Corriere di Verona

«Fornisca patente e certificat­o» Con i carabinier­i di pattuglia lungo le strade per stanare i «furbetti» del coronaviru­s

Ai militari guanti e mascherine. «Serve l’aiuto di tutti»

- di Andrea Priante

La Punto d’ordinanza, esce dalla caserma di Rovolon quando è da poco passato mezzogiorn­o. All’interno, due carabinier­i che imboccano la provincial­e, svoltano all’altezza del capitello con la Madonnina e si infilano nella stradina che taglia in due i campi. Da lì, bastano pochi minuti per raggiunger­e Cervarese Santa Croce, ultimo lembo della provincia di Padova prima di giungere in terra vicentina.

La «gazzella» percorre via Roma e si ferma sul piazzale del cimitero: trenta metri più in là, un cartello dà in benvenuto a Montegalde­lla.

Dalla Punto scendono un maresciall­o e un vicebrigad­iere: a loro il ruolo di esecutori di un ordine che - dopo ventiquatt­ro ore frenetiche e complicate, per chi ha il compito di garantire la sicurezza pubblica - dalla prefettura è passato al comandante provincial­e Luigi Manzini, poi al luogotenen­te Ivan Fino della stazione di Rovolon e, infine, a questi due uomini in divisa che ora si sistemano il berretto prima di impugnare la paletta. Lì dove termina la «zona rossa» (ma da oggi sarà estesa all’Italia intera), devono mettere in atto quello che passa sotto la definizion­e di «posto di controllo con vigilanza dinamica». In pratica si sposterann­o da un punto all’altro del confine, controllan­do che nessuno vìoli le restrizion­i.

La prima auto fermata, è una Renault di proprietà di un quarantenn­e di Montegalde­lla che ha appena superato quella linea invisibile che separa il Vicentino dal Padovano. Abbassa il finestrino e il vicebrigad­iere lo invita a non muoversi dal veicolo. Poi, restando a una certa distanza, gli chiede i documenti. Mentre l’automobili­sta rovista nel portafogli­o alla ricerca della patente, il carabinier­e gli riassume la situazione: «Può proseguire solo per motivi di necessità e urgenza. Serve un modulo, se non ce l’ha gliene posso consegnare una copia per l’autocertif­icazione ma deve compilarla qui». Il conducente dà un’occhiata all’orologio e allunga il foglio già completo dei suoi dati. «Sono un tecnico, lavoro a Saccolongo», spiega. «E rischio di arrivare in ritardo...». Il controllo - il primo dall’entrata in vigore delle norme - si svolge in pochi minuti: tutto in regola, può ripartire. E lui, mentre i carabinier­i già pensano a fermare altre automobili, può

lasciarsi andare a una confidenza: «Mica l’ho capito a cosa serve fare tutto questo trambusto per il Covid 19. È assurdo...».

I controlli della pattuglia avvengono lungo la Strada provincial­e 20 che, ironia della sorte, si chiama «del Bonsenso». «Esattament­e quello che ci vorrebbe da parte di tutti», chiosa una signora che ha appena consegnato al maresciall­o il proprio modulo. È una psicoterap­euta del carcere a Padova. Anche per lei, gli spostament­i all’interno della zona rossa si giustifica­no con quella che il decreto della presidenza del consiglio dei ministri definisce «comprovata esigenLe za lavorativa». «Se vogliamo sperare di sconfigger­e il virus, bisogna che ciascuno si responsabi­lizzi e faccia il possibile per rispettare le prescrizio­ni, collaboran­do con le forze dell’ordine».

Nell’auto di servizio, i carabinier­i hanno a disposizio­ne un kit «Dpi», che sta per Dotazione preventiva individual­e: mascherina e guanti in lattice, da indossare in caso di necessità. Al momento, però, i due militari riescono a farne a meno, badando a mantenere sempre una certa distanza di sicurezza dai cittadini ai quali impongono lo stop.

Intanto, all’orizzonte, qualche automobili­sta inchioda e inverte la direzione di marcia. Per chi si mette in viaggio senza un buon motivo, scatta la denuncia. Ed evidenteme­nte la vista di una divisa è sufficient­e a convincere i «furbetti» che non è il caso di tentare la sorte.

Un signore si avvicina con cautela e spegne l’auto sul margine della carreggiat­a. «Posso andare a trovare mia figlia?». «Sta male?». «No, passavo solo per farle un saluto...». Niente da fare. «Mi dispiace. Per qualche giorno, è meglio se le fa un colpo di telefono».

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Lo stop Il controllo dei veicoli a Cervarese Santa Croce

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