«Fornisca patente e certificato» Con i carabinieri di pattuglia lungo le strade per stanare i «furbetti» del coronavirus
Ai militari guanti e mascherine. «Serve l’aiuto di tutti»
La Punto d’ordinanza, esce dalla caserma di Rovolon quando è da poco passato mezzogiorno. All’interno, due carabinieri che imboccano la provinciale, svoltano all’altezza del capitello con la Madonnina e si infilano nella stradina che taglia in due i campi. Da lì, bastano pochi minuti per raggiungere Cervarese Santa Croce, ultimo lembo della provincia di Padova prima di giungere in terra vicentina.
La «gazzella» percorre via Roma e si ferma sul piazzale del cimitero: trenta metri più in là, un cartello dà in benvenuto a Montegaldella.
Dalla Punto scendono un maresciallo e un vicebrigadiere: a loro il ruolo di esecutori di un ordine che - dopo ventiquattro ore frenetiche e complicate, per chi ha il compito di garantire la sicurezza pubblica - dalla prefettura è passato al comandante provinciale Luigi Manzini, poi al luogotenente Ivan Fino della stazione di Rovolon e, infine, a questi due uomini in divisa che ora si sistemano il berretto prima di impugnare la paletta. Lì dove termina la «zona rossa» (ma da oggi sarà estesa all’Italia intera), devono mettere in atto quello che passa sotto la definizione di «posto di controllo con vigilanza dinamica». In pratica si sposteranno da un punto all’altro del confine, controllando che nessuno vìoli le restrizioni.
La prima auto fermata, è una Renault di proprietà di un quarantenne di Montegaldella che ha appena superato quella linea invisibile che separa il Vicentino dal Padovano. Abbassa il finestrino e il vicebrigadiere lo invita a non muoversi dal veicolo. Poi, restando a una certa distanza, gli chiede i documenti. Mentre l’automobilista rovista nel portafoglio alla ricerca della patente, il carabiniere gli riassume la situazione: «Può proseguire solo per motivi di necessità e urgenza. Serve un modulo, se non ce l’ha gliene posso consegnare una copia per l’autocertificazione ma deve compilarla qui». Il conducente dà un’occhiata all’orologio e allunga il foglio già completo dei suoi dati. «Sono un tecnico, lavoro a Saccolongo», spiega. «E rischio di arrivare in ritardo...». Il controllo - il primo dall’entrata in vigore delle norme - si svolge in pochi minuti: tutto in regola, può ripartire. E lui, mentre i carabinieri già pensano a fermare altre automobili, può
lasciarsi andare a una confidenza: «Mica l’ho capito a cosa serve fare tutto questo trambusto per il Covid 19. È assurdo...».
I controlli della pattuglia avvengono lungo la Strada provinciale 20 che, ironia della sorte, si chiama «del Bonsenso». «Esattamente quello che ci vorrebbe da parte di tutti», chiosa una signora che ha appena consegnato al maresciallo il proprio modulo. È una psicoterapeuta del carcere a Padova. Anche per lei, gli spostamenti all’interno della zona rossa si giustificano con quella che il decreto della presidenza del consiglio dei ministri definisce «comprovata esigenLe za lavorativa». «Se vogliamo sperare di sconfiggere il virus, bisogna che ciascuno si responsabilizzi e faccia il possibile per rispettare le prescrizioni, collaborando con le forze dell’ordine».
Nell’auto di servizio, i carabinieri hanno a disposizione un kit «Dpi», che sta per Dotazione preventiva individuale: mascherina e guanti in lattice, da indossare in caso di necessità. Al momento, però, i due militari riescono a farne a meno, badando a mantenere sempre una certa distanza di sicurezza dai cittadini ai quali impongono lo stop.
Intanto, all’orizzonte, qualche automobilista inchioda e inverte la direzione di marcia. Per chi si mette in viaggio senza un buon motivo, scatta la denuncia. Ed evidentemente la vista di una divisa è sufficiente a convincere i «furbetti» che non è il caso di tentare la sorte.
Un signore si avvicina con cautela e spegne l’auto sul margine della carreggiata. «Posso andare a trovare mia figlia?». «Sta male?». «No, passavo solo per farle un saluto...». Niente da fare. «Mi dispiace. Per qualche giorno, è meglio se le fa un colpo di telefono».