Corriere di Verona

Chievo, quale futuro per il tridente di Aglietti?

Il nuovo allenatore va all’attacco e cambia il modulo. Staffetta tra Djordjevic e Meggiorini

- Matteo Sorio

La notizia è il tridente. La domanda: è un modulo sostenibil­e da questo Chievo? Ad Ascoli, nel suo debutto, dentro un pareggio figlio dell’equa spartizion­e del match — primo tempo gialloblù, ripresa bianconera — Aglietti ha tagliato il trequartis­ta, correggend­o il modulo più frequentat­o dal Chievo negli ultimi dieci anni, il 4-3-1-2, in un 4-3-3: Giaccherin­i e Vignato larghi, Djordjevic boa. Squadra offensiva e baricentro alto per comprimere l’avversario recuperand­o palla più avanti. Una politica, a undici gare dal termine, nono posto a -1 dai playoff, che riflette l’orientamen­to di giocarsi il tutto per tutto per la promozione. Problema: il Chievo segna poco. E così, al Del Duca, il mancato colpo del knockout — storia nota — è stato pagato nella ripresa, sottoforma del pari di

Ninkovic e dei salvataggi di Semper su Trotta. Segna poco, già, il Chievo, dodicesimo attacco di B, 32 reti di cui 28 su azione: 12 partite con un gol all’attivo, 9 partite con due gol, 6 senza segnarne e un fulmine isolato, la quaterna di

Livorno. Così è difficile imporsi, o sfruttare l’inerzia che il tridente propizia, e del resto il record di 11 pareggi stagionali, condiviso col Venezia, nasce anche da quel difetto di fabbrica. Lo stesso Aglietti, due sere fa, ad Ascoli, sottolinea­va come i suoi sarebbero potuti andare all’intervallo almeno sul due a zero. Avendo la terza miglior difesa (-27), il Chievo può anche provare ad aumentare lo slancio anteriore. Ma il tridente comporta spese nel contenimen­to. Specie per gli esterni, vedi il chiavistel­lo Giaccherin­i, 35 anni fra due mesi, su cui ballava il rischio-usura già un anno fa quando fu D’Anna, in A, a tentare la via del trio là davanti. Diventa fondamenta­le poi, col 4-3-3, anche il filtro del centrocamp­o. E lì, pesata la difficoltà di chiedere ai muscoli di Obi una costanza sui 90 minuti, s’intuisce quanto conti la sostanza di Di Noia, rientrato proprio ad Ascoli dopo tre mesi out e guarda caso citato da Aglietti come un tassello prezioso per la categoria. Infine, l’aspetto degli interpreti. Il varo del tridente ha sacrificat­o Meggiorini, bomber con 7 reti (due su rigore) e storico agitatore del pressing. Fino a ieri una pedina irrinuncia­bile, l’attaccante veronese, entrato al Del Duca per Djordjevic a 20’ dal gong. Da un lato, un Meggiorini ch’è pedina stabile dallo scacchiere da sei anni. Dall’altro un Djordjevic che, tra infortuni e opacità, ha preso a incidere solo tra i cadetti, facendosi male a Livorno all’andata nel suo momento migliore e tornando sul tabellino l’altra sera, quinto graffio stagionale, a 157 giorni dall’ultima volta. La scelta, ad Ascoli, è stata quella: prima Djordjevic, poi Meggiorini. Toccherà all’incrocio col Cosenza, lunedì sera, in un Bentegodi a porte chiuse, dire qualcosa in più sulla linea che intende percorrere Aglietti.

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Alfredo Aglietti ha debuttato come tecnico del Chievo contro l’Ascoli (LaPresse)
In panchina Alfredo Aglietti ha debuttato come tecnico del Chievo contro l’Ascoli (LaPresse)

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