Primi giovani in rianimazione «Ma situazione sotto controllo»
In Veneto situazione gestibile e migliore di quella lombarda ma il trend non lascia tranquilli Appello della Regione ai ragazzi
Virus, si apre il fronte dei giovani. Non siamo ai livelli allarmisti della Lombardia, ma ci sono i primi casi ricoverati in Rianimazione. Su 51 degenti nelle Terapie Intensive registrati ieri pomeriggio, prima dell’ultimo aggiornamento serale, due hanno tra i 25 e i 44 anni e 16 appartengono alla fascia d’età 45-64. L’appello di Zaia ai giovani: «Rispettino le regole».
Cattelan
I giovani oltre a infettarsi possono trasmettere il Covid-19 a genitori e nonni. E’ inutile che stiano a casa da scuola se poi partecipano a feste e ritrovi
Non è vero che i giovani sono immuni al Coronavirus Covid-19, come pensano loro. La migliore risposta ai locali che ancora, a macchia di leopardo, sono pieni all’ora dell’aperitivo e al sabato sera, ecco le immagini di ventenni e trentenni intubati nelle Rianimazioni degli ospedali lombardi. Ma anche l’ultima ricognizione sui ricoveri nelle Terapie intensive, in Malattie infettive e nelle Pneumologie diffusa ieri dalla Regione. La situazione del Veneto è piuttosto stabile, non ha nulla a che fare con il quadro drammatico di una Lombardia in quindici giorni schizzata a 333 morti e 5469 contagi, ma il dossier è comunque la conferma che il Covid-19 può comportare serie conseguenze anche sotto i 65 anni. Su 51 degenti nelle Terapie Intensive registrati ieri pomeriggio (prima dell’ultimo aggiornamento serale che li ha visti aumentare a 61), due hanno tra i 25 e i 44 anni e 16 appartengono alla fascia d’età 4564, che supera il range 65-74, di cui fanno parte 14 pazienti. Poi ce ne sono 18 tra 75 e 84 anni e un ricoverato ultra 85enne.
Per quanto riguarda i 186 degenti di Malattie infettive e Pneumologie, nella fascia 2544 anni sono sette; 54 hanno invece tra 45 e 64 anni, 31 appartengono al range 65-74 e 58 hanno fra 75 e 84 anni. Quindi gli anziani: 36 sono over 85 anni. Non è finita: tra i 744 veneti risultati positivi al Covid-19 ma in isolamento domiciliare perché asintomatici ci sono undici bambini tra zero e 14 anni, 23 tra 15 e 24 anni, 130 nella fascia 25-44 e 283 tra i 45 e i 64 anni. Più dei 107 veneti tra 65 e 64 anni, dei 122 anziani 7584enni e dei 68 ultra 85enni. «Voglio lanciare un invito ai giovani — dice il governatore Luca Zaia — quelle masse nelle piazze non vanno bene in questo momento. Perché rispettare le regole? Prima di tutto per non prendersi il virus, poi per senso di responsabilità e solidarietà nei confronti dei cittadini che non si possono permettere di ammalarsi. Parlo degli anziani, magari i nonni; dei malati cronici, per esempio i genitori, i fidanzati, gli amici; degli immunodepressi, come i bambini, nostri figli, fratelli, nipoti, i figli dei nostri amici. La mia è una chiamata di popolo al rispetto delle regole».
Forse i ragazzi hanno sottovalutato il rischio reale per una serie di messaggi tra loro contrastanti. «La comunicazione ha avuto un’evoluzione rispetto alle prime notizie arrivate dalla Cina — conviene Zaia — siamo passati dal: vale meno di un’influenza, al: per i ragazzi non ci sono problemi, interessa solo gli anziani. Fino all’attuale: è qualcosa di più serio di un’influenza. Ed è la cassa di risonanza di ciò che dicevano gli esperti. Non intendo fare processi, ma ragazzi attenzione: non è vero che i giovani non si ammalano, non è vero che non si positivizzano, ovvio che rispondono in maniera più veloce alle cure e sono l’80% dei positivi che guariscono. Però il 15% degli infetti ha bisogno di cure ospedaliere e il 5% di terapie intensive». In quest’ultima percentuale ci sono le vittime, 21 nel Veneto (a fronte di 771 casi confermati, la maggioranza distribuiti nelle zone rosse di Padova, Venezia e Treviso), per una mortalità dal 4 marzo cresciuta dall’1% al 3,5%, dice l’Istituto superiore di Sanità. E precisa: «La letalità
tra gli over 80 è del 10,9%, per scendere allo 0,5% tra zero e 69 anni. «I giovani positivi al test, se anche restano asintomatici, possono veicolare il coronavirus a genitori e nonni, con conseguenze più serie — avverte la dottoressa Annamaria Cattelan, portavoce della Simit (Società di Malattie infettive e tropicali) e primario in Azienda ospedaliera a Padova, centro di riferimento regionale per l’emergenza —. Nel Veneto i ragazzi per ora sono coinvolti in maniera ridotta ma lo scenario può cambiare, quindi è inutile che stiano a casa da scuola se poi si trovano in 15 a studiare nella stessa stanza, partecipino a feste e aperitivi. Se vogliamo evitare nuovi contagi, tutti dobbiamo accettare qualche sacrificio: usino il cellulare, come fanno sempre». E gli operatori sanitari di sacrifici ne sanno più di qualcosa: 617 di loro sono in quarantena a casa, gli altri lavorano il doppio, nonostante le 525 nuove assunzioni. «Gli organici sono ridotti, di notte facciamo doppi e tripli turni — conferma Cattelan — sono congelati riposi, congedi e ferie». Il timore è che, come sta accadendo in Lombardia, i letti nelle Terapie intensive non bastino più. E allora la Regione, dopo averne aggiunto 534 ai 686 in dotazione, ne sta ricavando altri all’ospedale di Schiavonia, nell’area diventata «Covid Hopital». In ogni stanza a due letti viene montata una tenda militare con un letto in isolamento, per un totale di 25, che potranno supportare le Malattie infettive o le Terapie Intensive più in difficoltà. E poi arriverà un modulo esterno da otto posti, sempre per le Rianimazioni. In totale dunque il «Covid Hospital» metterà a disposizione 120/130 letti.
Ulteriori 150 saranno recuperati, in caso di bisogno, bloccando l’attività chirurgica programmata (non le urgenze) in tutti gli ospedali, ora sospesa solo nei reparti da disinfettare e nel resto dei presidi solo rallentata, come quella ambulatoriale. Infine una nota positiva: sono state dimesse 37 persone.