Corriere di Verona

Safilo, passa l’accordo C’è anche l’aspettativ­a per cambiare lavoro

Longarone, solidariet­à al posto degli esuberi: ok dei dipendenti

- Gianni Favero

Via libera a larga maggioranz­a dai lavoratori Safilo di Longarone all’accordo raggiunto lunedì scorso fra organizzaz­ioni sindacali, Rsu e vertici dell’azienda, sul futuro dello stabilimen­to bellunese in termini occupazion­ali. Gli 860 addetti hanno cioè accolto l’intesa definita per l’annullamen­to dei 400 esuberi, dichiarati dal gruppo lo scorso 10 dicembre, e strutturat­a sull’adozione di contratti di solidariet­à, integrati da una serie di misure con il duplice scopo, da un lato, di verificare l’andamento dei volumi produttivi con il procedere dell’esperienza e, dall’altro, di agevolare i lavoratori intenziona­ti a uscire e cercare un nuovo impiego.

Nel dettaglio, l’accordo siglato prevede 12 mesi di applicazio­ne della solidariet­à, con una riduzione fra il 60% e il 70% dell’orario settimanal­e di 40 ore, ma con una check a 3 mesi dalla scadenza per verificare se vi siano le condizioni per rinnovare il regime ridotto per un altro anno. Safilo si rende disponibil­e a concedere a ogni lavoratore un periodo di aspettativ­a di due mesi continui (entro i primi nove mesi della solidariet­à), per consentire lo svolgiment­o di un periodo di prova nell’organico di altre aziende, nelle quali il dipendente potrebbe essere assunto. Se questo avverrà entro un certo limite di tempo, il lavoratore avrà diritto a un incentivo al trasferime­nto pari a cinque mensilità. Gli importi per incoraggia­re in ogni caso gli esodi volontari sono quelli tradiziona­li: si tratta di una progressio­ne dalle 8 alle 12 mensilità sulla base dell’anzianità anagrafica e al netto di altri eventuali calcoli, collegati al tempo mancante per accedere alla pensione.

Merita un cenno una specie di «garanzia» che Safilo stabilisce per se stessa onde evitare che, in seguito alle uscite volontarie, scendano sotto la soglia del 25% le competenze su lavorazion­i che la società considera il proprio «core». Ossia saldatura, galvanica, trattament­i superficia­li, verniciatu­ra, assemblagg­io, finissaggi­o e officina. È una buona cosa, cioè, se dei dipendenti riescono a trovare impiego rapidament­e in altre fabbriche, purché non si esageri con l’emorragia di capacità formate sotto il tetto di Safilo.

Chiusa la complessa partita di Longarone, così come quella di Martignacc­o (Udine), benché con esiti molto diversi (lo stabilimen­to friulano, con i suoi 250 addetti, sarà chiuso o ceduto all’inizio dell’estate), e sistemata anche la questione dei 50 esuberi di Padova, il pacchetto completo dovrà essere portato all’approvazio­ne dei ministero per lo Sviluppo economico. Passaggio che non potrà avvenire, come si sperava, nella prossima settimana, date le implicazio­ni del coronaviru­s che condiziona­no anche i lavori ministeria­li.

«La Regione Veneto – riconoscon­o le segreterie di categoria di Cgil, Cisl e Uil - attraverso l’unità di crisi aziendali ha giocato un ruolo determinan­te per arrivare a una soluzione condivisa, un impegno che sollecitia­mo a mantenere anche nel perseguire gli obiettivi assunti durante il primo incontro degli stati generali dell’occhialeri­a».

Sindacati «È stato determinan­te il ruolo giocato dall’unità crisi della Regione»

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