal figlio, resta un punto di riferimento per gli appassionati. Il settantanovenne viene anche ricordato per la sua creatività: fu tra i primi artigiani-designer di occhiali nel centro storico lagunare e tra i primissimi ad utilizzare materiali innovativi, è stato presidente e punto di riferimento della sezione veneziana degli ottici. Prima di tutto però, era un veneziano doc, tanto da esser appassionato di remi, iscritto alla Remiera Francescana e vogatore alla Querini. Giocava anche a tennis fino a pochi anni fa, finché la salute gliel’ha consentito.