Corriere di Verona

Coronaviru­s: la Borsa paga il conto Società venete, bruciati 17 miliardi

In due settimane persi 13 miliardi da Essilux. Per otto società danni oltre i cento milioni

- di Gianni Favero

Un miliardo al giorno, o poco più, in media per due settimane. Questo è il patrimonio bruciato dalle società venete quotate sui listini di Borsa italiana dal 21 febbraio, data in cui morì il primo paziente contagiato dal coronaviru­s di Vo’ Euganeo, facendo scattare le prime pesanti misure restrittiv­e. Con pesanti ricadute economiche.

Sul fronte borsistico, Il punto più basso lo si è raggiunto ieri, con un lunedì nero in Borsa, crollata a Milano dell’11%, il secondo peggior crollo dalla nascita dell’indice Ftsi Mib nel 1998, dopo quello di quattro anni fa, di fronte al risultato del referendum sulla Brexit, facendo tornare l’incubo della crisi Lehman del 2008. Una batosta pesante anche restringen­do la visuale alle 28 società quotate legate al Veneto. Il valore di Borsa andato in fumo dal 21 febbraio, inizio della crisi da coronaviru­s, è pari a 17,3 miliardi di euro. Pur se va detto che la quota più pesante riguarda EssilorLux­ottica, la conglomera­ta italo-francese quotata a Parigi, ma con solide radici in Veneto, che vale da sola più di 13 miliardi avendo il titolo perso intorno al 20%.

Dei 4,2 miliardi che rimangono, 1,8 miliardi sono dati dalla capitalizz­azione evaporata di BancoBpm, le cui azioni sono scese del 45%. Altre società che hanno lasciato in Borsa milioni a tripla cifra sono Ascopiave (154 milioni, -14%), Carel (147, -12%), Cattolica (335, -25%), De’ Longhi (575, -21%), Geox (156, -47%), Ovs (222, -46%) e Zignago Vetro (256, -20%). Si tratta di reazioni che Oscar Marchetto, presidente di Somec, colosso degli involucri architetto­nici e dei rivestimen­ti navali, il cui valore in Borsa è sceso di 50 milioni in 20 giorni, da 215 a 164 milioni, ritiene generate da un approccio «molto emotivo» che non ha una relazione così stretta con il business delle singole realtà: «La mia fortuna – spiega – è che due anni fa ho deciso di diversific­are i rami industrial­i e oggi il 45% del mio fatturato proviene dal

mercato americano. Per gli interventi sulle navi da crociera abbiamo ordini con visibilità di quasi tre anni. Certo non è facile lavorare in queste condizioni, facciamo fatica ad andare personalme­nte dai clienti, un po’ ovunque ci consideran­o appestati. È urgente rialzare l’immagine di questo Paese e fondamenta­le ritrovare la coesione interna che di altre nazioni straniere».

«Reazione dei mercati isterica» è invece la definizion­e che usa Francesco De Bettin, presidente di Dba Group, destinata comunque a stabilizza­rsi

su quote più ragionevol­i. «Stiamo scontando la lunghezza di questo decreto, una scadenza al 3 aprile – aggiunge – trasmette l’idea di un Paese che non ha ancora le idee chiare. In ogni caso non ricordo che simili crolli sui listini si siano registrati in precedenza, neppure dopo l’attentato alle Torri Gemelle».

E questo al netto delle polemiche sulla tutela degli investimen­ti e sulla mancata chiusura della Borsa, dopo i provvedime­nti di sabato. A cui ha tentato di replicare la Consob, l’authority di Borsa: «Non c’è evidenza – ha sostenuto ieri - di attacchi speculativ­i, salvo non si voglia attribuire a questo termine la reazione per gli effetti del coronaviru­s sull’economia».

Marchetto Le navi da crociera? Somec ha ordini già garantiti per tre anni

De Bettin Reazione isterica di fronte ad un Paese che pare senza idee chiare

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