Quella Grande Bellezza che il temibile morbo non riesce ad offuscare
Assuntrice, dimenticate le sue ombre intime; dimenticata anche la chiesa dedicata a San Lorenzo, nella parte vecchia dell’abitato. I 3.304 vadensi non esistono più, e così le loro storie. Persone, famiglie, case, lavori, negozi, campi e vigneti: dal giorno della morte di Andriano Trevisan, prima vittima italiana da coronavirus, Vo’ è il paese del morbo e della paura che, partita dalla Cina, ora attanaglia le gambe d’Italia e d’Europa. A Vadum, nell’antichità stava per guado, non si entra e non si esce: tutti nella palude sanitaria della quarantena, almeno fino a domani...
È la verità della cronaca ma non è l’unica. L’altra racconta come Vo’, semplicemente, altro non sia che uno spicchio di paradiso. «Non vado molto d’accordo con le parole», dice Susanna Magrin: «Le foto sono il mio modo di esprimermi». Impiego da infermiera in una casa di cura dell’area collinare, riempie i giorni del «riposo» che le hanno imposto con un racconto fatto di bellissime immagini. Fotografa il paese e pubblica, nella pagina social del solito «Se sei di…». L’obiettivo è una passione nata sei anni fa, qualche tempo dopo aver preso casa a Vo’, lei che è di Lozzo Atestino: «Volevo un posto dove poter stare vicino ai genitori e ho scelto questo…». Non un posto qualunque: «Verde, natura, animali: c’è tutto quel che serve per poter dire che siamo in un angolo di paradiso. Per me lo è soprattutto in questo periodo, in cui sembra che il tempo si dilati…». L’infermiera racconta un tempo sospeso, sensazione amplificata da questo strano inverno, quasi una primavera rattrappita nel calore e nel colore. Passeggia per le case e tra i campi, fermando attimi già lenti di per sé: «È un perdermi in ogni scatto per ritrovarmi. Ci sono stati dati confini che non sono nostri. È un modo per evadere…». Susanna Magrin ha perso da poco una persona cara. È successo qualche giorno prima che attorno a Vo’ si
Una delle fotografie scattate da Susanna Magrin all’interno del territorio di Vo’ Euganeo stringesse la cintura dell’isolamento sanitario: «Non era il momento per la quarantena, non è davvero il massimo ma gli amici mi stanno accanto e mi aiutano. Poi, per alleggerire la situazione, ci sono le foto di quello che mi offre Vo’, che non è poco». Al 7 marzo, termine della clausura, mancano ormai poche ore ma le persone sono stanche: «Però siamo anche positivi, anche se qui non conosco tantissima gente. Si spera che questa brutta cosa finisca e che, dopo, il paese possa essere identificato con qualcosa che non sia la statistica di un virus».
Case diroccate nel verde, lampi di tarassaco giallo e bianco, il profilo dei colli sotto una luce da polo sud. Poi animali, tanti animali. L’obiettivo di Susanna cattura un paradiso fatto di natura, vita che respira: «Lo scatto che preferisco? Forse quello dell’airone bianco, che mi restituisce la sensazione di libertà. Nel momento in cui l’ho visto volar via, la libertà era quello che mi mancava». Comprensibile. Il paradiso, del resto, è un dono: non lo si può imporre.
Susanna Magrin Natura, animali, c’è tutto ciò che serve per un paradiso e lo è ancor di più oggi, che il tempo si dilata per via della quarantena